A cura di Maria Sole Bramanti
Autore: Anna Cibotti
Pagine: 156
Genere: noir
Anno di pubblicazione: 2017
SINOSSI
Quattro viaggiatori sconosciuti rimangono, loro malgrado, bloccati in un capanno fatiscente sperduto nel nulla. Ognuno ha un vissuto da raccontare, tutti meno uno.
Chi è quell’uomo?
E cosa nasconde?
Il mistero pervade ogni cosa. La trama rivela una storia dentro un’altra, entrambe incatenate a una terza. Un romanzo noir velato di fantasy, con la struttura del thriller e la suspense del giallo.
RECENSIONE
Un noir con una struttura interessante, che porta la nostra attenzione sul modo in cui la nostra mente rielabora i ricordi, li manipola.
Ma si può sfuggire al senso di colpa?
Tutto inizia con un normale contrattempo, qualcosa che può capitare a chiunque: un’auto che non riparte. Da questo spunto quasi banale, Anna Cibotti costruisce un intreccio molto particolare e ci racconta una storia che di banale ha ben poco!
Cinque persone che si incontrano a un incrocio; un incrocio di strade che è una metafora di come ogni scelta ha delle conseguenze che possono modificare la vita di ognuno.
Una donna “amorevole”, un omone baffuto, un avvocato e una coppia condividono una situazione quasi surreale e, nell’attesa di una risoluzione, si raccontano le loro storie, i motivi del loro viaggio.
E piano piano si rendono conto che solo uno strano scherzo del destino può averli portati tutti a quell’incrocio, perché le loro storie hanno un comune denominatore: strani fenomeni paranormali.
Insieme ai protagonisti, noi lettori pian piano scopriamo ciò che si nasconde dietro a questi fenomeni e alle nostre illusioni.
Una piacevolissima lettura; un romanzo forse non perfetto ma che raggiunge il suo scopo: farci riflettere su fino a dove ci spingiamo per cercare la felicità e se ne valeva davvero la pena.
Bellissima, tra l’altro, anche la copertina di Andrea Leonelli.
Thrillernord ha incontrato l’autrice, donna poliedrica e piena di interessi. Ecco l’intervista.
INTERVISTA
Salve Anna, benvenuta su thrillernord. Parliamo di “La notte era bianca di neve”. Questo romanzo nasce dal tuo primo racconto, “L’incrocio”, pubblicato nel 2012. Perché hai deciso di ampliarlo? È stata un’operazione facile?
L’operazione non è stata affatto facile. Quando si scrive un racconto per un concorso ci sono degli obblighi di battute e di conseguenza si è costretti a sintetizzare il progetto. Ho comunque deciso di riprenderlo perché non ero soddisfatta e volevo dare un seguito alla storia dei miei personaggi lasciati in sospeso e non sufficientemente caratterizzati. Mi ci sono messa d’impegno, una mezza impresa, e ci sono riuscita. Devo comunque ringraziare la mia editor Olga Gnecchi che ha riordinato le mie idee e mi ha consigliato per il meglio.
Un bellissimo titolo; come lo hai scelto e perché?
Avevo scritto un breve testo sulla notte in un contest mensile a tema e ho pensato di usare la prima frase dello stesso… dopo aver cercato altri titoli, invano.
I personaggi e le storie di “La notte era bianca di neve” si ispirano a qualcuno o, magari, a qualche fatto di cronaca?
No assolutamente. Non mi ispiro mai alla cronaca per non cavalcare l’onda, una cosa che non mi piace. Mi invento tutto e lo faccio mentre passeggio a piedi o in bicicletta, nella mia bella pineta.
Nei tuoi libri spazi tra diversi generi: dal romanzo al racconto alla poesia; dal gotico al noir. In quale genere ti senti più a casa? E quale libro ti ha dato più soddisfazioni?
Scrivo i generi che più mi piace leggere, anche se leggo di tutto. La poesia è una variante della prosa e, per me che sono autodidatta, è un modo come un altro per scrivere. Preferisco raccontare storie che abbiano un alone di mistero, il noir e il paranormale. In Adela ho mischiato vari generi e l’ho scritto per l’amore verso la mia città, Ravenna, la sue meravigliose chiese e, soprattutto, la Basilica di S. Vitale che ho sognato di farla protagonista di un mio romanzo fin da bambina. Di conseguenza è un libro molto caro… ma li amo tutti. L’ultimo è appena uscito e chissà… sembra che mi dia molti riscontri e tanta soddisfazione.
Oltre a scrivere, dipingi. Anche i quadri sono un modo per raccontare storie. Vuoi parlarci delle tue opere?
Dipingo per hobby con colori acrilici ad acqua. Sì, racconto storie come quando scrivo e viceversa. La pittura è creazione, sentimento, liberazione; intimistica e riservata. Lo scrivere è più impegno, costruzione, lavoro. In antitesi come espressione del mio essere artista, ma in una ideale simbiosi che mi completa. Amo fare ritratti, ma da quando iniziai parecchi anni fa, ho cambiato man mano il mio stile. Ora è più asciutto ed essenziale e nei visi che ritraggo mi piace cogliere soprattutto l’espressione e la bellezza interiore che traspare dallo sguardo.
Progetti per il futuro? Qualche nuovo romanzo in cantiere?
Nessun progetto per ora. Ho appena finito La notte era bianca di neve e forse… mi darò per un po’ alla pittura. Ma non è detto che prima o poi mi venga qualche nuova idea.
La nostra domanda di rito: leggi thriller nordici? E, se sì, quali sono i tuoi autori preferiti? Quale libro hai adesso sul comodino?
Più che altro vedo telefilm del genere, amo molto anche il cinema, e mi piacciono molto. Sul comodino ho una pila di libri, letti, e il mio reader Kindle munito di una buona libreria. In questo momento sto leggendo un romanzo di un esordiente, un thriller. Durerà qualche sera e passerò al prossimo. Leggo velocemente e tantissimo. Me ne consigli qualcuno?