La teoria di Camila




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Gabriella Genisi

Editore: Perrone

Collana: Hinc

Genere: Romanzo

Pagine: 157

Anno di pubblicazione: 2018

 

 

 

SINOSSI. Non esiste un’età definita per diventare adulti, accade quando muore un genitore, che tu abbia cinque anni o cinquanta. È così anche per Marco, un ingegnere romano, una sera, dopo una partita di calcetto. La telefonata di Camila, la badante di suo padre, lo proietterà in pochi secondi in un’altra parte della vita. Nell’ora successiva Marco si ritrova a girovagare nella notte di Roma, incapace di accettare il lutto, incapace di comunicare con chiunque. Quando prende coscienza, ad aiutarlo in questo difficile passaggio troverà Camila. La stessa donna che in qualche modo lo ha allontanato da suo padre, occupandone lo spazio emotivo, sottraendo comprensione e tenerezza. In una notte lunghissima e dolorosa passata a fare i conti con gli errori del passato, con un futuro ancora tutto da vivere, si riannoda un filo spezzato tra un padre che non c’è più e un figlio che non riesce a smettere di averne bisogno.

 

 

 

RECENSIONE

“(….) è l’amore la scelta migliore. In ogni frangente della vita.”

Astraendosi da ogni contingenza e fermandosi per un attimo solo su questa frase, non si può non essere sopraffatti da una sensazione di calore, benessere, disarmata e disarmante resa. È così lampante, vero, e anche in un certo qual modo deresponsabilizzante. Di fronte a qualunque bivio, alternativa, dubbio, scegliere in base all’amore, inteso in ogni accezione del caso, anche se sarà doloroso, sarà comunque garanzia di aver preso la decisione giusta.

È così semplice. Sarebbe così semplice. Eppure si fa fatica a metterlo in pratica. Si tirano in ballo mille cose a discapito, si fanno giri di parole, di gesti, si preferisce prendere o mettere distanze.

Gabriella Genisi ha una grande dote: una penna sagace e bella, di quell’intelligenza mossa dal cuore.

Nella Teoria di Camila non ci spiega razionalmente e scientemente il perché spesso l’amore sia considerato un motivo non plausibile per…, non ci spiega perché ciò accada, e nessuno potrebbe farlo, neanche noi stessi su noi stessi; ci racconta però come sia possibile cambiare idee, visioni, atteggiamenti. Esiste un solo modo: parlare.

E con la piena disponibilità ad ascoltare, più ancora delle parole dette, l’eco che queste hanno dentro noi.

Ecco allora come, sulla base di questo assunto, l’Autrice tesse una storia delicata e potente, dove nemmeno la morte può impedire alle parole di scorrere, dove nemmeno la morte resetta o supera l’urgenza e il senso delle cose da dirsi. Anzi, quasi paradossalmente, lo colma, gli dà pienezza.

Nelle “rese dei conti” fatte in vita c’è sempre un sotteso di vincitore e vinto.

In questa che ci viene raccontata vince il ritrovarsi. Lo scoprire, in fondo, di non essersi mai persi.

Il professor Roberto Bufalino non è più. Marco, il figlio, lo apprende in tarda serata, al termine di una partita di calcetto con gli amici, tramite un messaggio mandatogli da Camila, la badante del genitore. Se nei primi momenti è umanamente e comprensibilmente incredulo e sembra quasi non manifestare emozioni, nel corso della notte prenderà coscienza non solo della scomparsa del padre, ma di tutto quanto ruota attorno alla propria vita. L’ineluttabile verità della morte, smaschera la fragile apparenza di una vita posticcia, finta, che non ha più senso di essere.

Il tassello che muove l’effetto domino di tutta la vicenda è il ritrovamento da parte di Marco di un quaderno in cui il padre ha scritto per lui una lunga lettera, una confessione, affidando alla carta ciò che le voci non sono riuscite a dirsi.

Gli parla con una tenerezza infinita del rapporto difficile con la moglie, per Marco la madre, di quell’amore, mai vissuto alla luce con l’unica donna della sua vita, dei compromessi fatti in ragione di ciò che pareva giusto e che invece fattivamente non lo è stato.

Gli confessa di essersi accorto che dietro i racconti ed i “va tutto bene” del figlio, c’erano profonda tristezza e insoddisfazione e, per il progressivo allontanamento tra loro due, di aver fatto finta di credere, senza mettere le carte in tavola.

Gli parla di Camila. Prendendo di petto l’episodio che ha fratturato in un non detto il loro legame. Spiegando.

 

(…) Ti ho sentito arrivare. Alla mia età il sonno è un muro sottile che lascia passare ogni fiato, ogni rumore. Ho tenuto gli occhi chiusi per salvare il tuo pudore. Il mio se ne era già andato da tanto tempo, smarrito tra cateteri, pannoloni e la totale dipendenza da chi mi assiste.

 

Basta far finta di niente e tutto si aggiusta? No, basta far finta di niente, per rompere tutto.

Ma nei rapporti, in quelli veri, allontanarsi può non essere un fenomeno irreversibile, perché il cuore ha un moto proprio, e decide lui dove stare. Con chi. Il passo successivo è dirselo.

 

Mio padre (….) c’era sempre, nell’album della mia memoria.

 

C’è adesso ancora più forte, questo padre, proprio adesso, anche se non è più.

C’è adesso anche Marco. Quello vero.

 

Gabriella Genisi