A tu per tu con l’autore
A cura di Rob Forconi
Buongiorno Nardo, così ci verrebbe da chiamarti dopo aver letto Il Predatore di Anime, e con un po’ di riverenza “sociologica” la prima domanda a bruciapelo è rivolta all’argomento che fa da sfondo a questo libro: lo stalking. Qual è stato il momento o l’episodio che ti ha spinto a scrivere di questo “male” e trasformarlo in un thriller incalzante dal ritmo travolgente?
Una mia amica, un giorno, commentando una notizia del telegiornale, sapendo che lavoro faccio (Carabiniere) mi ha chiesto cosa potesse essere successo, davvero, tra due ex fidanzati che, incontratisi per il classico “incontro chiarificatore”, si sono trovati protagonisti dell’ennesimo fatto di cronaca nera: lei sottoterra, lui all’ergastolo. Io le ho risposto che lo sapevo benissimo, non perché abbia doti divinatorie, o molta fantasia, ma semplicemente perché ho seguito decine di storie come quella, scoprendo che sono tutte molto simili tra di loro. Lì mi è venuta l’idea di raccogliere in un racconto alcune di quelle trame, per cercare di andare oltre la fredda cronaca, per condividere dettagli e sfaccettature del fenomeno che di solito non finiscono nei giornali.
Nel libro ci sono due personaggi, la giovane commissario di Polizia Sabrina e il misterioso e carismatico Nardo Baggio che duettano come due mostri sacri e coinvolgono il lettore nella loro storia, facendo immaginare scenari e futuri paralleli. Potresti raccontarci qualche aneddoto nella creazione dei due, e se pensi che ci possano essere altre storie da raccontare?
“Creare” Nardo è stato semplicissimo. Lui è sbirro dentro, avvinto da un senso della giustizia quasi trascendente, che non ha i vincoli che (giustamente) limitano gli operatori di polizia. È un cliché, nulla di nuovo, lo so bene, io l’ho condito riversando nella sua testa parte dei miei studi antropologici, gli ho aggiunto i miei gusti musicali e tutto è andato in discesa. Nardo di lavoro protegge donne (e talvolta gli uomini) perseguitati, spingendosi nelle loro menti e lavorando sulla paura di chi li perseguita. Ben più difficile con Sabina, davvero distante da me. È pericoloso costruire mezza trama su una donna, per uno scrittore maschio, ma mi ci sono dedicato con attenzione e il classico aiuto da casa. Ho descritto una collega con cui mi piacerebbe lavorare, una ragazza con cui penso sarebbe piacevole prendere un caffè e una donna che, se andassimo oltre, sicuramente mi farebbe soffrire come una bestia. Ho avuto il riscontro di molte lettrici, davvero tante, e pare che sia venuto fuori un personaggio interessante, in cui molte si riconoscono. Evviva!
Il Predatore di Anime come ho scritto nella recensione che si può leggere nel sito, si discosta dal modo di narrare thriller contemporaneo. Non ci sono killer mascherati o delitti efferati, eppure non manca la tensione e il mistero. Quando hai capito che potevi avere tra le mani una potenziale storia così attuale e quanto hai dovuto studiarci sopra per arrivare al risultato andato in stampa? Hai volutamente distaccarti dai thriller nostrani?
L’ho capito quando il capo della linea editoriale di Giunti Bompiani mi ha chiamato al cellulare dicendo che aveva bevuto la mia bozza in due giorni. Non c’è nessuno pianificazione dietro, io non ho mai fatto corsi di scrittura o simili, ho scoperto che Il Predatore di Anime sarebbe stato pubblicato nella collana thriller solo quando me lo hanno comunicato. In realtà io descrivo, pur affidandomi molto alla fantasia, di cose che poliziotti e carabinieri vivono ogni giorno, quindi gioco in casa.
Vito Franchini è più di uno scrittore. È un Ufficiale dell’Arma, un uomo che è stato forgiato dal suo lavoro ma che ha anche una passione per la musica e per i Beatles. Un personaggio a tutti gli effetti che si è legato a una terra lontana come l’Africa e che oggi decide di uscire con Giunti con un thriller dopo un passato di romanzi indipendenti. Potresti raccontarci un po’ chi si nasconde realmente dietro il costume da supereroe?
Nego tutto. Io sono semplicemente una persona maledettamente fortunata. Nato in Iran da genitori italiani incapaci di dimorare nello stesso continente per più di qualche mese, sono arrivato all’adolescenza dopo aver vissuto in diversi paesi esteri, principalmente africani. Poi, dopo che l’Africa si è presa mio papà, mi sono accaparrato una laurea (unico merito mio) e subito dopo ho vinto il concorso che mi ha permesso di fare il lavoro più bello che esista, anche, di nuovo, in Africa, terra con cui ho un rapporto ancestrale e cui ho dedicato 4 romanzi storici pubblicati da indipendente (attualmente non più sul mercato, poi vedremo). La mia curiosità, coltivata da questa vita decisamente poco comune, ci ha messo il resto, e quando mi scatta una nuova passione io mi ci immergo senza salvagente. Ecco quindi che suono, fotografo, studio, inseguo ovunque (ai limiti dello stalking) il mio guru McCartney e poi riverso tutto nei miei scritti. Meriti non ne vedo, se non in capo a chi mi ha lanciato nel mondo. Ci vedo inquietudine, piuttosto, tensioni invincibili, che cerco di sfruttare al massimo.
Terminare un libro è come arrivare alla fine di una storia d’amore. Ti lascia dietro strascichi, ricordi, sorrisi, e perché no, bruciori di stomaco. C’è qualcosa che avresti cambiato o magari rifaresti tutto daccapo nella stessa misura?
Io ho due bimbe belle che metà basta, sono molto fortunato anche in questo. Però ho anche 5 bambini, i miei romanzi, che considero diramazioni del mio essere. Li rileggo spesso, talvolta certi passaggi mi piacciono meno di quando li ho partoriti, altri ancora mi sorprendono. Il Predatore di Anime è stato pettinato da un team di professionisti da urlo, quindi va bene così. Ci aggiorniamo tra qualche mese, casomai, magari col seguito in uscita?
Mi congedo ringraziandoti per averci dato questa storia potente e che fa riflettere, ma anche per averci fatto capire che bisogna sapersi mettere in gioco e tentare nella vita, non lasciare nulla indietro. Credo che in fin dei conti un po’ della saggezza e cultura antropologica dell’uomo che ha Nardo Baggio farebbe comodo a tutti noi. A te le ultime parole per concludere questa nostra chiacchierata per thrillernord.
Grazie a Te, e a tutti voi che mi state facendo vivere l’illusione di essere una persona che dice cose che interessano alla gente, o quantomeno capace di lasciare una traccia, per quanto effimera. Sono convinto che i saggi di antropologia evoluzionistica cui ho fatto riferimento nella trama dovrebbero essere imposti come materie obbligatorie a scuola. Aiuterebbero davvero tanto a capire gli altri e soprattutto noi stessi, ne ho le prove. Finché non accadrà, ci penso io.
Vito Franchini
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