L’assassinio di Via Belpoggio




Recensione di Enrico Fasano


Autore: Italo Svevo

Editore: Gilgamesh Edizioni

Genere: Narrativa classica

Pagine: 42

Pubblicazione: maggio 2020

 

 

 

 

 

 

Sinossi. In questo stupendo noir psicologico ante litteram, il gigante della letteratura triestina, ci racconta di Giorgio, il protagonista del romanzo, un povero Cristo, e del suo omicidio. Uccide Antonio per sottrargli del denaro, ma viene visto da una testimone che avrà la conferma della sua identità da un articolo di giornale. Giorgio non è un assassino nato, commette questo gesto forse per imprudenza, ma ciò che colpisce è la sua incapacità di colpevolizzarsi. Nasconde i soldi a casa dell’amico Giovanni, pensando che la fuga sia l’esito migliore; ma qualcosa lo trattiene dal farlo. Inizialmente gli parrà di non doversi preoccupare troppo di essere scoperto: l’identikit dell’assassino non corrisponde al suo. Ma quando le indagini si faranno più serrate e la spirale degli eventi turbinerà in modo nefasto, l’angoscia, i sensi di colpa e la volontà del protagonista di chiudere questa sporca faccenda, lo condurranno sull’orlo del precipizio. L’esito finale è tutto da scoprire nelle pieghe della psiche umana

 

Recensione

E’ considerato l’esordio letterario di Svevo, un racconto brevissimo ma estremamente intenso. Intriso della disperazione di un uomo che sembra non avere altra scelta che la fuga per scappare dalle sue orrende azioni.

Giorgio, facchino vagabondo, commette un omicidio. La narrazione prende avvio dai momenti immediatamente seguenti il delitto e si dipana attraverso i tormentati pensieri dell’assassino. In poche pagine e parole, l’autore, dipinge i tratti di un uomo distrutto e divorato dal senso di colpa senza scadere in scontati moralismi. Ansie, paure e nevrosi compulsive sono raccontate in maniera incredibilmente realistica tentando di far breccia nell’oscurità della mente umana attraverso una narrazione introspettiva.

Lo si legge tutto d’un fiato senza interruzioni. Una narrazione innovativa se si considera il periodo storico in cui fu scritto; si potrebbe quasi dire che Svevo fu uno dei primi fondatori di quello che oggi noi chiamiamo noir e che contiene uno dei suoi tratti distintivi cioè la ricerca di una più acuta percezione di se stessi passando attraverso esperienze traumatiche tradotte in un’atrofizzazione della capacità e delle forze vitali.

Pochissimi scrivono come Italo Svevo e benchè questo sia solo un infinitesimo granello della sua opera già ci si accorge della sua grandezza. Lo studioso Cernacca sosteneva come la lingua utilizzata da Svevo fosse “attardata” e “arcaica”, in lessico e sintassi, perché fondata su modelli ormai superati. Per questo fu sempre criticato e molti anni ci vollero per guadagnare popolarità.

In L’assassinio di Via Belpoggio l’obiettivo viene centrato con i paragrafi finali dove è marcatissima l’impersonificazione del lettore con il protagonista in una ricerca di quella salvezza consapevole ma troppo cruda per essere accettata.

Un racconto utile e aperto ad infiniti spunti di riflessione, approfondimento e confronto. Un racconto classico, tipico degli inizi del ‘900, in cui trapela una forte voglia di innovazione, di scoprire nuovi “territori letterari” fino a quel momento inesplorati e poco frequentati.

 

A cura di Enrico Fasano

metanfetalibri.blogspot.com

 

 

Italo Svevo


scrittore italiano del primo Novecento, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 da una famiglia ebraica benestante, il padre commerciante d’origine tedesca e la madre friulana. Svevo trascorse la sua giovinezza studiando materie tecniche commerciali e frequentando scuole sia in Germania che a Trieste. Nel 1880 lavora presso la filiale triestina di una banca Viennese, ma il lavoro impiegatizio non lo esalta molto e continua a coltivare la sua passione per la letteratura. Nel 1892 pubblica il suo primo libro Una vita, ma il romanzo non ebbe il successo sperato. Nel 1896 si sposa con la cugina Livia Veneziani, scrive i pensieri di un innamorato nel Diario per la fidanzata. Nel 1898 scrive il suo secondo libro Senilità e come il primo romanzo risultò un insuccesso. Nel 1907 conosce lo scrittore irlandese James Joyce suo insegnante d’inglese, l’opportunità di confrontarsi direttamente con uno scrittore affermato, fa suscitare in Svevo nuovi stimoli per ritornare a scrivere dopo la lunga pausa, dovuta a tanti insuccessi. Durante il periodo della prima guerra mondiale Italo Svevo inizia a studiare le teorie della psicoanalisi di Freud, utilizzate come tema fondamentale per scrivere il suo romanzo più famoso La coscienza di Zeno. Il 13 settembre del 1928 Italo Svevo muore per un attacco di insufficienza cardiaca causato da un violento incidente stradale, avvenuto nei pressi di Motta di Livenza (provincia di Treviso).

 

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