Intervista a Pierfrancesco Poggi




A tu per tu con l’autore

A cura di Stefania Ceteroni


 

 

 

Prima che il giallo, arriva al lettore il mondo del teatro, il suo fascino, i suoi misteri. Alla luce della sua esperienza, si è lasciato ispirare da qualche collega nel delineare i tratti di qualche personaggio?

Mica glielo direi. Gli attori sono molto suscettibili. Scherzi a parte, dopo quarantasette anni di palcoscenico, le caratteristiche di qualche compagno di strada, sicuramente ci sono finite dentro a questo romanzo, ben mimetizzate. Le attrici e gli attori che hanno letto il libro, si sono molto divertiti, è un po’ dedicato a loro.

 

Altro elemento che mi ha molto colpita è l’uso del dialetto che rende i personaggi molto simpatici e trasmette l’eterogeneità che si ha all’interno di una compagnia teatrale. E’ stata una scelta fatta fin dall’inizio, quella di usare i dialetti per identificare i vari personaggi, o loro stessi hanno richiesto questa particolarità strada facendo, durante la narrazione? 

L’Italia è un paese pieno di dialetti bellissimi e musicali, e veneziani e napoletani sono tra quelli che usano di più la propria lingua. Il dialetto entra nei dialoghi di forza, quando un personaggio per attestare la propria sincerità usa il linguaggio dell’anima, che è quello delle radici di ognuno.

 

Se dovesse descrivere con tre aggettivi il commissario Eriberto Passalacqua ad un lettore che non lo conosce, quali userebbe? 

L’espressione “Persona per bene” innanzi tutto. Rassicurando il lettore che non vuol dire che sia noioso, anzi, questa caratteristica fa parte del suo fascino. È un bell’uomo mediterraneo, timido e caldo.

 

 

Il commissario compare in altre due avventure precedenti a questa. Aveva in mente fin dall’inizio di farne il protagonista di una serie? 

Mi piacerebbe essere un accorto programmatore, in realtà sono molto più istintivo di quanto vorrei, e la serie è nata da sola, come certi bambini la cui nascita non è programmata, arrivano come una benedizione e proprio per questo ci conquistano ancora di più.

 

Sul finale si viene a sapere che ci sono dei cambiamenti, nel tempo, per il commissario. C’è da aspettarsi un’altra avventura?

Certamente, in un’altra città e in un altro periodo. Le dico senza pudore che saranno più di una queste “avventure”, c’è anche un prequel, l’inizio della carriera di Passalacqua. Ma questo dipenderà dall’accoglienza dei lettori, spetta a loro stabilirlo, da giudici supremi.

Pierfrancesco Poggi

 

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