Recensione di Laura Salvadori
Autore: Antonio Fusco
Editore: Giunti Editore
Genere: thriller
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. E’ l’ennesima notte travagliata per il commissario Casabona, in ferie da una decina di giorni nella sua casa sulle colline di Valdenza: da quando la moglie Francesca lo ha lasciato, il sonno stenta ad arrivare e solo con qualche bicchiere di rhum riesce ad annegare l’insonnia. Ma alle sei del mattino il suono del campanello lo risveglia brutalmente. Chi può essere a quell’ora? Di certo il commissario non immagina che di lì a poco irromperanno gli agenti della sua squadra insieme a Mauro Crisanti, che dirige la Criminalpol di Firenze. Con un mandato di perquisizione. Come è possibile? Di cosa è sospettato? Un’occhiata furtiva al verbale gli rivela la più infamante delle accuse: omicidio. È il momento di agire: così, mentre gli agenti perlustrano le altre stanze, Casabona si cala dalla finestra della camera prima che possano arrestarlo. Quando apprende che la vittima è il dottor Marco Romoli, l’uomo che gli ha portato via l’amore di sua moglie, diventa evidente che qualcuno sta cercando di incastrarlo. Inizia così una fuga rocambolesca per salvare sestesso e il suo onore, che lo porterà fino a Napoli, dove un vecchio boss lo metterà sulle tracce di una fitta rete di rapporti con la camorra. Ma può davvero fidarsi delle sue rivelazioni? E c’è ancora qualcuno dalla sua parte tra gli uomini della sua squadra? Per ottenere di nuovo la libertà dovrà attraversare lande desolate, popolate da maschere e falsi amici, e sarà costretto a smontare, pezzo per pezzo, la macchina del fango che si è messa in moto e che vuole stritolarlo, fino ad arrivare al grande puparo che vi si nasconde dietro.
Recensione
Tommaso Casabona è uno di quei personaggi che si stenta a credere siano solo esistenti nel mondo dell’immaginazione. Tornare a leggere una sua storia è confortante, come quando un vecchio amico ritorna dopo un viaggio e porta con sé un buon odore, un’avvolgente carezza e tutte quelle buone abitudini che rendevano la nostra vita migliore. Perché, a dispetto di molti altri personaggi dei romanzi, Casabona è uno di noi. Ed è nella sua disarmante normalità che si incentra, a mio avviso, il successo di questo personaggio e di questa serie, giunta ormai alla sesta puntata.
Tommaso Casabona, napoletano di nascita, toscano d’adozione, è un funzionario di Polizia che vive il suo lavoro con enorme coscienza e con la consapevolezza di rappresentare lo Stato e la legalità. Uomo di sani principi, sagace indagatore dell’animo umano, conoscitore profondo delle dinamiche del male, un po’ psicologo e un po’ giustiziere, sa sempre quando essere indulgente e quando, invece, affondare il colpo. Un uomo al traguardo dei suoi cinquant’anni, con un matrimonio fallito alle spalle (ma davvero è cosi??), due figli ormai grandi e una vita privata al bivio, tentennante tra la voglia di rimettersi in gioco e la consapevolezza di aver perduto il caposaldo affettivo della sua esistenza.
In questa sesta indagine il lettore attento troverà alcune piacevoli e inaspettate novità.
Innanzitutto Tommaso Casabona si racconta in prima persona. L’autore abbandona l’uso della terza persona singolare e catapulta il suo protagonista sotto i riflettori, immergendo il lettore in una lettura più intima e coinvolgente. Il cambiamento salta immediatamente all’occhio e personalmente l’ho vissuto come un premio fedeltà: dopo anni di cauta conoscenza, Tommaso ha deciso di fidarsi del suo pubblico e a esso si è aperto in una sorta di confessione.
Una confessione, si, proprio perché in questo romanzo Casabona si trova in un grosso guaio e ci racconta con profonda umiltà le sue sensazioni, il suo tormento interiore e la sua voglia di riscattarsi, di capovolgere l’assurdo destino che ha voluto catapultarlo dall’altra parte della barricata, prigioniero di un mondo che egli stesso ha combattuto in prima linea per tutta la vita.
In subordine, ma non meno importante, la storia abbandona l’onnipresente Toscana per spostarsi anche nella terra d’origine del commissario (e dell’autore!). L’inserimento di Napoli nella storia si vive come una ventata di aria fresca. Napoli, colorata, irriverente, verace, sfrontata, consapevoledella sua bellezza prorompente. Napoli, gioia e dolore. Buoni e cattivi. Povertà e ricchezza. Terra di contrasti che finalmente l’autore mette in campo, giusto tributo alla sua terra natale, che non può che arricchire una trama già di per sé intrigante.
