Recensione di Nadia Beggio
Autrice: Nela Rywikova
Traduzione: Tiziana Prina
Editore: Edizioni LeAssassine
Collana: OLTRECONFINE
Genere: NOIR
Pagine: 320
Anno di pubblicazione 2020
Sinossi. Il romanzo è ambientato a Ostrava, Repubblica Ceca, città del carbone, del ferro e dell’acciaio, delle miniere e delle industrie pesanti, al giorno d’oggi quasi tutte riconvertite o chiuse. Un luogo costantemente ricoperto dalla polvere di carbone che ne faceva “una città grigia”, come grigi erano i pensieri di chi vi abitava. È qui che viveva Martin Prchal, scomparso ormai da un anno senza lasciare traccia. Le ricerche della polizia si erano rivelate infruttuose; la storia sembrava dimenticata, se non fosse stato per un giovane poliziotto scrupoloso, Adam Vejnar. Nel leggere i fascicoli del caso, Adam è subito incuriosito dal “non luogo” in cui viveva Prcal: una casa ai confini del mondo in via U Trati al civico 6. Là vi abitano persone incapaci di progettare qualcosa di diverso e di migliore, ferme a quando la fabbrica e il regime comunista dominavano le loro vite. Un poliziesco che ci offre uno spaccato dell’attuale società ceca, dove l’atto criminoso costituisce un pretesto per creare un affresco sociale che ricorda i gialli di Maj Sjöwall e Per Wahlöö.
Recensione
Il grigio è silenzioso e immobile, ma la sua è l’immobilità senza speranza.
(Wassily Kandinsky)
“Da intere settimane sulle foglie degli alberi si era depositata una polvere grigia che neppure gli acquazzoni erano riusciti a lavare via…dalle ciminiere della fabbrica e dai vagoncini di carbone si levava una patina grigia che ricopriva ogni cosa di una patina grigia…una città grigia, gente grigia, e grigi erano anche i pensieri nelle loro teste…”
La storia di OSTRAVA il “cuore d’acciaio” della Repubblica Ceca, riporta alla seconda metà del Settecento con la scoperta di ricchissimi giacimenti di carbone. Nell’Ottocento furono costruite sempre più miniere e a queste si aggiunsero fabbriche per la lavorazione del ferro e dell’acciaio. Nel Novecento, Ostrava divenne una delle prime città dell’Est Europa nota per la produzione di acciaio per gli armamenti bellici. Poi cade il socialismo ela fabbrica siderurgica, che di fatto è una vera e propria cittadella che garantisce tutti i servizi alla moltitudine di operai e alle loro famiglie, viene dismessa. Ai nostri giorni rimangono solo i resti fatiscenti del mostro d’acciaio e una solitaria palazzina in Via U’ Trani al civico numero 6 –
La trama del romanzo è semplice, il protagonista Adam Vejnar, giovane poliziotto della squadra omicidi, si ritrova ad indagare su un caso irrisolto: Martin Prcal è scomparso un anno prima dalla decadente palazzina al civico 6 dove si perdono le sue ultime tracce. La complessità della sua indagine è tutta nel riuscire a scardinare le serrature degli appartamenti abitati e non, e soprattutto nel riuscire a far saltare i cardini che blindano gli animi dei pochi inquilini rimasti nella casa desolata perché ben presto diventa evidente che l’omicida si nasconde tra loro.
L’intensità del racconto emerge dalle vite di uomini e donne che hanno dimenticato il significato della parola speranza e sono incapaci di progettare un futuro migliore per potersi affrancare oltre le mura della del civico 6, e ,da Martin e Adam, che , con l’intraprendenza propria della gioventù, sono percepiti dagli abitanti solo come un pericolo della loro ormai misera esistenza.
Il romanzo è un’analisi lucida delle difficoltà di transizione di uno Stato dal regime comunista al regime liberistico occidentale. Un regime, quello comunista, che, al prezzo di sacrificare la libertà dell’individuo, garantisce protezione sociale per tutta la vita,contrapposto al liberismo occidentale che offre la libertà personale con annessi vantaggi e svantaggi della proprietà privata.
Gli inquilini di Via U’ Trani sono la testimonianza di cittadini rimasti ingabbiati nel grigio totalitarismo durato nella Repubblica Ceca fino al 1998. Per Stech, l’ex calciatore Kieczko, la Vranovska e la Matusevicova, la fabbrica con la polvere grigia che si insinuava in ogni fessura, era garanzia di stabilità. Con il crollo del modello sociale e la conseguente ristrutturazione industriale il mostro d’acciaio si è ingoiato il loro lavoro, i loro amori, le loro speranze lasciando spazio solo alle loro debolezze. Gli abitanti del civico 6 sono un cumolo di macerie; il lento ed inarrestabile degrado della bella palazzina è andato di pari passo con le crepe che hanno incupito i loro sguardi e inasprito i loro animi. Martin Prcal e Adam Vejnar sono il futuro ormai inarrestabile e la fiducia verso un modello di vita che offre possibilità di riscatto, ed entrambi mettono a repentaglio le loro vite per non soccombere alla meschinità e allo squallore che si respira nella casa del civico 6, dove vive anche la piccola Michala che ha solo otto anni e il diritto di sognare a colori.
Complimenti alle Edizioni LeAssassine per la continua ricerca di storie che invitano alla riflessione, nello specifico -LA CASA AL CIVICO 6 – è sentire le voci dei personaggi che raccontano con cupa rassegnazione i tempi andati e cercare di comprendere quanto, a volte, può essere doloroso e faticoso il percorso che porta alla libertà individuale ….mahhhh…
“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva.” (Rita Levi-Montalcini)
Nela Rywiková
è nata a Ostrava nel 1979. Dopo avere lavorato per vari anni come restauratrice, si è infine dedicata alla scrittura di romanzi polizieschi, esordendo nel 2013 con La casa al civico 6, che ha riportato subito un notevole successo di pubblico. Del 2016 è il suo secondo libro Děti hněvu (I figli della rabbia), accolto anch’esso con grande interesse.
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