Intervista a Sabrina De Bastiani & Daniele Cambiaso




A tu per tu con l’autore


Innanzitutto, vi faccio ancora una volta i miei complimenti perché con questa storia a tratti violenta e a tratti delicata, mi avete fatta emozionare tantissimo oltre a darmi la possibilità di entrare nel mondo di Pietro e Mistral con naturalezza e, vi ringrazio in modo particolare anche per avermi fatto un regalo enorme, ovvero una lettura in anteprima del vostro meraviglioso lavoro.

Sabrina, ormai ci conosciamo da un po’ per cui mi azzardo a chiederti: sbaglio se dico che in Mistral ci sono aspetti profondi del tuo carattere, delle tue passioni, del tuo sentire e del tuo vivere i sentimenti e le emozioni in modo pieno, ma al contempo timoroso e un po’ insicuro?

Sabrina. Loredana, innanzitutto ti ringrazio anche qui per la tua lettura e per le riflessioni che hai condiviso nella tua recensione. Un grande privilegio essere letti da te, una grande ed emozionata gioia. No, non sbagli affatto (e come mi conosci bene!), ma ti confesso che me ne sono resa conto solo recentemente, affrontando le varie riletture. Mentre scrivevo di Mistral e mi addentravo nella storia, a guidarmi era un flusso di pensieri sul quale non mi interrogavo più di tanto. Lo lasciavo scorrere. Rileggendo invece, più di una volta, provando tenerezza, ho ritrovato e riconosciuto aspetti di me. Maggiormente le mie debolezze, alle quali forse avevo bisogno di dare voce.

Parliamo però anche di Pietro, l’altra faccia della medaglia. Anche lui ha un carattere abbastanza taciturno, pensieroso quasi da bel tenebroso ma che come lui spesso dice, talvolta questo suo silenzio viene scambiato per sfrontatezza o maleducazione. Ha alle spalle un vissuto non proprio sereno, seppur cresciuto in una famiglia “normale” che lo ha reso ancora più diffidente e restio verso i veri sentimenti. Chi ha contribuito maggiormente fra voi due nell’aiutarlo a diventare quello che è (per inciso a me è piaciuto molto)?

Sabrina. Pietro è un personaggio sfaccettato, come hai ben evidenziato tu, per mestiere e per carattere tende a nascondersi dietro silenzi o asperità appena accennate… una sfida per Mistral sarà anche quella di portarlo a rivelarsi… Assolutamente è farina del sacco di Daniele, al quale passo immediatamente la parola.

Daniele. Buongiorno Loredana, un caro saluto a tutti i lettori di Thrillernord. Grazie per l’opportunità di questa chiacchierata insieme! Pietro Farné è un ragazzo anagraficamente poco più grande di Mistral, apparentemente ha operato delle scelte nette, si è prefisso degli obiettivi e li ha conseguiti, superando il corso per maresciallo nell’Arma. Ha, però, un temperamento inquieto, che si manifesta principalmente in una vita sentimentale non sempre lineare, inoltre tende a isolarsi nei suoi pensieri, a chiudersi rispetto al mondo esterno. Un po’ per istintiva diffidenza, un po’ per paura di sondare fino in fondo i propri sentimenti e le proprie emozioni. Anche per lui, questa indagine, che lo vede cooptato dai servizi segreti, rappresenterà una tappa di crescita, di acquisizione di consapevolezza.

In “A distanza ravvicinata” anche l’ambientazione riveste la sua importanza; io non sono mai stata in Liguria anche se chissà, prima o poi magari ci approderò perché dalle foto che mi capita di vedere anche nei vostri profili, sembra veramente meravigliosa. Lavagna è la terra d’origine di Daniele se non sbaglio, ma chiedo a entrambi: sapevate già prima che nascessero Pietro e Mistral che il vostro primo romanzo sarebbe stato ambientato proprio lì oppure, siete partiti dai personaggi e poi avete cercato un luogo che potesse intonarsi a loro e a questa storia?

Sabrina. In realtà Lavagna è un ricordo condiviso tra me e  Daniele. Lui ci è nato e vissuto, io ci ho passato le estati dall’età di cinque mesi fino ai diciotto anni, avendo lì i natali dei miei nonni materni e gli zii tuttora residenti. Un pomeriggio, del tutto per caso, abbiamo scoperto questo trascorso comune e abbiamo iniziato a raccontarci aneddoti e scambiarci ricordi. Da questo a dire potremmo scrivere un racconto ambientato a Lavagna il passo è stato relativamente breve … poi la storia ha iniziato a crescere … e crescere …

