Intervista a Olivier Norek




A tu per tu con l’autore


Bentrovato Olivier e bentornato nelle librerie italiane con il tuo nuovo thriller “Il pesatore di anime.” Ti dico fin da ora che l’ho letteralmente divorato e mi ha appassionato fin dalle prime battute. Tanti sono gli argomenti e le domande che avrei piacere di porgerti e partirei subito dall’ambientazione che hai scelto per questa storia, un setting dal  tasso di appeal e fascinazione altissimi. Come hai “scoperto” questo luogo e quando hai iniziato a immaginarlo come teatro per la tua narrazione?

Grazie Sabrina, sono molto felice anche io di ritrovarti. 

Sono convinto  che il luogo dove ambiento  una storia debba essere in osmosi e in relazione stretta con il personaggio che voglio raccontare:  infatti il luogo già narra una parte della storia che deve vivere il personaggio. In questo caso il mio protagonista è un uomo, un poliziotto,  che in un certo momento della sua vita viene sommerso da una nebbia personale, di incertezza, che nel prosieguo del libro si trasforma in altre verità,  dalle quali vorrebbe scappare, ma dalle quali  non può fuggire perché si trova  su un’isola,  dove, per di più,  ad un certo momento scende anche la nebbia, una nebbia che in pratica avvolge tutta l’isola per la durata di  tre settimane, durante le  quali  fisicamente non si vede più niente, si stende il braccio e non si riesce a vedere la propria mano. Questo è un po’, figurativamente,  ciò che succede al mio personaggio, quello che lui vive a livello di emozioni,  io l’ho reso concreto  attraverso l’ambientazione. Quindi  parliamo di un personaggio “smarrito”, fisicamente ancora più “smarrito”  a causa di questa nebbia fittissima.

Olivier Norek e Sabrina De Bastiani

“Il pesatore di anime” arriva dopo “Superficie”.  ma non ne è il seguito, bensì il quarto romanzo (il primo tradotto in italiano e auspichiamo presto lo saranno anche i precedenti) di una serie a sé stante  che ha per protagonista il comandante Victor Coste.  Cosa  puoi dire di questo personaggio, che tu racconti appunto già da qualche tempo,  ai lettori italiani che lo conoscono qui per la prima volta?

Sicuramente è un personaggio che mi ha permesso di scandagliare  diciotto anni di storia mia  personale, anni  che ho trascorso nella polizia giudiziaria all’interno di un dipartimento che veramente è uno dei più violenti di Francia, con un tasso di criminalità davvero molto elevato. In pratica, nei tre romanzi precedenti, ho raccontato tutta la storia che ho vissuto sulla mia pelle, ho raccontato i drammi, ho raccontato anche gli aspetti positivi, perché no, ho rielaborato le difficoltà che ho vissuto proprio grazie al  personaggio di Victor Coste. Dopo di che non avevo più niente da raccontare e di conseguenza è arrivato un momento un pò di stasi, un momento di vuoto. Quando ho rassegnato le dimissioni anche il mio personaggio ha dato le dimissioni. quindi in pratica diciamo che io l’ho inventato però lui segue la mia vita e io la sua:  che ci corrispondiamo. Per cui, in pratica,  ho avuto la necessità di ricollocarlo e, di conseguenza, ricominciando a scrivere,  ho dovuto dare  una nuova operatività al mio personaggio inserendolo all’interno di un servizio di protezione testimoni e pentiti,  un programma inedito in Francia.  Di conseguenza è possibile leggere questo quarto episodio senza necessariamente dover leggere i tre libri precedenti perchè è come se fosse un nuovo inizio, una storia a sé stante. Chiaramente, chi abbia desiderio di capire come mai questo personaggio sia arrivato su un’isola deserta,  può farlo leggendo la sua storia nei libri precedenti, ma non è indispensabile, in quanto “Il  pesatore di anime” individua, appunto,  un nuovo inizio.

“Il pesatore di anime” evocativo fin dal titolo, ci svela da subito il ruolo di Coste in questa avventura … ci racconti l’origine e le dinamiche pratiche del compito che gli viene affidato?

In questo programma di protezione testimoni e pentiti, di fatto  si rivolta come un calzino il criminale:   in quanto gli si procura  una nuova identità, un  nuovo indirizzo, una nuova vita,  a fronte però di ricevere tutte  le informazioni necessarie per poter sventare l’organizzazione criminale alla quale apparteneva.  Prima di restituirgli la seconda possibilità per  una nuova vita,  è dunque necessario carpire tutte le informazioni di cui questa persona è in possesso. Operativamente per farlo lo si manda in una residenza sorvegliata sperduta nel mondo, in questo caso su un’isola,  iperprotetta,  con vetri antiproiettile, sensori di movimento, videocamere di sorveglianza.   All’interno di queste residenze sorvegliate si svolgono conversazioni tra il criminale e il poliziotto che deve riuscire a ottenere tutte le informazioni pesando l’anima del criminale,  ossia cercando di capire e di carpire se questo criminale stia dicendo tutta la verità, prima che glia siano dati i mezzi per  potersi  ricostruire una vita.

