Recensione di Simona Vallasciani
Autore: Riccardo Marchetto
Editore: WLM Edizioni
Genere: Giallo
Pagine: 218
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Nina è una surfista di diciotto anni. Durante le vacanze di Natale, a insaputa dei genitori, parte dalla Sardegna a bordo di un vecchio furgone per raggiungere il Delta del Po, sua terra d’origine. L’intento è fare surf nella stessa baia in cui, quattordici anni prima, suo fratello scomparve in circostanze misteriose. Quello che doveva essere un viaggio di formazione si trasforma presto in un incubo quando, tra le onde, Nina trova il cadavere di una ragazzina di cui apparentemente sembra non importare a nessuno. Stanca di non essere presa sul serio e dominata da un bruciante desiderio di avventura, decide di scendere in campo per riportare a galla la verità. Per farlo, però, dovrà immergersi in un territorio ostile, dove ogni cosa sembra sopravvivere in un letargo forzato, celato da uno spesso strato di nebbia. Ben presto Nina capirà che nulla è come appare. Le paludi salmastre e le spiagge deserte custodiscono un via vai di traffici inquietanti al limite dell’assurdo. Per arrivare in fondo, la ragazza sarà costretta a confrontarsi con una serie di personaggi surreali e con l’ingombrante presenza del proprio passato, in una discesa improbabile negli abissi della condizione umana.
Recensione
La caratteristica narrativa più forte di questo romanzo è senza alcun dubbio quello che interessa i personaggi. Dall’esatto momento in cui Nina, la giovane e coraggiosa protagonista, fa il suo ingresso nella storia è chiaro che sarà capace di regalare tantissime emozioni diverse.
Certo, forse Nina non è una delle protagoniste più simpatiche, è eccentrica, maleducata ed eccessiva ma non ha paura di nulla e, nonostante la sua giovane età, è determinata ad andare alla ricerca della verità e nella sua avventura dovrà affrontare tanti pericoli ed incontrare diversi soggetti che definirei assurdamente geniali: i gemelli Marghera, spietati commercianti di vongole, la misteriosa Helena che nel suo corpo e nella anima alterna dolcezza e rudezza, Er Professionista, il Marchese, l’eccentrico Bimba Joe, il terrificante Caronte ed infine Jimmy Joe, che a volte si disprezza a volte si adora e per Nina sarà un improbabile ed inaffidabile compagno di avventura. In questo vortice di follia e violenza non si può fare a meno di perdersi e la bella e scorrevole prosa di Riccardo Marchetto permette di divorare letteralmente un capitolo dietro l’altro.
Pur essendo al suo libro d’esordio l’autore risulta decisamente sapiente nel creare una trama ricca di elementi, finemente mistery e capace di trascinare fino all’ultima pagina dove la realtà, così attuale e diabolica, colpisce come un pungo in faccia.
Un’ambientazione al limite dell’incredibile, indicata nella zona del Delta del Po, sulla costa dell’alto Adriatico, ma più simile ad un pianeta sconosciuto, isolato, fuori legge e fuori controllo, fa da sfondo alle tante vicende che si susseguono e che affrontano diversi argomenti tra cui, come una luce in fondo al tunnel appare il surf, sport eccezionale forse poco conosciuto nella cultura del nostro paese ma realmente capace di far sentire liberi e a contatto con la natura.
Non credo che mi sia mai capitato di leggere un libro così positivamente strano ma ora che ho fatto conoscenza con Riccardo Marchetto ed i suoi personaggi non vedo l’ora di avere la possibilità di trovarmi ancora una volta a leggere una sua storia ai confini della realtà.
A cura di Simona Vallasciani
INTERVISTA
La caratteristica più coinvolgente del suo romanzo “La baia del fenicottero” sono senza dubbio i personaggi, a partire dalla coraggiosa protagonista fino ad arrivare a tutti i vari soggetti che è destinata ad incontrare nella sua personale indagine; da dove ha trovato l’ispirazione per creare degli elementi narrativi così interessanti?
L’ispirazione viene indubbiamente dalla realtà. Fatti di cronaca, improbabili leggende locali e talvolta esperienze personali che si mescolano con i miei gusti letterari, orientati tra noir, pulp e commedia. Mi diverte creare personaggi sopra le righe, possibilmente irriverenti e corazzati di cinismo, in modo che lascino il segno, nel bene o nel male.
Attraverso la storia di Nina e di suo fratello Fredo, ci porta a conoscere il mondo del surf, sport che nell’immaginario collettivo si associa maggiormente alle coste oceaniche americane o australiane più che ai mari italiani. Lei è un appassionato? Quale è la realtà di questo sport nel nostro paese?
Pratico il surf da diversi anni. E’ una disciplina a cui devo molto e a cui ho dato molto. E lo stesso vale per decine di ragazzi e ragazze italiani. Anche se siamo ancora lontani dalle realtà oceaniche, il surf è sicuramente uno sport in forte crescita nel nostro paese, vantiamo atleti di fama internazionale e scenari naturali strepitosi dove praticarlo. Il segreto è essere pazienti, avere poche pretese e tanta voglia di divertirsi.
“La baia del fenicottero” ha un’ambientazione ben definita, un luogo vicino alla foce del Po sulle coste dell’alto Adriatico, ma nel romanzo prende una versione particolare divenendo un luogo isolato, dove non vige nessuna legge e comandato da crudeltà e violenza. Qual era il suo intento nel creare un contesto del genere?
Ho tentato di rimodellare un territorio che ben conosco e a cui tengo molto, estremizzandone il lato brutale in modo da creare un’atmosfera cupa e umida, che ben si sposasse con la vicenda. Una sorta di realtà di serie B in senso letterale, aspra, mutilata dall’inverno, in cui i personaggi sono incapaci di fuggire all’ironia della propria condizione.
Riccardo Marchetto
Riccardo Marchetto
nasce a Ferrara nel 1988. Nel 2007 si diploma in Ragioneria all’istituto tecnico Vincenzo Monti di Ferrara. Nel 2009 frequenta l’Accademia del Cinema di Bologna da cui viene radiato dopo pochi mesi. Nel 2015 vince il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador con il lungometraggio “Haifai”. Nel 2017 vince la menzione speciale del Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador con il cortometraggio “Rearviewmirror”. Nel 2018 vince il Premio Giallo Indipendente con il romanzo inedito “La baia del fenicottero”.
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