La figlia perfetta




 Recensione di Kate Ducci

Autore: Amanda Prowse

Editore: Newton Compton Editori

Pagine: 349

Genere: narrativa

Anno di pubblicazione: 2016

 
 
 
 
 
 

Jacks Morgan sognava una vita diversa, un lavoro che le permettesse di girare il mondo, poter studiare fino alla laurea, una casa enorme e un uomo da amare per sempre, come se fosse il primo giorno.Le cose sono andate diversamente e l’autrice è abilissima a farlo capire già dalle prime battute, a trasmettere quel senso di angoscia che affligge una donna ancora giovane, brillante, bella, ma costretta a occuparsi di due figli difficili da gestire, una madre malata e a fare i conti con una situazione economica che non permette di togliersi soddisfazioni.

Ma c’è qualcosa che aiuta Jacks a tenersi a galla in un matrimonio piacevole ma non più entusiasmante ed è il ricordo del ragazzo che ha amato davvero, quello che per una serie di sfortunate coincidenze ha perso, mantenendo intatta la convinzione che quel ragazzo, ormai un uomo, la stia ancora pensando, così come lei stessa fa, quando si rifugia nel sogno di ciò che sarebbe potuto essere, per sfuggire alle difficoltà quotidiane.

La Prowse accompagna il lettore attraverso una storia fatta di continui salti temporali. Ogni capitolo è infatti diviso in due parti, una presente e una da collocarsi diciannove anni prima, ma la lettura scorre veloce senza incontrare interruzioni e ogni episodio passato è inserito in modo sapiente a far da anteprima o da seguito a quello presente, fornendo anticipazioni o spiegazioni laddove sono necessarie.

Mi piace come scrive l’autrice, diretta dove serve, sincera nel tirar fuori anche gli stati d’animo più meschini, i pensieri più egoisti e capace di comprenderli, se non addirittura giustificarli.

Sa tracciare la perfetta psicologia di tre donne al confronto: una nonna, una madre e una figlia che si trovano in un momento cruciale delle rispettive esistenze, incapaci di far comprendere a chi le circonda i loro più intimi desideri, vittime della paura di deludere, di non venir aiutate. Al contempo, ci offre la panoramica su quattro uomini a confronto: un padre che non c’è più ma che resta l’uomo perfetto agli occhi della figlia ormai adulta, un altro padre che fa del suo meglio per stare vicino ai figli e ad una moglie con cui non riesce più a comunicare, un giovane che sembra incarnare il principe azzurro e un ragazzo che si sta assumendo responsabilità troppo grandi per lui, ma sa farlo senza paura.

La storia è avvincente, fatta di continue rivelazioni inserite al punto giusto e che conducono a un finale sotto molti aspetti inatteso e quindi ben congeniato.

Ed è proprio il finale la parte che si apprezza maggiormente, con una morale che può apparire retorica se confinata in un semplice riassunto, ma che non lo è affatto: non possiamo mai sapere le vere ragioni che stanno dietro al comportamento di chi ci ama o dovrebbe farlo e dovremmo tenere presente che alcuni giudizi, su cui non siamo disposti a cambiare opinione, potrebbero basarsi su premesse errate, sulla mancata conoscenza di fatti capaci di cambiare del tutto la visione delle cose, della vita stessa, di fare di un apparente carnefice una vittima, di un codardo un uomo coraggioso.

Non avevo mai letto un libro di Amanda Prowse ed è stata una piacevolissima scoperta. Consiglio decisamente la lettura agli amanti delle belle storie, senza genere, che spingono alla riflessione e sanno strappare qualche lacrima, senza mai esagerare.

 

 

 

Amanda Prowse


È autrice di numerosi bestseller. Vive a Bristol con il marito e i figli e si dedica alla scrittura a tempo pieno. La figlia perfetta è il suo primo romanzo pubblicato in italiano.