Stando più che mai lontani dai temutissimi spoiler, possiamo dire che il fulcro di questo thriller sia nelle dinamiche psicologiche e nei rovesciamenti di fronte che si attuano nelle relazioni tra i personaggi. Davvero nessuno è ciò che mostra, per i più diversi dei motivi, a partire da Coste stesso e la convivenza forzata con quella che potremmo in qualche modo chiamare la sua antitesi fa emergere tutte le sue contraddizioni e i suoi “non risolti”. Come ti sei preparato su questo versante, dal momento che le interazioni psicologiche che narri sono davvero magistralmente rese nelle pagine? E narrativamente come sei riuscito a restituire questa storia di anime in un certo senso, garantendo  pathos, tensione e ritmo alla storia?

Io ho avuto, probabilmente,  la fortuna, per lavoro, di dover  indagare l’animo delle persone che avevo di fronte. Ho lavorato per diciotto anni nella polizia e di conseguenza mi sono veramente reso conto che noi possiamo essere potenzialmente tutto. Eroi, vigliacchi,  innamorati, forti, fragili, pacifisti ma  anche violenti a seconda delle situazioni che ci troviamo a dover affrontare . E’ sbagliato pensare che una persona sia soltanto una sabbia mobile,  così come è sbagliato pensare che una persona sia soltanto ciò che mostra di essere perché c’è molto altro.  Le persone hanno molteplici sfaccettature. Io l’ho vissuto personalmente, perchè  mi è capitato di trovarmi di fronte a vittime che in realtà si rivelavano essere i  colpevoli. A volte il lavoro del poliziotto è quello di vedere oltre … nel mio mestiere c’è un detto … mai abbassare la guardia, perché la vittima di oggi  potrebbe essere il colpevole di domani, così come viceversa può essere il contrario. Per questo io non  esagero nel mettere pathos. aggiungo lo stretto necessario perchè la tensione è già così alta di suo. Se non avessi vissuto questi aspetti avrei forse rischiato di caricare  troppo e di perdere in realismo. 

Abbiamo detto poco sopra che “Il pesatore” non è il seguito di “Superficie”, ma di fatto uno dei personaggi di “Superficie” che ho amato smodatamente e che vorrei davvero avere nelle mie giornate in carne e ossa,  torna anche qui. Sto parlando del professor Melchior. E la mia domanda è come ti sei accorto della portata notevole di questo comprimario e di quanto funzionasse la sua figura e quanto ti sia “utile” inserirlo in funzione del tipo di storie che racconti. 

Melchior esiste da molto tempo, come ricordi giustamente tu,  era lo psichiatra che in “Superficie” aveva aiutato Noémie Chastain ad accettarsi nonostante il suo volto fosse irrimediabilmente sfregiato da un colpo di fucile. In pratica Melchior declina le diverse versioni  possibili delle svariate reazioni  dell’animo umano. Nel senso che tutti reagiamo in modo diverso,  ci sono  reazioni di fronte a uno stesso evento completamente differenti, perché ciascuno di noi  può reagire in forma diversa di fronte a una violenza oppure a  un lutto. Talvolta queste reazioni possono anche essere considerate come incredibili. Vorrei  focalizzarmi sulla parola “credibile”,  nel senso  che a volte veramente si fa difficoltà a credere a quello che si vede. Ed è qui che entra in gioco la figura di Melchior, per farci capire che effettivamente talvolta la violenza può essere una reazione alla paura o a qualche altro sentimento nascosto che riesce a emergere soltanto attraverso quella reazione. Già Voltaire spiegava  in “Candide”  come si siano tantissime sfaccettature diverse alle nostre emozioni e alle nostre reazioni. Io personalmente ho visto agire persone in un determinato modo mentre nascondevano l’esatto contrario. Persone che, sulla base della reazione che avevano avuto sembravano davvero essere i colpevoli,  quando in realtà nient’altro erano che vittime.

Non posso salutarti senza chiederti a quali progetti stai lavorando in questo momento, sperando di ritrovarti e leggerti nuovamente prestissimo … con la tipica bramosia dei lettori verso gli autori che creano sana dipendenza e di cui non si hanno mai abbastanza pagine sotto gli occhi! 

Come te,  anche io non scrivo e non mi interesso solo al giallo e ho voglia di raccontare storie diverse,  “Tra due mondi”  racconta una storia di riscatto  legata non solo alla periferia francese, “Superficie”  racconta la storia di una poliziotta che aveva la necessità di ricostruirsi, di base, chiaramente, c’è un’indagine ma non è il focus del romanzo. Adesso sono appena tornato da tre mesi passati in solitudine assoluta in Finlandia nelle foreste ghiacciate della Lapponia,  perchè il mio prossimo libro sarà un romanzo storico ambientato nel 1939, nel quale la guerra verrà raccontata da un unico personaggio, un agricoltore finlandese che ha vissuto una violenza atroce, la disumanità e gli orrori della guerra, e che però,  grazie alla sua umanità,  è riuscito a superare tutto. Quindi sarà un romanzo centrato principalmente sulla persona, sul personaggio, sulle emozioni. E una storia di questo genere la si può raccontare soltanto attraverso la voce di un personaggio dalla personalità molto forte.


Intervista di Sabrina De Bastiani

Traduzione simultanea Daniela Spreafico

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