La lega degli uomini spaventati
The League of Freightened Men, 1935
Recensione di Marina Morassut
Autore: Rex Stout
Editore: Mondadori
Traduzione: A. Pitta
Genere: narrativa gialla
Pagine: 196
Anno di pubblicazione: 2004
Sinossi. Uno scherzo goliardico, niente di più: mai e poi mai i compagni avrebbero immaginato che Paul Chapin potesse farsi male davvero. Ma ai giovane quei gioco era costato caro, ed era rimasto menomato in modo permanente. Ora Paul è diventato un celebre scrittore, mentre agli “amici” dei tempi del college, che si erano sentiti in dovere di aiutarlo per tutta la vita, capitano strani incidenti. Uno alla volta muoiono dopo aver ricevuto degli enigmatici versi: “Uccider mi voleste, l’uomo uccideste, non però… il falco che attender sa paziente”. È Paul l’autore della minacciosa filastrocca? E, soprattutto, è davvero lui l’assassino? A scoprire la verità sarà l’impareggiabile Nero Wolfe.
Recensione
In una qualunque settimana autunnale della loro vita, in un periodo di stanca lavorativa in verità, nella quale Archie Goodwin tenta in ogni modo di stuzzicare Nero Wolfe in modo che invece di rimanere assorto nei suoi pensieri e nelle sue letture faccia compagnia allo stesso Goodwin, accade qualcosa che smuoverà la quiete dell’appartamento e rimpinguerà anche le casse di questo maestoso investigatore, la cui preoccupazione principale è suddivisa equamente tra il suo conto in banca e le migliaia di piante di orchidea nella serra all’ultimo piano del suo appartamento.
Tra i tanti metodi che un Archie annoiato architetta per tentare il principale, tra silenzi ed occhiate innervosite e consigli di andarsene al cinema a sbollire la noia, v’è anche la bugia di un arrivo solo parziale da Caracas di bulbi di orchidea, di una signora che dorme con una scimmia e di uno scrittore incriminato dalla corte per oltraggio, perversione ed immoralità, con un’ammenda di cinquanta dollari da pagare.
Piccolo inciso: con un nemmeno tanto velato cenno di sarcasmo sullo scopo ”artistico” dello scrivere, sempre e comunque.
Riprendendo, un autore che dinnanzi al giudice rimane sicuro di sé e replica alle accuse che, come molti altri assassini non vedono l’ora di scaricarsi la coscienza parlando dei loro crimini, anche lui ne parla, anche se utilizzando la forma scritta. Cosa che, non ultima, gli procura un bel ritorno economico.
E così che inizia questo secondo giallo che Archie Goodwin condivide con noi. Perché, fatalità della vita, poco dopo aver incuriosito il suo datore di lavoro con l’articolo di giornale sullo scrittore, tanto che Wolfe si procura una copia del romanzo di Paul Chapin, proprio una delle possibili future vittime dello scrittore si presenta al cospetto del grande investigatore, richiedendo la sua consulenza e soprattutto la sua abilità per farsi proteggere.
In Ottobre infatti, sentendosi braccato da Chapin, uno stravolto Andrew Hibbard, professore di psicologia all’Università di Columbia, consigliato da un amico che a sua volta era stato aiutato dall’investigatore, si presenta alla porta di Nero Wolfe. Ma l’incontro non sfocia in un accordo, risultato peraltro non inconsuetoconsiderato il carattere saccente dell’investigatore. In questo specifico caso, il cinquantenne professore universitario chiede non solo di essere protetto, ma che questo non avvenga a discapito dello scrittore, suo amico-nemico, che a mezze parole ha fatto capire a Hibbard che egli sarà la prossima vittima.
Wolfe, cercando di capire un po’ meglio la vicenda che culminerà poi nella decisione di non accettare il caso, si fa raccontare la storia che ha portato Chapin a poter considerare l’idea di ammazzare Hibbard e gli altri suoi compagni di Università…
E quindi Hibbard confessa a Wolfe che molti anni prima, mentre lui, Chapin e un altro manipolo di amici frequentavano l’Università di Harvard, a causa di uno scherzo tra giovanotti finito male, una sorta di “nonnismo” tra alpini trasferito nelle più prestigiose aule universitarie, Chapin, di qualche anno più giovane degli altri, era precipitato da una finestra e a causa di questo incidente, dopo mesi di ospedale, era diventato zoppo, avendone la vita rovinata per sempre. Consci di essere stati la causa scatenante dell’incidente e per cercare di alleviare in parte il senso di rimorso che tutti loro provavano, si erano accordati per riparare al mal fatto, versando allo storpio periodicamente una somma che gli consentisse di vivere anche senza lavorare. Questo era durato per un paio di decenni, finchè, proprio grazie alla sua intelligenza, caparbietà ed orgoglio, Chapin era stato in grado di emendarsi dalla carità di questi suoi vecchi compagni di Università, intraprendendo l’attività di scrittore.
