L’apparenza delle cose




Recensione di Sara Fenili e Sara Paoli

Autore: Elizabeth Brundage

Traduttore: C. Prinetti

Editore: Bollati Boringhieri

Pagine: 514

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2017

 

 

 

 

 

 
 


“L’apparenza delle cose” è un thriller pubblicato a gennaio 2017 per conto di Bollati Boringhieri.

Il libro è presentato come thriller ma, in realtà, ha sfumature di generi diversi: drammatico, paranormale, filosofico e psicologico. Ho trovato la storia molto inquietante e, soprattutto, velata di un forte senso di tristezza che accompagna ogni parola e che non può lasciare indifferente il lettore. Questo aspetto non è affatto negativo, bensì, una forte fonte di riflessione psicologica sulla vita di un’intera comunità.

La storia è molto avvincente, a tratti la narrazione diventa più lenta fino a sembrare un romanzo che racconta di vite umane e si distacca un po’ dalle caratteristiche del genere thriller. E’ proprio in questo modo che l’autrice ci permette di entrare a pieno nella realtà della famiglie, che compongono questa comunità.

Il tema della drammaticità diventa il cardine del libro, riscontrabile soprattutto nella figura di Cathy, trovata uccisa, nelle prime pagine del libro, con un’ascia conficcata nel cranio, in posizione fetale sul suo letto. La donna, durante il tempo che passa nella cittadina di Chosen, è logorata fuori e dentro da una vita che non sente sua e da un marito da cui non si sente amata, George. I due, a causa del lavoro del marito, si trasferiscono in questa casa di campagna, uniti soltanto dall’affetto per la figlia, Franny. Cathy è all’oscuro del fatto che proprio in quell’abitazione, è avvenuto il suicidio di due coniugi del posto, gli Hale, i quali hanno lasciato al loro destino, i tre figli.

Le vite di queste due famiglie si intrecceranno sia sotto l’aspetto umano che quello più spirituale, di cui troveremo accenni di paranormale. L’autrice caratterizza un grosso numero di personaggi che non faranno semplicemente da sfondo alla storia, ma, ne saranno parte integrante, permettendoci di entrare a tutto tondo nella comunità. Ogni paragrafo descrive un punto di vista diverso rendendo, in quel frangente, uno dei tanti personaggi, protagonista della storia.

Ho trovato che questo thriller non cerchi conclusioni affrettate, che non corra verso soluzioni superficiali e banali, è un libro che “si prende il suo tempo”. Sono certa che l’autrice, usi questa tecnica narrativa per mostrarci palesemente che non è importante come ci appaiono le cose in un primo momento, quanto il conoscere veramente le storie di vita di ogni personaggio per capire le loro fragilità, il loro agire, la loro umanità. Lo scopo del lettore è quello di analizzare le storie dei personaggi per evitare di bloccarsi alla superficie di ciò che appare, e poter raggiungere la parte più profonda di ogni evento.

“Lo sai com’è fatta la gente, ha detto suo padre, il sospetto basta e avanza. Non hanno bisogno della verità”.

Tutto ciò richiede la bravura dell’autrice che, con una scrittura scorrevole e precisa, ci guida, con maestria, verso un finale incerto. Il linguaggio è diretto e riesce, in parte, a celare una patologia che potrebbe annidarsi in qualsiasi personaggio e, che li rende tutti possibili colpevoli. Interessante è l’uso dei discorsi diretti non segnalati che rende la narrazione più veloce e realistica, molto spontanea.

Di forte impatto emotivo, sono i salti temporali che ci spingono a riflettere sui cambiamenti che il tempo attua sulle condizioni dei personaggi. Inizialmente, le vicende sono ambientate alla fine degli anni settanta fino ad arrivare ai primi del duemila.

La narrazione affronta spesso il tema della religione che si intreccia alla possibilità dell’esistenza di entità che, però, non si palesano mai del tutto. Il tema del sovrannaturale aleggia sopra tutta la storia come una presenza possibile ma mai certa. Anche in questo caso, è lasciato al lettore il compito di darsi delle risposte che la scrittrice non offre.

In conclusione, definirei questo libro “a tutto tondo”, non manca nulla e la storia colpisce nel profondo senza lasciare indifferenti. Un libro dal quale non ci si può allontanare nemmeno dopo aver terminato l’ultima pagina. Il lettore non può smettere di farsi domande e rimane, in qualche modo, legato a quelle vite che l’autrice ha descritto così accuratamente. Perfetto per una trasposizione cinematografica, a mio parere, perchè i personaggi sono caratterizzati così bene che non avrei dubbi sugli attori da scegliere e su come farli muovere. E’ facile immaginarli in ogni loro azione durante la lettura del libro, le descrizioni sono molto accurate.

Lettura consigliata senza dubbi, non vi deluderà.

 

 

Elizabeth Brundage


Laureata presso Hampshire College, ha frequentato la scuola di cinema della New York University. Ha insegnato presso Skidmore College, di Simon Roccia Collegio di Bard, il Trinity College, la University of Hartford, e il Rochester Institute of Technology. Vive vicino a Albany nello stato di New York.