Jennie Godfrey
Traduttore: Clelia Venturelli
Editore: Bollati Boringhieri
Genere: Noir
Pagine: 352
Anno edizione: 2025

Sinossi. Yorkshire, 1979. La regione è inquieta e disturbata non solo dal governo Thatcher che, tra le altre cose, ha eliminato il latte gratuito dalle scuole, ma anche da un serial killer che continua ad ammazzare giovani donne. Miv, 12 anni, decide di correre ai ripari, e di cercare il colpevole per far tornare la serenità nel loro vicinato. La sua famiglia sta parlando di trasferirsi, la presenza del serial killer è troppo incombente, e Miv non vuole proprio separarsi dall’amica del cuore Sharon. Le due ragazzine cominciano dunque la loro piccola ma arguta indagine stilando una lista di tutte le «cose sospette» riguardo agli uomini della comunità, a iniziare dal pakistano dell’alimentari all’angolo – tutti gli adulti lo evitano, i ragazzi compiono atti vandalici contro di lui… è senz’altro sospetto –, a seguire col più severo dei professori della scuola, sempre arrabbiato e prepotente, e via così con molti altri personaggi della cittadina visti dagli occhi di una ragazzina pronta a credere, ma subito dopo a sfatare, i pesanti luoghi comuni che prosperano nella loro comunità. E a scoprire molti più segreti – tra le famiglie del vicinato – di quanti avrebbero mai pensato possibili.
Recensione
di
Salvatore Argiolas
“Sarebbe facile dire che tutto cominciò con gli omicidi, ma di fatto ebbe inizio quando Margaret Thatcher divenne primo ministro” è il fulminante incipit de “La lista delle cose sospette” che rende subito esplicito sia il periodo raccontato nel libro sia la cornice storica e sociale che inquadrano.
Gli omicidi citati sono quelli effettuati dal cosiddetto “Squartatore dello Yorkshire”, un efferato assassino che terrorizzò la contea inglese a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta facendo tredici vittime accertate e tantissime aggressioni ma soprattutto fece piombare l’Inghilterra in una lunga fase di paura e di paranoia.
Anche lo scrittore David Peace, autore di “Red Riding”,una tetralogia incentrata sullo stesso tragico lasso di tempo, in un’intervista ha parlato di un Paese prigioniero di un clima sociale tremendo “In quegli anni il nord del Paese era misogino, brutale. Per molti inglesi le donne erano automaticamente prostitute. E poi la crisi, la disoccupazione, lo stesso paesaggio, così aspro. Tutto ha contribuito alle stragi. Quel male non era solo opera di un matto come Sutcliffe. C’era un contesto che lo favoriva”. E confessa, come fa anche Jennie Godfrey nella nota introduttiva, di aver sospettato il padre di essere il serial killer.
In questo contesto così avvilito e depresso Miv, una ragazzina di dodici anni, decide di fare qualcosa per scoprire l’autore dei delitti per paura di dover traslocare a causa del terrore che si è sparso nella zona e che potrebbe spingere il padre a decidere di andare in qualche città lontana costringendola a salutare la sua amica del cuore.
Imitando la zia metodica che stende liste per ogni necessità giornaliere anche Miv organizza tutte le sue scoperte in una lista di cose sospette, guardando con attenzione tutto quello che succede attorno a lei e così facendo fa emergere tanti fatti che creano un ritratto vivido di quell’epoca tragica nella storia inglese, con la progressiva deindustrializzazione di una vasta parte del territorio culla della manifattura britannica e che in breve tempo si trovò ad affrontare la miseria e la fame.
L’indagine di Miv e dell’amica Sharon vengono scandite dagli omicidi dello Squartatore e malgrado le difficoltà e la paura di venire intercettate dal bruto continuano, sfidando la razionalità e portando in luce vizi privati e pubbliche virtù dei concittadini, mostrati in tutta la loro umanità e anche nei loro aspetti meno nobili.
Alternando capitoli con il punto di vista di Miv a altri che seguono i personaggi principali della trama Jennie Godfrey ci presenta un romanzo di formazione che affascina per la forza della piccola Miv che cerca in tutti i modi di salvare l’unità della famiglia ma mette anche in evidenza il contesto storico, umano e sociale dove la sofferenza delle persone, che di solito viene dimenticata durante le grandi svolte della cronaca, è resa evidente dalla narrazione.
“Numero due. Ha già portato via il latte dalla bocca dei bambini poveri e il lavoro dalle mani di chi si spezza la schiena”. “Sapevo che almeno in parte era vero. Anni dopo che ci avevano tolto quelle bottigliette di latte tiepido e disgustoso che dovevamo bere tutti i giorni, a scuola si sentiva ancora la filastrocca Thatcher, Thatcher, ladra di latte!”
Qui Miv (e la scrittrice) si riferisce alla decisione della Lady di ferro, quando era Segretario alla pubblica istruzione, di abolire la distribuzione gratuita di latte agli alunni delle elementari e questo fatto diventò il simbolo della sua politica, in seguito caratterizzata anche dalla durissima vertenza con i minatori che si risolse con la sconfitta del sindacato e la chiusura di tante miniere e stabilimenti industriali.
“La lista delle cose sospette” così racconta sia l’inverno dello scontento inglese, per citare Shakespeare, sia la vita di molte persone travolte dal terrore causato da un disadattato che alla fine fu arrestato per altri motivi e che rese tremenda l’esistenza di un intero popolo, anche a causa delle maldestre indagini della polizia delle azioni di disturbo di alcuni sciacalli che portarono l’inchiesta su false piste.
“C’è un’intera generazione di abitanti del nord Inghilterra la cui infanzia è stata tormentata dal pluriomicida Peter Sutcliffe”
scrive l’autrice nella nota introduttiva e questa atmosfera di oppressione e di malessere vive reso alla perfezione nel romanzo dove si intrecciano diverse sottotrame che riguardano, oltre il noir, anche il razzismo e la violenza sulle donne.
“Questo libro è un tributo alle vittime, ai sopravvissuti e a tutti quei bambini ormai adulti, tra i quali ci sono anch’io ed è la lettera d’amore alla “Terra di Dio”, lo Yorkshire.”
“La lista delle cose sospette” è un bel noir che ci fa leggere la storia inglese della fine del secolo scorso attraverso gli occhi di una bambina e soprattutto, come insegna il grande giallista Derek Raymond, “ci impedisce di dimenticare l’orrore che regna”.
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Jennie Godfrey
è cresciuta nello Yorkshire e il suo romanzo d’esordio, La lista delle cose sospette, è ispirato alla sua infanzia, vissuta lì negli anni Settanta. Dopo una carriera in azienda, oggi Jennie Godfrey è libraia part time e scrittrice a tempo pieno. Vive nella campagna del Somerset.