Purtroppo, per di più durante una riunione in cui molti di loro si erano ritrovati insieme, uno di loro muore. Si sospetta inizialmente il suicidio, finchè tutto il gruppo di amici inizia a ricevere lettere nelle quali lo scrittore zoppo confessa di essere l’omicida. Il gruppo di ex universitari che si era riunito sotto il nome di “Lega dell’Espiazione” non può far nulla, nemmeno denunciare lo scrittore, perché non ha prove, in quanto le lettere sono scritte a macchina e con termini tanto ambigui da non poter costituire alcuna prova e soprattuttoperché gli omicidi possono essere interpretati come suicidi. A questo punto però un altro appartenente al gruppo muore in circostanze misteriose.
Diversamente però da quanto accade di solito proprio in considerazione del suo carattere difficile, dopo aver letto il romanzo di Chapin e averci riflettuto su, Wolfe decide di accettare il caso perché si è convinto che lo scrittore è realmente un omicida. Purtroppo per lui però questa volta sbaglia i tempi, in quanto Goodwin scopre che nel frattempo il professore universitario è scomparso! A questo punto Evelyn Hibbard, la nipote del professore, si fa viva con Wolfe accusandolo di non aver voluto aiutare lo zio e così facendo, avernesicuramente decretata la morte, e riportando così in pista con un nuovo caso misterioso Nero Wolfe, che può far conto di un pingue onorario, che propone a tutti i membri della Lega dell’Espiazione, o degli uomini spaventati, perché questo oramai sono gli ex studenti universitari.
Decisamente uno dei personaggi più divertenti del genere giallo, Nero Wolfe oltre ad essere il perno attorno cui ruotano, per forza di cose, tutti i personaggi, con le sue idiosincrasie, la sua genialità ma anche il suo garbo da vecchio gentiluomo, pur se di americano trapiantato, tiene sempre desta l’attenzione e la curiosità del lettore. E questo grazie ad uno scrittore che utilizza molte idee per trame all’apparenza semplici ma allo stesso modo geniali, che non hanno bisogno di splatter o scene truculente per far passare in secondo piano una trama povera o ripetitiva.
In coppia poi con l’assistente, il fascinoso tipico americanone Archie Goodwin, tra divertenti battibecchi in cui si mandano anche vicendevolmente a quel paese, creano quel senso di familiare all’interno di vicende le une diverse dalle altre, che induce il lettore a voler continuare la lettura dei casi che richiedono l’acume di Wolf e la temerarietà, condita da una certa qual dose di indipendenza, di Goodwin. In questo secondo romanzo poi, appare per la prima volta l’Ispettore Cramer, che ritroveremo da qui in poi sempre con il sigaro in bocca, alle prese con i casi che verranno risolti, come da buona tradizione, da Nero Wolfe.
“Archie. Ad attendere quanto basta, si finirebbe col sapere tutto quello che c’e’ da sapere, a questo mondo”,
apre così Nero Wolfe uno dei primissimi battibecchi di questa seconda avventura.
E Archie gli ribatte che a forza di starsene con le mani in mano, finirebbe con il dimenticare il poco che sa. Wolfe a questo punto gli dà dello scimunito… ma non temete, perché grazie ad uno scrittore come Rex Stout che utilizza idee originali e che coinvolgono tutti gli aspetti della vita di ogni giorno, noi lettori potremo prendere il posto di Wolfe in poltrona, socchiudere gli occhi, appoggiare le mani intrecciate sopra lo stomaco e goderci lo spettacolo.
A cura di Marina Morassut
Rex Stout
Sin da piccolo rivela il suo genio: a tre anni ha già letto la Bibbia, a dieci tutti i testi di filosofia, storia, scienza e poesia del padre insegnante. A tredici anni è campione di ortografia del Kansas. Dopo aver fatto svariati mestieri, nel 1912 comincia a scrivere per riviste e settimanali e pubblica romanzi psicologici che non hanno fortuna, tra cui citiamo Due rampe per l’abisso (1929). Nel 1934 pubblica Fer-de-Lance (La traccia del serpente), il primo volume delle inchieste di Nero Wolfe. Il successo si ripete regolarmente per tutti i successivi volumi, sfornati pressappoco al ritmo di uno all’anno. Nero Wolfe e Archie Goodwin saranno alla fine protagonisti di 47 volumi tra romanzi e raccolte di racconti. Nel 1959 viene premiato con il Mistery Writers of America Grand Master.
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