Recensione di Sara Magnoli
Autore: Santiago Roncagliolo
Traduttore: Angela Lorenzini
Editore: Keller
Genere: thriller psicologico
Pagine: 456
Pubblicazione: 2020
Sinossi. Beto, Moco, Carlos e Manu hanno quindici anni e frequentano un istituto religioso nella Lima degli anni Novanta. Condividono l’amicizia, il risveglio delle prime curiosità sessuali e hanno imparato a lottare per tenere nascoste le proprie fragilità ai coetanei, difendere il proprio territorio e fuggire dai rispettivi e complicati ambienti famigliari. Ma la loro adolescenza è fatta anche di violenza, prevaricazione, di rabbia irrazionale, fino a quando, una notte, decidono di ribellarsi anche contro il mondo degli adulti e della scuola, ossia contro il mondo intero… Santiago Roncagliolo ci conduce – con grande maestria nella gestione della suspense e dell’indagine psicologica, alternata a una buona dose di ironia e umorismo – in un viaggio all’indietro nel tempo attraverso le voci dei protagonisti che, dopo molti anni, si ritrovano a raccontare di quella notte in cui hanno perso definitivamente la loro innocenza, infrangendo le barriere tra il bene e il male. Un romanzo che è ritratto di una generazione confusa e spaesata tra benessere, violenza e ricerca di un posto nel mondo, ed è anche indagine sociale, affresco storico, istantanea di un Perù segnato dalla guerra civile.
Recensione
Quattro ragazzi, quindicenni nella Lima del 1992, dove frequentano una scuola maschile a gestione religiosa.
Quattro ragazzi, così diversi tra loro, accomunati dalle emozioni e dalle scoperte che vogliono fare alla loro età.
Quattro ragazzi che quindici anni dopo, davanti a una cinepresa, sono chiamati a rivivere un fatto forte, intenso, drammatico, che li ha legati quindici anni prima. Ciascuno raccontando la verità dei fatti che è sua, dal suo punto di vista.
Quattro ragazzi che erano amici e forse non lo sono più. E che narrano i ricordi vividi, netti, non potendo dimenticare come e perché sono stati così uniti.
Carlos, Beto, Manu e Moco raccontano la loro adolescenza in un Perù segnato dalla guerra civile, dai blackout concreti ma anche delle loro vite che si stanno formando, in capitoli che impediscono al lettore di staccarsi dalla narrazione, tutti in prima persona, introdotti dal nome di chi sta parlando in quel momento.
Santiago Roncagliolo, classe 1975, romanziere che con la sua produzione ha toccato generi che vanno dal giallo al romanzo psicologico, appare qui in tutta la sua maestria nel creare un affresco di un periodo, una società, sondandone le profondità. E, soprattutto, tracciando un quadro composto da quattro storie che ne raccontano una sola.
Dove le vittime si rivelano carnefici e i carnefici vittime, dove i ragazzi si svelano più adulti degli adulti, dove un thriller piscologico si svela a poco a poco con uno stile in grado di far diventare il lettore ogni volta un tutt’uno con il personaggio che sta narrando.
Trasformandolo ora in Carlos, ora in Manu, ora in Moco ora in Beto, facendogli provare le stesse rabbie, gli stessi dubbi, facendogli prendere le stesse decisioni dalle quali non riesce a liberarsi.
E sottolinea anche come i ragazzi vogliano essere ascoltati ma spesso trovino adulti che non sono in grado di farlo. O, e forse è ancora peggio, non ne hanno voglia.
Santiago Roncagliolo
Sceneggiatore, commediografo, traduttore, giornalista di El País, Santiago Roncagliolo vive a Barcellona. Ha esordito come scrittore nel 2005, con Pudor, da cui è stato tratto un film. Il suo secondo romanzo, I delitti della settimana santa, pubblicato in tutto il mondo, gli ha valso a soli trent’anni la vittoria del prestigioso Premio Alfaguara de Novela, consacrandolo come il nuovo fenomeno della narrativa sudamericana.
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