Daniele. Confermo. All’inizio, quando il romanzo era solo un’idea dai contorni molto sfumati nelle nostre chiacchierate al bar, io e Sabrina abbiamo valutato diverse ambientazioni possibili. Volevamo una “location”, come si usa dire, che avesse importanza per entrambi e ci siamo resi conto che, incredibilmente, Lavagna rappresentava un luogo importante per entrambi, sia pure legato a fasi diverse della nostra vita. Per me, si tratta dei primi cinque anni di vita, quindi ho ricordi molto sbiaditi, parziali, che però ogni volta mi suscitano grande tenerezza. A distanza ravvicinata, è stata l’occasione per un viaggio nel “mio” tempo, un recupero delle mie memorie di bimbo. Ad esempio, l’abitazione di Farné l’abbiamo collocata nel palazzo dove abitavo tanti anni fa, in prossimità di piazza Vittorio Veneto… Sabrina, dal canto suo, credo abbia attinto a una messe di emozioni e ricordi altrettanto importante, se non di più …

In merito al contesto storico, che fa da collante a questa trama così ricca e che riporta alla luce fatti che anche se romanzati, di fatto presentano la fotografia di un periodo sanguinoso, potrei azzardare dicendo che il maggior curatore ne è stato Daniele? Perché la scelta è ricaduta proprio su questo periodo?

Sabrina. Loredana confermo!

Daniele. In realtà, ogni parte del romanzo è stata pensata, scritta, rivista in totale sinergia, però credo che effettivamente sulla scelta della parte storica abbiano pesato alcune mie proposte, legate a una grande passione per la storia del Novecento e in particolare per il periodo che abbraccia la Seconda guerra mondiale e il dopoguerra, con particolare attenzione per i lati più oscuri o poco conosciuti. È una passione che mi appartiene fin da quando ero studente e che ha trovato nella narrativa una valvola di sfogo, sia pure in chiave fantastica. In questo caso, c’è un “filo nero” che lega all’indagine dei nostri due investigatori una sorta di spettro, di anima oscura che ha attraversato i giorni più bui del secondo conflitto mondiale e del periodo successivo. Sono quelle le radici in cui affonda il crimine su cui Mistral e Pietro si trovano a indagare. Avete presente i nazisti, la loro fuga nel continente americano, le trame nere? Giusto per gettare qualche indizio.  Il motivo di questo interesse? Credo che a quegli anni, e in particolare alle ombre lunghe di quel periodo, siano legati molti episodi che ancora oggi condizionano la nostra vita sociale e politica. Raccontarli, provare a “interpretarli”, trovo che sia sempre una bella sfida narrativa, oltre che un’occasione per continuare a studiare e documentarmi.

È vero che voi già da molto tempo scrivete a quattro mani e a testimoniarlo, vi sono gli innumerevoli racconti pubblicati ma sicuramente, posso immaginare che dare vita ad un libro sia infinitamente più complicato. Quand’è che avete deciso di fare il grande salto? Com’è scrivere sapendo che la tua idea dovrà riuscire ad incastrarsi perfettamente con quella dell’altro? Vi siete divertiti mentre la vostra creatura iniziava a prendere forma, o vi sono stati anche momenti di scoramento e sconforto, nei quale avreste semplicemente cancellato tutto per poi ricominciare?

Sabrina. È stato in effetti molto naturale sconfinare dalla dimensione del racconto e avvicinarci all’idea del romanzo perché la storia ci ha preso moltissimo ed è stato davvero divertente architettarla e scriverla! Hai perfettamente ragione, scrivere a quattro mani implica il considerare di dover mettere le proprie idee al vaglio e al contraddittorio del coautore, ma io e Daniele non ci siamo mai sottratti ad un confronto aperto, anche quando ciò implicava ore di discussione su uno sviluppo piuttosto che un altro o anche accapigliarsi per delle virgole (letteralmente!) … credo che la stima e la fiducia reciproche siano state il collante e il movente, unitamente al non perdere mai il sorriso … o perlomeno ad essere in grado di ritrovarlo quando gioca a nascondino.

Daniele. Guarda che in realtà, è successo pure quello. E non per lo sconforto! Un pomeriggio stavo tranquillamente lavorando al file condiviso su Google quando mi vedo diventare tutto blu il testo scritto fino a quel momento (un terzo di romanzo, circa) per poi ritrovare la pagina magicamente bianca. Niente, la mia adorata socia aveva semplicemente sbagliato nel trafficare con i tasti… per fortuna hanno inventato il tasto che annulla le ultime operazioni, altrimenti saremmo ancora lì a scriverlo! Scherzi a parte, l’esperienza a quattro mani implica un grandissimo spirito di squadra, la capacità di sostenersi a vicenda, di discutere, di sopportarsi e supportarsi, nella piena convinzione che il risultato finale sarà qualcosa a cui individualmente non saremmo arrivati. E, soprattutto, con la possibilità continua di ridere, anche di noi stessi, beatamente. Ha detto benissimo Sabrina: stima e fiducia sono gli ingredienti di base.

Pietro e Mistral sono stati “A distanza ravvicinata” per tutta la durata del libro, ma di fatto non si sono mai sfiorati, mai osservati, mai parlati finendo veramente per trovarsi a percorrere due strade parallele che poi, come si vedrà li porteranno verso lo stesso obiettivo, anche se con sistemi un pochino differenti. Com’è nata l’idea di dar vita a una storia di questo tipo? Rivedremo presto la signorina Garlet e il maresciallo Farnè? Se sì, avete già un’idea del contesto in cui potrebbero essere collocati?