Napoli, vista da lassù, sembrava una tela del Caravaggio. Notte senza luna, nera come l’anima di un peccatore impenitente. Fulmini improvvisi che fendevano il buio. Imprevedibili squarci di luce. Il mare. Ombre sul mare, riflessi del mare. Sagome indefinite nel mare. Gocce di pioggia che scorrevano sul vetro. Lacrime sul mio volto riflesso.
Napoli, quella sera, era un assassino in agguato. Una vecchia puttana che vuole succhiarti l’anima e farti uomo. Incuteva timore e, come tutte le cose che fanno paura, affascinava. Napoli era bellissima, più del mio ricordo di amante deluso. Facevo fatica ad ammetterlo, ma era l’unico posto dove riuscivo a sentirmi veramente a casa.
Ho avuto la sensazione che Fusco abbia scoperchiato una pentola che bolliva da tempo. E che, una volta sollevato il coperchio, la sua “napoletanità” e l’amore per la sua terra sia traboccato con potenza nella sua penna. Ed ecco che personaggi meravigliosamente dipinti sono usciti allo scoperto: Don Vincenzo Altieri, anziano esponente di un mondo sommerso, gentile e integerrimo attore di un palcoscenico dove tragedia, onore, rispetto e illegalità si porgono la mano e recitano un copione incomprensibile ai più.
E Giovanni Luongo, ispettore in pensione, uomo solo e solitario, sempre calmo e imperturbabile, con l’abitudine insolita di chiamare tutti colleghi, perché per quanto gli uomini possano essere diversi, c’è sempre qualcosa che li accomuna, che li unisce.
Fautore convinto di una filosofia di vita riassumibile nella frase “ma che me ne fott”, uno dei pilastri della filosofia e della saggezza napoletana. La reazione più nobile e profonda che un uomo posa avere di fronte all’ineluttabile.
Ultima, ma non certo per importanza la struttura particolare che Fusco dà al romanzo, in cui si alternano la voce in prima persona del Commissario e la voce in terza persona del “narratore”, che ci racconta la vicenda con toni più impersonali, affinché il lettore possa inquadrarla con maggiore lucidità. L’incedere della lettura ne beneficia in efficacia e incisività.
Per il resto, va da sé che ritrovare Tommaso Casabona è stato molto appagante. Come lo è stato ritrovare intatto e forse anche maggiormente sfolgorante lo stile narrativo dell’autore. Semplice, sempre centrato, sempre attento alle dinamiche dell’animo umano, che Fusco conferma di saper pilotare molto bene. Del resto, la capacità di trasferire nei suoi romanzi la sua esperienza lavorativa è un valore aggiunto incredibile. Ed è forse per questo che i romanzi di Fusco sono sempre così veri e così coinvolgenti.
Insomma, esco assai soddisfatta dalla lettura della sesta indagine di Tommaso Casabona. L’amaro in bocca delle prime pagine pian piano si stempera fino a divenire un vago miele speziato. Non posso dire di più, rischierei di svelare troppo.
E con questo lieve balsamo in bocca, si chiude il romanzo, non senza lasciare il lettore con quel frizzante senso di non detto che anticipa la voglia di sapere di più. Anche se con la consapevolezza che niente sarà come prima.
Tutto cambia intorno a noi. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento. Solo che facciamo finta di non accorgercene. Per non essere costretti ad ammettere che si muore tante volte, pur restando vivi.
Antonio Fusco
Antonio Fusco è nato nel 1964 a Napoli. Laureato in Giurisprudenza e Scienze delle pubbliche amministrazioni, è funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense. Ha lavorato a Roma e a Napoli. Dal 2000 vive in Toscana, dove si occupa di indagini di polizia giudiziaria. Per Giunti sono usciti con grande successo: “Ogni giorno ha il suo male” (2014, Premio Scrittore Toscano, Premio Garfagnana in Giallo, Premio Apoxiomeno); “La pietà dell’acqua” (2015, Premio Mariano Romiti, Best 2015 nella classifica di iTunes, Premio Furio Innocenti, Trofeo Rinaldo Scheda); “Il metodo della fenice” (2016, Best 2016 nella classifica di iTunes). “Le vite parallele” (finalista al Premio SalerNoir 2018 finalista con Menzione Speciale al Premio Prunola 2018). “Alla fine del viaggio” (2019).
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