Video Recensione
di
di Fiorella Carta
Autore: Charles Dickens
Curatore: Walter Scavello
Illustratore: Cristina Sosio
Editore: Black Dog
Pagine: 256
Anno di Pubblicazione: 2019
Videorecensione
John e la sorella Patty affittano per sei mesi una casa nella campagna inglese che ha la nomea di essere infestata dai fantasmi.
Presto iniziano a manifestarsi strani fenomeni e i due invitano sette loro amici a trascorrere un soggiorno nella casa.
Ognuno di loro narrerà una storia di fantasmi, metafora, però, di situazioni umane.
Charles Dickens prosegue nella tradizione natalizia inaugurata nel 1843 con il suo “Canto di Natale” e nel 1859 pubblica come numero speciale natalizio della sua rivista “All the years round” questa raccolta di racconti.
Il grande autore delinea la cornice narrativa e scrive due episodi, mentre per la stesura degli altri si affida ad altri autorevoli narratori, quali Wilkie Collins o Elizabeth Gaskell, solo per citare i più noti.
Queste storie di fantasmi saranno uno spunto per riflettere sulle tematiche sociali tanto care al narratore inglese.
Charles Dickens
Tra Dombey e figlio (1847-48) e Casa desolata (1852-53), due romanzi di forte impegno sociale, Dickens scrisse David Copperfield (1849-50), uno dei suoi libri più fortunati. Pensato come autobiografia, David Copperfield è eccezionalmente felice nella descrizione dell’infanzia, dei suoi amori e dolori, paure e meraviglie. Tra il 1951-53 lavora anche a A Child’s History of England, che compare in serie su Household Words e che copre un periodo che va dal 50 a. C. al 1689. In Tempi difficili (1854) l’analisi sociale di Dickens investe il proletariato industriale. Lo sfruttamento economico e la crudeltà delle istituzioni sono temi dominanti anche in La piccola Dorrit (1857-58) e Grandi speranze (1860-61), nei quali si avverte anche un notevole approfondimento psicologico. Nel 1859 era uscito Le due cittàe nel 1864-65 vede la luce Il nostro comune amico, il romanzo più complesso e disperato di Dickens. Le ultime illusioni sulla missione progressiva della classe borghese sono definitivamente cadute e anche il proletariato, per elevarsi alla condizione della borghesia, ne ha assunto le caratteristiche di ipocrisia e di durezza. L’analisi psicologica si fa particolarmente sottile in Il mistero di Edwin Drood, un romanzo «poliziesco» rimasto incompiuto nel quale Dickens esplora il conflitto tra il bene e il male nell’animo di un singolo uomo.
Se Dickens ha conosciuto in vita e fino ai giorni nostri una popolarità straordinaria, la sua fortuna critica è stata invece discontinua. La reazione antivittoriana finì spesso per confondere anche l’opera di Dickens tra le tipiche espressioni della società che essa rifiutava. La successiva rivalutazione non è mai stata immune, specie da parte della critica accademica, da riserve più o meno ampie. L’opera di Dickens non è certo esente da difetti, in parte riconducibili al superlavoro cui lo costringevano le ferree scadenze editoriali e il suo bisogno di essere sempre a contatto con il suo pubblico. Eppure, nonostante la mancanza di misura, gli errori di gusto, gli eccessi patetici e moralistici, Dickens è il maggior narratore inglese del suo secolo e tra i massimi di ogni paese. Dickens creò una nuova forma letteraria, il romanzo sociale, nel quale fuse e sviluppò due grandi filoni della narrativa inglese: la tradizione picaresca di Defoe, Fielding e Smollett e quella sentimentale di Goldsmith e Sterne. Egli tuttavia esplorò i generi più diversi, dal racconto di fantasmi a quello poliziesco, dal romanzo umoristico alla satira di costume.
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