Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Giorgio Scerbanenco
Editore: La nave di Teseo
Genere: Giallo
Pagine: 163
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston e detective all’occorrenza, viene chiamato per indagare su un duplice omicidio. Sulle rive di un fiume sono stati ritrovati il cadavere di un ricco industriale e quello di una donna che proteggeva, Luciana Axel, ex cassiera di un bar e moglie di Oliviero Steve. Il filo rosso delle prove porta alla torbida villetta degli Steve, una famiglia con molti misteri che vive isolata come una setta, e che ogni sera si ritrova per confessare i propri peccati giornalieri.
Recensione
“L’antro dei filosofi” è il quarto romanzo scritto da Giorgio Scerbanenco facente parte della serie dell’archivista di Boston Arthur Jelling.
Pubblicato nel 1942, il romanzo è sicuramente un giallo ma, come tanti altri di Scerbanenco, presenta diverse sottotrame che arricchiscono il plot di contenuti etici.
Anche se è ambientato a Boston, più che altro per sfuggire alla censura fascista che non tollerava gialli con personaggi italiani, l’America di Scerbanenco è un fondale teatrale senza nessun vero e proprio riferimento geografico.
I nomi dei personaggi di questo libro fanno capire immediatamente che i temi toccati non riguardano soltanto gli Stati Uniti ma che i riferimenti sono universali.
Luciana Axel, una donna sfortunata, cresciuta in un orfanotrofio e moglie di Oliviero Steve, funzionario di un’importante industria, scompare misteriosamente da casa.
Si pensa che sia fuggita dall’opprimente famiglia del marito, composta anche dal suocero Leslie, dal cognato Gerolamo, entrambi fanatici moralisti e dalla cognata Carla. I sospetti si indirizzano anche su Padder Jerot, un industriale che ha preso Luciana sotto la sua ala protettiva, salvandola dalla miseria.
Le cose si complicano quando Jerot viene trovano morto in riva ad un fiume e qualche ora dopo viene rinvenuto anche il corpo senza vita di Luciana annegata a diversi chilometri di distanza.
I due delitti a prima vista non sembrano collegati e non si trovano moventi validi che diano una traccia agli investigatori.
Benché ci siano alcune persone sospettate per motivi di concorrenza commerciale e anche per l’ingente eredità lasciata da Padder, il sagace Jelling capisce che per far luce sul mistero deve
approfondire la conoscenza della vittima e soprattutto dell’ambiente malato di fanatismo dogmatico in cui viveva.
Il titolo esemplifica bene l’ambiente di povertà materiale dovuta al rigido settarismo in cui si svolge il romanzo “La casa degli Steve sorgeva in una specie di landa, polverosa e maleodorante d’estate; ghiacciata d’inverno come un pack alla deriva nei mari glaiciali, umida, fangosa, nebbiosa nelle altre stagioni. La costruzione era una cadente catapecchia a un piano con i muri macchiati e scrostati, dalle serrande sdrucite, dai vetri rotti coperti con pezzi di cartone.”
Lentamente l’archivista riesce a delineare una teoria convincente e sorprendente partendo da uno spazzolino da denti e da una conferenza filosofica.
Infatti Jelling più che sugli alibi e sui referti ama basarsi su quella che chiama “psicoindagine”. Per lui un’indagine è perfetta quando circonda il sospetto di una maglia talmente fitta di osservazioni minute e psicologiche da costringerlo a confessare.
“Se per raggiungere la giustizia dovessi mentire, mentirei” e “A chi vi dirà Verità, rispondete Giustizia. A chi vi dirà Amore, rispondete Giustizia” sono le frasi di una conferenza di Gerolamo Steve che fanno capire ad Arthur Jelling che i delitti sono nati a causa di un feroce moralismo che strangola la vita dei familiari e da cui si vuole fuggire ad ogni costo.
“L’antro dei filosofi” è un giallo con forti venature di critica sociale, basato sulla contrapposizione tra verità e giustizia, che nonostante gli anni passati dalla pubblicazione, convince sia nella struttura poliziesca sia nell’evocare situazioni di sottomissione psicologica purtroppo ancora attuali.
Giorgio Scerbanenco
Giorgio Scerbanenco: (1911-1969), nato a Kiev, cresce a Roma ma ancora adolescente si stabilisce a Milano. Negli anni ’30 approda nell’editoria come collaboratore alla Rizzoli e in seguito come caporedattore dei periodici Mondadori, per tornare in Rizzoli nel dopoguerra come direttore dei periodici femminili. Collabora con i maggiori quotidiani e riviste dell’epoca, tra cui il “Corriere della Sera”, “La Gazzetta del popolo”, “il Resto del Carlino” e “Novella”. Scrittore prolifico, ha sperimentato tutti i generi della narrativa ed è riconosciuto come uno dei maestri del giallo italiano, consacrato dal successo della serie di romanzi con protagonista Duca Lamberti e dall’assegnazione del Grand Prix de littérature policière nel 1968. Tra i suoi libri ricordiamo Venere privata, Traditori di tutti, Milano calibro 9, I milanesi ammazzano al sabato, Ladro contro assassino. Tutta la sua opera è in corso di pubblicazione presso La nave di Teseo.
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