Recensione di Francesca Petroni
Autore: Giovanni Brizzi
Editore: Laterza
Genere: Saggistica, Biografia
Pagine: 110
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Geniale stratega. Leggendario conquistatore. Uomo educato alla filosofia greca. Ma anche ‘mostro assetato di sangue’. Impassibile di fronte ai massacri della guerra e ideatore di atroci inganni. Questo è Annibale, il più grande tra i nemici di Roma, e queste sono le sue memorie ‘trascritte’ grazie alla penna di un grande storico. Un uomo guarda, lontano, le acque dell’Ellesponto; e traccia il bilancio di un’intera esistenza. Annibale ha appena finito di redigere le sue memorie, il testamento spirituale destinato, egli spera, a sopravvivergli e a giustificarlo nell’ora in cui sente approssimarsi la fine. Il Cartaginese ripercorre così il suo passato: l’infanzia in una Cartagine ormai quasi sognata, che non rivedrà mai più; l’agonia di un leone crocifisso visto da bambino; la vocazione militare da subito evidente; l’inflessibile senso del dovere che lo ha spinto su una strada segnata fin dall’inizio. Ora il sogno inseguito da Annibale, nel tragitto dalla Spagna a Crotone, è svanito. Il passaggio delle Alpi, destinato a divenire leggenda, e l’iniziale succedersi di trionfi militari, hanno invece rivelato la spaventosa forza di una realtà politica, quella romana, immensamente superiore alla sua Cartagine. In queste pagine, un vinto nobilissimo ripercorre, non senza amara sincerità, le tappe di una vita senza uguali.
Recensione
A metà fra saggio e romanzo storico, questa biografia non assomiglia a nulla che io abbia letto fin’ora.
Ripercorrere la vita di un grande protagonista della storia antica guardandola dai suoi stessi occhi è stato un privilegio unico.
“Punico di nascita e Greco di educazione, Maestro dell’inganno, ho impiegato sistematicamente, in politica come in guerra, l’espediente e l’astuzia in ogni sua forma; la parola data l’ho rispettata solo per tornaconto, e ciò mi ha aiutato a vincere spesso.”
Specialmente nei primi capitoli si ha l’impressione di leggere una traduzione vera di un resoconto personale scritto da Annibale stesso. Per questo motivo forse può apparire, in alcuni tratti, poco scorrevole, ma una volta che si è entrati nella storia e ci si è abituati al registro la lettura procede velocemente.
Le descrizioni delle battaglie sono puntuali e precise offrendo una prospettiva rara delle vicende belliche del geniale condottiero, una base strategica e tattica che ha influenzato le generazioni successive fino a Giulio Cesare, Pompeo e i più grandi generali di Augusto.
“Cancellai con durezza qualsiasi traccia di discriminazione etnica in seno all’esercito; e stabilii di attenermi criteri di rigorosa equità mettendo al primo posto il merito personale e compensando ciascuno secondo il valore.”
Non vengono tralasciate informazioni di costume o personali e larga parte viene dedicata ai trascorsi personali di Annibale. Al suo amore con la bella Sthenia cittadina di Capua, compagna di vita, che ha rapito il suo cuore e da cui non si distaccherà mai con la mente, sono dedicati i passi più commoventi.
“se è dopo la morte quella vita cui tutti aneliamo, allora so che lei e io saremo insieme per sempre, come le parti riunite della mitica entità originaria.”
Alla fine della lettura si possiedono informazioni tali da essere in grado di comprendere cosa abbia funzionato e cosa no nei piani di colui che è stato molto vicino dal far crollare Roma.
Razionale e temerario riusciamo a percepire tutto il suo carisma, mentre ci parla ormai avanti con l’età, come se fossimo seduti accanto a lui, guardando il mare.
“Non sono mai stato né un sognatore, né un temerario, e l’azzardo l’ho riservato alle situazioni disperate soltanto.”
“Pur considerandolo il vero padrone delle umane vicende (o forse proprio per questo), al caso ho cercato di non concedere nulla.”
Questa è la storia di un uomo fiero della sua vita, ma consapevole dei propri fallimenti. Paradossalmente un eroe e un esempio più per i romani che per la sua gente. Dopo la disfatta di Canne, infatti, Roma ha saputo mettere a frutto le sconfitte, adattando i propri costumi e strategie alla forza del nemico e imparando da lui nuove tattiche di attacco che Publio Cornelio Scipione stesso utilizzerà per sconfiggerlo a Zama.
“Roma – lo ha dimostrato anche la sua successiva condotta verso di me – è permalosa come l’elefante; e dell’elefante possiede perseveranza e memoria.”
Consiglio la lettura di questo romanzo, non solo per la splendida copertina che gli ha dedicato Laterza, ma anche per concedersi un viaggio che da Cartagine attraversa la Spagna per giungere in Italia e lì vivere i sogni di un visionario che ha cambiato il destino di Roma, promettendola alla gloria futura.
Bellissimo!
Giovanni Brizzi
Giovanni Brizzi è professore ordinario di Storia romana presso l’Università di Bologna dal 1986. Ha insegnato nell’Ateneo di Sassari e di Udine prima di rientrare a Bologna (a.a.2000/2001). È stato più volte professore alla Sorbona IV di Parigi negli a.a. 1993/94 (insegnamento annuale) e 2005/06 (semestre). È socio ordinario della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, è stato, inoltre, insignito del premio ‘Mario di Nola’ dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Per le sue attività di ricerca sulla battaglia del Trasimeno ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Tuoro sul Trasimeno. È socio dell’Accademia delle Scienze di Bologna e dirige la Rivista Storica dell’Antichità. Specialista di storia annibalica e di storia militare antica, è autore di oltre centotrenta pubblicazioni, tra cui otto monografie su personaggi della Roma repubblicana, molte delle quali sono state tradotte in più lingue e di alcune trasmissioni radio, tra cui una serie di 20 puntate andate in onda nel 1999 su Radio Due.