Sabrina. Lo spunto di partenza è stato quello di avere in comune questo vissuto a Lavagna pur non conoscendoci all’epoca e non essendoci mai incontrati sul posto, una cittadina marinara relativamente piccola.  La signorina Garlet (ti anticipo che se tutto andrà bene la ritroverai Ispettore …) e il Maresciallo Farné sono proprio in questi giorni al giro di boa di una nuova avventura … Questa volta, ancora più vicino a casa ….

Daniele. Per me è stato terribilmente divertente farli incrociare, sfiorare, portarli a essere in qualche modo complementari l’uno all’insaputa dell’altra: entrambi a caccia della stessa verità, negli stessi luoghi. Questa idea è nata da un’intuizione davvero brillante di Sabrina che mi ha subito entusiasmato. Spero che tutto questo possa arrivare al lettore, perché è stata un’esperienza di scrittura davvero piacevole. Adesso stiamo lavorando al seguito e ci saranno delle sorprese non da poco, credimi.

Al di fuori della scrittura avete anche una vostra vita con famiglia, figli e lavoro, ma le vostre passioni neanche tanto nascoste sono evidentemente la scrittura e la lettura. Quanto è difficile riuscire a far conciliare gli impegni quotidiani, pur riuscendo a ritagliarsi del tempo per il piacere che vi regala probabilmente l’ossigeno necessario per poi ripartire ancora più carichi nell’ affrontare tutto il resto?

Sabrina. Loredana, proprio così! Una vita a tetris la mia, scandita da lavoro, casa, famiglia, Thrillernord e la scrittura … la mia stanza tutta per me citando Virginia Woolf. Credo fortemente nell’importanza di coltivare le proprie passioni, anche a costo di sacrifici, che però smettono di essere percepiti come tali nel momento in cui portano con se’ una carica di energia e di conoscenza che si riflette su tutto quello che facciamo e sul come lo affrontiamo. Che poi alle 21.30 di sera mi si chiudano gli occhi neanche fosse mezzanotte … beh quella è un’altra storia …;)

Daniele. Come insegnante dispongo di alcuni periodi particolarmente favorevoli per la scrittura, però è un fatto che la quotidianità tenda sempre di più ad assorbire ogni energia. La famiglia e gli impegni premono. Però, quello dedicato alla scrittura è un momento che, per me, deve esserci sempre, ogni giorno, anche se solo per pochi minuti. È il momento di contatto con me stesso, è la mia camera di compensazione rispetto alla vita. Scrivere mi permette di vivere le esistenze che non ho, di superare i miei limiti ed è un regalo che amo assaporare quotidianamente. Non è facile, ma mi ricarica in modo straordinario. La lettura, poi, da sempre è un piacere irrinunciabile. Non mi addormento se non leggo almeno qualche pagina e spesso leggo contemporaneamente due libri, un saggio e un romanzo, alternandoli. Credo sia un po’ il rito della fiaba della buonanotte che prosegue sotto altre forme.

Con Sabrina gioco in casa visto che fa parte della grande famiglia Thrillernord ma, penso che anche Daniele oramai ci conosca abbastanza da sapere che siamo arrivati al momento della domanda di rito. Quali sono i vostri autori preferiti, in particolar modo fra i nordici e, qual è stato il più bel libro letto nel 2019?

Sabrina. Loredana tu conosci tutte le mie letture preferite, è quotidiana la nostra condivisione di impressioni e suggestioni e spesso ci incontriamo nel leggere contemporaneamente lo stesso libro… tra i nordici più appassionanti che ho letto nel 2019 permettimi di indicarne due … L’uomo delle castagne di Sveistrup e Il coltello di Nesbo.

Daniele. Ho davvero tantissimi autori che amo, sono un gran divoratore di romanzi italiani e francesi, amo molto il noir mediterraneo, però devo dire che per il thriller nordico ho un fortissimo apprezzamento, diversi autori mi hanno regalato emozioni indimenticabili. Alcuni nomi su tutti: Jo Nesbo ed Henning Mankell, che per me sono due grandissimi maestri, cui aggiungerei Knut Faldbakken con il suo La casa nell’ombra. che mi colpì molto all’uscita per la sua capacità di scrittura. Però l’autore che forse sento maggiormente nelle mie corde è Arnaldur Indridason. In particolare, La ragazza della nave mi ha appassionato moltissimo e l’ho letto proprio lo scorso anno.

A nome mio e di tutta la redazione Thrillernord, vi ringrazio di cuore per la vostra disponibilità e vi faccio i miei migliori auguri affinché “A distanza ravvicinata” possa avere un futuro luminoso. E voi assieme a lui!

Loredana Cescutti

Sabrina e Daniele: E assieme a te e a Thrillernord!

Grazie dal cuore!

Buone letture a tutti!

A cura di Loredana Cescutti

 

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