La forma muta




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Elena Ciurli

Editore: Augh!

Genere: thriller

Pagine: 160

Anno di pubblicazione: 2019

SINOSSI

 

 

 

 

 

Sinossi. Viola Caleo, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, scompare. La sua fotografia arriva sotto gli occhi di Anita Liberti, commissario della Squadra Mobile di Massa Carrara, da poco trasferitasi in città e alla ricerca di una chance per rilanciare la propria carriera, parzialmente compromessa da un eccesso di emotività. Anita è infatti una donna dal vissuto drammatico, complice un padre violento e un matrimonio colmo più d’amarezze che di gioie. Le persone scomparse sono sempre state la sua priorità. Quel volto le ricorda qualcosa: dieci anni prima, agli inizi della sua carriera, ci fu un caso analogo nel milanese, dove Anita prestava servizio. Una studentessa di origini francesi dell’Accademia di Belle Arti di Brera svanì nel nulla. Il commissario, con il suo braccio destro e compagno di disavventure, l’ispettore Bruno Marchetti, intraprende così un’indagine che la porta a scavare nel passato, tra corridoi universitari, gipsoteche e identità fasulle.

 

 

 

Recensione

E’ finito troppo presto. Questo è il pensiero che ho avuto appena ho terminato la lettura de “La forma muta”, un po’ dispiaciuta perché avrei voluto stare in compagnia di Anita ancora un po’.

Anita è un personaggio che cattura: è un commissario imperfetto, una donna imperfetta, che deve affrontare i propri demoni personali prima di arrivare ad affrontare quelli che arrivano sul tavolo del commissariato della Squadra Mobile di Massa Carrara dove presta servizio.

Prima di tutto deve affrontare i demoni del suo passato, fatto di violenze in famiglia con un padre-padrone che, anche dopo la sua morte, sembra allungare i suoi artigli sulla vita di una figlia che ne rammenta le violenze come se fossero ancora attuali.

L’autrice pone la protagonista in una posizione altalenante tra un presente fatto di indagini su vite spezzate ed un passato fatto di vite messe in serio pericolo da un uomo che Anita chiama “babbo”, dando un tocco di affetto che mi ha fatto pensare a quanto amore, comunque, provi una figlia per un genitore, a prescindere da tutto. Una donna poco fortunata, Anita, anche per via di un amore sbagliato, di un marito che l’ha sempre mortificata già dal giorno del suo matrimonio, con il passaggio da una casa dominata da un demone ad un’altra, molto simile anche se avvezzo ad esprimersi con diverse modalità. Aldo, suo marito, è un personaggio violento in modo più sottile, che usava (parlo al passato perché stanno divorziando) armi psicologiche più che quelle reali come suo padre quando ci andava giù pesante con sua madre. Aldo è un personaggio presente solo come elemento di disturbo in una vita che fatica a trovare un equilibrio. E trovo che sia stata una scelta giusta quella di inserire un personaggio così: presente ma non più di tanto mentre il suo peso, nella storia personale di Anita, è piuttosto importante.

La scelta dell’autrice di proporre la narrazione con i ricordi della protagonista che spuntano di tanto in tanto nelle spire dell’indagine è, secondo il mio parere, azzeccata.

Lei è un personaggio difettoso e particolarmente vero, reale. Non è il commissario invincibile. Tutt’altro. Non sempre riesce a controllare le sue emozioni come vorrebbe, non sempre fa scelte azzeccate, anche se non lo ammette ha un profondo bisogno di affetto.

La sua storia personale è, secondo me, ciò che cattura maggiormente nel romanzo, ancor più e ancor prima dell’inchiesta, delle indagini, del mistero legato alla morte di una studentessa trovata cadavere all’interno di una statua.

Trama senza dubbio originale ma che, secondo me, scivola via troppo in fretta rispetto alle sue potenzialità. Avrei preferito maggiore approfondimento, indagini più strutturate, qualche pagina in più. Ovviamente si tratta di un’opinione personale che interpreto in chiave positiva: quando mi dispiace che un romanzo finisca troppo presto è perché la storia mi è piaciuta, mi sono affezionata ai personaggi (uno, in questo caso… non altri) e la richiesta di maggiore approfondimento risponde proprio a tutto ciò.

Ho scoperto un’autrice che non conoscevo e che, secondo me, con questo romanzo getta le basi di una possibile serie con protagonista una donna, imperfetta per di più… come tutte noi, in fondo! Perché chi può dire di non avere uno scheletro nell’armadio, anche se piccino piccino?

 

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

 

Elena Ciurli


É  nata a Piombino nel 1982 e vive a San Vincenzo, sulla Costa degli Etruschi. Nel 2012 ha creato il blog Ziggy’s Cafè, dove pubblica racconti, interviste e cura rubriche di scrittura e musica. Ha pubblicato la raccolta di racconti Gente di un certo (dis)livello. Manuale di sopravvivenza nella giungla metropolitana (Marco del Bucchia Editore, 2013). Ha fondato con Beatrice Galluzzi e Alice Scuderi il blog Donne Difettose. Nel 2016 è uscito il suo primo romanzo Andata e ritorno (Edizioni Il Foglio Letterario). Insieme a Galluzzi e Scuderi ha curato l’antologia di racconti noir The Dark Side of the Woman (Edizioni Il Foglio Letterario, 2018). I suoi racconti sono pubblicati su antologie (Edizioni Il Foglio Letterario, Carmignani Editrice) e riviste (“Carie Letterarie”, “Crack Rivista”, “Cadillac Magazine”).

 

 

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