Intervista a Matthias Graziani




A tu per tu con l’autore


 

Quando e come è nata la tua voglia di scrivere? Perchè hai scelto proprio il genere thriller?

Credo che nel mio caso si sia trattato più di voglia di raccontare e inventare. Ho iniziato a disegnare fumetti, poi a scrivere la storia che accompagnava i disegni. Infine, verso i vent’ anni, ho avuto l’ispirazione di inventare un mondo fantasy e una sera mi sono ritrovato davanti al portatile, seduto sul divano, che scrivevo e creavo il mondo che si sarebbe chiamato Ar’kadras. Da quel momento in poi è uscito tutto quello che avevo tenuto dentro di me fino ad allora ed è nata la trilogia fantasy “La Stirpe del Vento”, pubblicata da Armenia. Il thriller è arrivato successivamente, ma la passione per il genere c’era già. Infatti sono da sempre appassionato di cinema e il film Seven, di David Fincher, mi aveva colpito molto. Sto parlando della metà degli anni ’90 e io avevo all’incirca sedici anni. Credo che ci siano libri, film e in generale storie che ci colpiscono particolarmente nell’arco della nostra vita e lasciano un segno indelebile. Nel thriller lo è stato senza dubbio alcuno Seven.

 

Il tuo libro lo possiamo “etichettare” come thriller hard boiled?

Il genere hard boiled identifica una storia dura, con personaggi freddi e sfrontati come Philip Marlowe di Chandler o Sam Spade di Hammett, capostipiti del genere. In Sottopelle ci sono personaggi di questo tipo e scontri violenti. Quindi sì, penso proprio si possa etichettare hard boiled.

 

I personaggi del tuo libro “Sottopelle” sono molto diversi dai soliti che incontriamo in altri libri dello stesso genere, sia dal punto di vista comportamentale che caratteriale. Perchè hai optato per questa scelta?

Credo che un autore debba sperimentare e calarsi nei panni di ruoli completamente diversi di volta in volta. Come un attore, ho voluto interpretare due personaggi molto diversi da me, altrimenti che divertimento ci sarebbe a scrivere di un tizio che è tale e quale a me? Credetemi, sarebbe alquanto noioso. Ho voluto creare due uomini che fossero duri, senza scrupoli e stronzi, si può dire su questo sito? A un certo punto mi sono affezionato a loro e mi sono accorto che li stavo facendo diventare più buoni, più normali. Sono tornato indietro e ho cercato di rimanere distaccato il più possibile. Dovevano restare duri e tutti d’un pezzo. Bisogna stare attenti ad affezionarsi troppo ai propri personaggi, perché si rischia di normalizzarli e quindi di renderli tutti uguali.

 

Nel nostro sito ci occupiamo anche di libri dai quali poi sono stati tratti dei film. Se il tuo libro diventasse un film, quali, secondo te, potrebbero essere gli attori adatti per interpretare i ruoli di Roy Akerman, Adam Strandberg e del killer delle marionette?

Credo che Jake Gyllenhaal sarebbe perfetto per il ruolo di Adam Strandberg. Per Roy Akerman invece vedrei molto bene Micheal Fassbender, mentre per il killer delle marionette Paul Dano.

 

Il tuo lavora di giornalista ti ha aiutato in qualche modo nella costruzione della storia? C’è stato qualche fatto realmente accaduto che ti ha dato degli input per il libro?

Credo che tutto quello che ho imparato come giornalista sia sicuramente servito. In background, mentre elaboravo il tutto, ho certamente usato il bagaglio culturale di cui disponevo. Ho effettuato una serie di ricerche sì, soprattutto su casi di omicidi e violenze avvenuti in Florida e in California. Anche le dinamiche di certe brutte realtà (di cui parlo nel libro) sono frutto di ricerche. Per il resto ho dato libero sfogo alla fantasia, che si sa, può arrivare ovunque.

 

Il pubblico ti ha conosciuto grazie alla trilogia “La stirpe del vento “, che è di genere fantasy. Come mai questo passaggio dal fantasy al thriller? A quale di questi due generi ti senti più vicino e perchè?

Mi sento vicino ad entrambi. Il fantasy rappresenta le mie origini come lettore, il thriller come appassionato di cinema. Oggi leggo sia fantasy che thriller, dipende dal periodo. Il passaggio dal fantasy al thriller penso sia stato naturale. Dopo tre romanzi fantasy avevo voglia di cambiare e il genere a me più vicino era il thriller.

 

Avendo letto “Sottopelle”, lo considero un libro crudo, violento e non per deboli di stomaco. Ovviamente con ciò non intendo dire che non sia da leggere, infatti a mio parere questo è un libro che non deve assolutamente mancare nella libreria personale degli amanti del genere. La mia domanda a questo punto è: perchè dovremmo leggere il tuo libro?

Ti ringrazio molto per queste parole, significa che ho raggiunto il mio obiettivo. Sottopelle è un romanzo che lascia il segno. Quando una storia non lascia traccia di sé è segno che era troppo debole, simile ad altre, e quindi si dissolve da qualche parte nella nostra testa. Poi ci sono quelle storie che invece ti colpiscono, magari con forza, ma che poi ti restano dentro. Era questo il mio obiettivo con Sottopelle, è una storia che non si dimentica facilmente.

 

Tra gli autori di thriller nordici, c’è qualcuno a cui ti ispiri o che ti piace particolarmente??

Come autori nordici mi piace Sebastian Fitzek, tedesco, che riesce a creare molta tensione e ti obbliga a voltare pagina praticamente a ogni fine capitolo. Anche Irvine Welsh lo stimo molto. Altrimenti, tra gli americani, mi piace molto Joe R. Lansdale e Cormac Mccarthy.
Matthias Graziani

 

Intervista a cura di Cristian Volpato

 

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