A tu per tu con l’autore
A cura di Antonella Bagorda
Caro Vito, mi permetto di darti del tu e ti do il benvenuto su Thrillernord.
Ho avuto il piacere di leggere e recensire il tuo ultimo romanzo, Nulla di certo, edito Les Flâneurs, e adesso ho il piacere ancora più grande di fare due chiacchiere con te riguardo la tua storia e, soprattutto, il tuo protagonista.
Settimio Speciale, detto “il Cane”, è un personaggio carico di cliché propri di moltissimi protagonisti dei polizieschi all’italiana: un commissario di polizia, solo e atterrato dalla vita, spesso sul punto di voler mollare tutto ma sempre pronto ad affrontare le situazioni di petto perché ossessionato dal suo lavoro, che è l’unica cosa che lo mantiene vivo e coi piedi per terra. Nonostante sia una tipologia di personaggio già letto e riletto, tu sei riuscito a dargli una luce diversa, o forse sarebbe meglio dire un’ombra diversa, giocando molto e molto bene con la sua psicologia. Da dove nasce l’esigenza di scrivere la storia del tuo commissario e dei fatti orrendi su cui si ritroverà ad indagare?
Speciale muove i primi passi nel 2012, quando ho scritto la prima versione dell’incipit. Dapprima si muoveva a scatti, incerto come un bambino che impara a camminare e cerca continuamente degli appoggi che in seguito ha trovato nelle tre bambine, immagine che da molto tempo mi girava in mente, e del Fumatore. Poi tutti hanno cominciato ad agire da soli, dettandomi i tempi e i modi del loro agire. Direi che sono stato solo un cronista del loro esistere; c’era una storia che andava raccontata e l’ho fatto.
Hai scelto di inserire nel tuo romanzo delle arterie principali in cui scorre un sangue che dal classico poliziesco vira improvvisamente al paranormale tendente al noir, scelta senza alcun dubbio molto coraggiosa. Ti va di parlarci del perché di questa decisione? E di raccontarci anche qualche aneddoto, se ne hai, sulla creazione del misterioso figuro con cui il tuo commissario entrerà in contatto e che sarà fondamentale per il suo percorso?
Come dicevo prima non è stata una scelta progettata. Speciale con il suo carico di disperazione non poteva essere un semplice tutore che insegue casi di malaffare, non poteva limitarsi a perseguire reati spiccioli di cui, in fondo, non gli importa niente giudicandoli manifestazioni della lotta quotidiana per la sopravvivenza che ognuno affronta come può con i condizionamenti che l’ambiente in cui vive esercita sul suo agire. Serviva altro per smuoverlo dal suo torpore, dalla sua rassegnata infelicità e, siccome c’era Marta che lo aspettava, le cose sono avvenute da sole, nonostante la sua volontà.
Un’altra scelta che ho apprezzato molto è quella di aver ambientato il tuo romanzo tra i vicoli di un borgo antico, in un paesino talmente piccolo da poterlo attraversare a piedi. Questo a dispetto dei troppi romanzi, soprattutto polizieschi, ambientati tendenzialmente nelle grandi città. È chiaro che si tratti di una paesino del sud, ci si arriva grazie alle tue impeccabili descrizioni, soprattutto quelle delle viuzze del centro storico. Quanto sei legato alla tua terra e quanto il tuo legame ha condizionato l’ambientazione o i fatti del tuo romanzo?
Quanto sono legato alla mia terra? Direi che sono immerso in essa, ne avverto le mie radici abbarbicate in profondità tanto da usare la mia città, il suo borgo antico come modello dell’immaginaria Montecavo, anche se, in fondo, tutti i paesini della mia Puglia si assomigliano, almeno nella parte antica. Un’altra esigenza mi ha portato a far agire Speciale in un piccolo paese di provincia: uno come lui, immerso in una realtà metropolitana, si sarebbe annullato o avrebbe varcato in maniera molto più pesante il limite tra il bene e il male.
Il tuo protagonista è distrutto dalla perdita della moglie, al punto di arrivare a credere di poter trovare il modo di rivederla accettando uno strano “atto di disobbedienza”, proposto dal misterioso figuro che tornerà a dargli il tormento molto spesso. È uno strano rapporto quello che il commissario ha con la morte: non si rassegna a quella di sua moglie ma quasi aspetta la sua con serenità, anzi, spera proprio che arrivi quanto prima. Però, allo stesso tempo, non si arrende al marciume che lo circonda, che ci circonda, e lo combatte con spavalderia; perché ricordiamo che il tuo romanzo è pregno di denuncia politico sociale. Ti faccio una domanda che faccio sempre agli autori che ho il piacere di intervistare: quanto di questo personaggio ti appartiene nella realtà?
Domanda pericolosa. Di Speciale mi appartiene l’introspezione, l’abitudine a indagare sui volti il vissuto pregresso e presente, a conservare tutto nella memoria, la propensione al perdono e alla comprensione per i vinti che mi ha colpito come uno schiaffo nella mia adolescenza mentre leggevo “La pelle” di Malaparte. Non mi appartiene invece la sua visione delle colpe e dei meriti, sui quali sono abbastanza draconiano nella separazione. So che è una contraddizione, ma forse tocca a chi mi legge scoprire se ho scoperto di me stesso dei lati che, razionalmente, mi rifiuto di ammettere. La prima impresa del lettore è proprio questa: violentare l’autore.
Un’ultima domanda che a noi lettori preme sempre fare agli autori che ci regalano dei grandi protagonisti: leggeremo ancora del commissario Settimio Speciale detto ‘il Cane’, dell’innocuo Fildiferro, della meravigliosa Marta ‘la matta’? Che programmi hai per loro? E che progetti di scrittura hai in generale?
Confesso: anche io ho l’impressione che Speciale e gli altri personaggi non possano risolversi in quest’unica scrittura, anche se avverto il rischio che il secondo libro sull’argomento possa risultare noioso e pretenzioso. Intanto Speciale ha incrociato un altro strano personaggio, qualcuno con cui farebbe molta fatica a interloquire ed è molto indeciso a lasciarsi coinvolgere. Programmi per il futuro? Ho circa una decina di incipit che occhieggiano dal mio archivio e non so davvero quale sviluppare, decideranno loro se hanno voglia e bisogno di essere raccontati.
È arrivato il momento dei saluti e ci tengo molto a ringraziarti per la tua disponibilità. A questo punto ti lascio la parola per salutare i lettori di Thrillernord e ti auguro un grande in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Un saluto di cuore a te e ai lettori di Thrillernord sperando che diventino anche miei lettori, ma anche se così non fosse va bene lo stesso, siete dei lettori e tanto basta a farvi entrare di diritto in quella strana tribù che vive mangiando i sogni degli altri.
Vito Parisi
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