Recensione di Patrizia Pisanello
Autore: Yukio Mishima
Traduttore: Liliana Frassati Sommavilla
Editore: Feltrinelli
Pagine: 176
Genere: Narrativa
Anno Pubblicazione: 1961 / 2016
Inizierò con il dire che il romanzo di cui mi accingo a parlare, “La voce delle onde” di Yukio Mishima, ha una musicalità ”scritta” (se così si può dire) che avvolge tutto ciò che è narrato e che aggiunge un piacere incredibile alla lettura. L’avevo già letto nel 2003 e l’ho riletto per Thrillernord, riscoprendo dettagli che avevo dimenticato e rivalutandone altri che avevo mal giudicato (evviva le riletture!).
Perno centrale del romanzo è la storia d’amore tra due ragazzi, Hatsue e Shinji. Un amore innocente, puro, pulito che viene descritto e portato quasi in una sorta di piano onirico e intangibile. A questa dolcezza e naturalezza disarmante si unisce poi il contesto e lo sfondo della storia, che impregnano il libro di una magia particolare e che rendono la storia d’amore ancora più bella e più godibile. Sto parlando dello sfondo musicale del mare e delle sue onde, che sono coprotagonisti della storia.
Fanno da sottofondo a tutte le vicende e sembra che uomo e natura riescano a fondersi con naturalezza e armonia. Non ho mai avuto la sensazione che si stesse parlando di due cose diverse – amore e natura- ma anzi, al contrario, le due cose erano così amalgamate che con il sottofondo della tempesta leggevo la voce degli animi dei protagonisti e con il canto dolce del mare vedevo una sorta di celebrazione dell’amore puro e ingenuo dei protagonisti. Inoltre il mare non fa solo da sfondo, diventa parte attiva della storia nelle descrizioni che riguardano l’isoletta dove tutto avviene. Il mare è anche fonte di sostentamento, è la madre che provvede ai suoi figli pescatori.
Ogni dettaglio in questo libro prende parte alla costruzione di una grande armonia che rende la lettura intensa, come se il lettore potesse sentire e percepire le cose. Uomo e natura si fondono, l’isola è un luogo dell’anima, l’amore dei due protagonisti è pulito e puro e le descrizioni paesaggistiche sono coinvolgenti. Yukio Mishima scrive una storia genuina, una sorta di dialogo tra l’uomo e la natura. Questo romanzo è una perla semplice, ma preziosa.
“Di tanto in tanto il fuoco morente crepitava. I due giovani sentivano quel rumore e il sibilo della tempesta mescolati ai battiti dei loro cuori. A Shinji sembrava che quell’incessante sensazione d’ebrezza, il confuso fragore del mare all’esterno e lo strepito della bufera sulle cime degli alberi, scandissero assieme il ritmo violento della natura. E un senso di felicità pura e completa integrò, allora e per sempre, la sua emozione”
Yukio Mishima
Pseudonimo di Hiraoka Kimitake. Scrittore giapponese, autore di romanzi centrati sulla dicotomia fra i valori della tradizione e l’aridità spirituale del mondo contemporaneo. La sua prima opera, Confessioni di una maschera (1949), parzialmente autobiografica, gli diede subito fama e successo. La popolarità andò ulteriormente consolidandosi con La voce delle onde (1954), Il padiglione d’oro (1956) e Il sapore della gloria (1963). In seguito, con la tetralogia Il mare della fertilità (1965-1971) Mishima affermò il valore della cultura del Giappone imperiale, criticando gli esiti del processo di modernizzazione del paese. Temi ricorrenti della sua produzione sono il mito della forza e dell’eroismo, l’erotismo, il legame inscindibile fra sensualità e violenza, tra bellezza e morte. Nella vita, Mishima volle incarnare questi ideali: nazionalista e conservatore, fondò la setta militare Tatenokai (Società dello scudo), basata sull’esaltazione della cultura fisica e delle arti marziali e pose fine ai suoi giorni con un clamoroso harakiri, ultima protesta contro la perdita di valori del Giappone moderno. Alla sua figura e alla sua opera è dedicato il film Mishima (1985) di Paul Schrader. (fonte: ibs.it)