Recensione di Paola Iannelli
Autore: Maurice Leblanc
Editore: Ebook Delos digital
Traduzione: Elisa Amaldi
Genere: Noir
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Il ladro gentiluomo questa volta non sfugge alla legge: una sfida forse troppo audace anche per un genio del travestimento come Arsenio Lupin o un piano studiato fino all’ultimo dettaglio? Nessuno ha mai visto il suo vero volto, anche se molti possono dire di averlo incontrato a loro insaputa. Maestro di travestimenti, esperto di gemme, gentiluomo, Arsenio Lupin è qui impegnato nella sua primissima avventura, una sfida quasi impossibile: portare a compimento un furto in un ambiente ristretto e senza vie di fuga come una nave passeggeri. Creato da Maurice Leblanc nel 1905, Arsène Lupin è l’archetipo del ladro gentiluomo come Sherlock Holmes lo è dell’investigatore. La sua popolarità passa per varie generazioni, attraverso film e varie serie televisive – indimenticabile quella degli anni settanta con Georges Descrières (recentemente scomparso) – fino alla rivisitazione giapponese di Lupin III e soprattutto alla serie di successo su Netflix Lupin. Un mito costruito attraverso racconti intriganti, una scrittura di qualità e un personaggio che buca la pagina.
Recensione
Nel mondo dei creatori dei racconti polizieschi l’identità duale dei criminali è un espediente usato per sviluppare una prismatica sfaccettatura delle loro personalità, questo stratagemma conferisce ai personaggi di carta quell’aura di mistero che trascina il lettore nell’universo sinistro, dove si compie un’azione illegale.
Nel caso di Maurice Leblanc la creazione di Lupin rappresentò la possibilità di mettere in scena un delinquente che, nonostante i travestimenti e l’ideazione d’ingegnosi furti, riesce a conquistare la fiducia del pubblico, trasferendo le proprie gesta nella sfera delle abilità individuali, trasformando così se stesso in un artista del crimine. L’ingegno del ladro arriva a toccare le corde dell’armonia e dell’eleganza superando le barriere della violenza fisica per approdare nel limbo dell’aristocratica bellezza. Le azioni illegali trasferiscono un mefitico interesse verso i lettori, i quali manifestano da subito una morbosa attrazione per chi fu soprannominato il ladro gentiluomo, a questo seguì un successo senza precedenti.
Lupin rappresenta uno spartiacque nel panorama letterario del giallo e sovverte le regole, i furti di gioielli dal valore stratosferico sono ideati in maniera magistrale, come il susseguirsi di ardue fughe, mirabolanti travestimenti con cui mescola tratti che vanno dal sacro al profano.
La linea di scrittura che caratterizza Leblanc non richiama a particolari artifici linguistici, ma con delicata e a volte sarcastica vena narrativa l’autore illustra fatti e situazioni ambientando le vicende nel mondo incantato della bella società, senza mescolare le brutture del mondo di fuori, ma relegando gli episodi tra le pieghe del fatuo universo dell’alta società.
Lupin, come ogni criminale che si rispetti, è perseguitato da un ispettore Justin Ganmard della polizia francese e il detective inglese Herlock Sholmes, un chiaro omaggio al personaggio ideato da Conan Doyle, Sherlock Holmes. Si suppone che Leblancs’ispirò alla figura di un anarchico francese, un tale Alexandre Marlus, noto per essere un ladro geniale.
La prima apparizione di Lupin risale al 1907, la descrizione che Leblanc fa riferimento a un uomo elegante, snello, molto vicino al modello del dandy della Belle Epoque. L’acume e l’ardita azione dell’uomo richiamano le imprese del grande illusionista, in altre parole Robert Houdin e la presa scenica dell’altrettanto mago Fregoli.
Lupin lotta contro le convenzioni sociali, e con cordiale insolenza anima i colpi, che nel giro di poco tempo lo rendono l’uomo più ricercato di Francia e attraente conquista da parte delle signore borghesi.
Il primo racconto, come si conveniva a quei tempi, fu pubblicato nel luglio del 1905 sul quotidiano Je sais tout, il successo immediato convinse l’autore a dedicare a quest’antieroe diciassette romanzi, diverse dozzine di storie o meglio novelle, oltre a due opere teatrali. L’ultimo sarà “I miliardi di Arsène Lupin, serializzato nel 1939 e pubblicato postumo nel 1941.
L’eccentrico ladro gentiluomo si trasformerà nel corso del tempo, il paradosso sta che Leblanc renderà Lupin più detective che criminale, inducendo l’ardito personaggio a risoluzione di casi impossibili. Un principio regola tutte le sue azioni: non si doveva uccidere per nessun motivo, tranne i casi in cui era necessario proteggere la propria vita.
Nei due racconti presi che presentiamo, per la precisione “Le prigioni di Lupin” e “Il mistero di Lupin”, nel primo Leblanc colloca la storia gialla all’interno di una nave passeggeri, luogo che al pari di un’isola, rappresenta l’impossibilità di fuga e la costrizione abitativa perimetrata dall’enorme scatola viaggiante, dove i personaggi si muovono scrutando un orizzonte piatto. Compiere un furto in uno spazio così circoscritto rappresenta per Lupin una sfida notevole, ma nulla fa demordere l’uomo dall’attuare il suo piano. La suddivisione interna comprende quattro racconti: L’arresto di Lupin, Arsenio Lupin in prigione, L’evasione di Arsenio Lupin.
Nel secondo racconto Lupin è da poco fuggito da prigione e riesce a salire su un treno, dove compie, assumendo un’altra identità, il furto di una famosa collana appartenuta addirittura a Maria Antonietta. Il paradosso sta nel fatto che la famigerata collana oltre a rappresentare un oggetto di valore, rivelatasi poi un falso, sarà motivo di distruzione della vita familiare dei suoi proprietari, e fonte inesauribile di macabre conseguenze per altrettanti personaggi coinvolti nella faccenda. All’interno vi sono tre racconti: Il viaggiatore misterioso, La collana della regina e Il sette di cuori.
In un’eterna partita a scacchi Lupin e il suo alterego saranno impegnati in mosse ben organizzate, insinuando dubbi e incertezze. Le forze destinate alla legalità saranno ridicolizzate e migreranno verso il confine dell’incredulità, ogni tentativo di arrestare Lupin sarà la dimostrazione di un atroce fallimento. In questo gioco fatto di specchi gli attori di questa commedia umana legata all’universo del crimine lambiscono i contorni della realtà e colorano un mondo parallelo in cui la magia veste i panni di un sogno, dove l’impossibile è la base di tutto.
A cura di Paola Iannelli
Maurice Leblanc
nacque in Normandia, a Rouen, l’11 novembre 1864, secondogenito di un italiano, naturalizzato francese. Trasferitosi a Parigi, frequentò l’intellighenzia del tempo, ma gli autori cui egli teneva di più furono Flaubert, di Rouen come lui, e Maupassant, che ritenne suo maestro e dal quale fu sostenuto. Nel 1905, spinto dall’amico editore Pierre Lafitte, pubblicò senza alcuna convinzione il racconto L’arresto di Arsène Lupin. Il successo immediato lo portò a continuare le avventure dello straordinario ladro gentiluomo, divenuto celeberrimo, con una incessante, felicissima produzione che durò fino al 1941, anno della sua morte. La sua casa nella località di Étretat è oggi divenuta il museo Le Clos Arsène Lupin. I suoi libri, in anni recenti, sono stati ripubblicati da diverse case editrici: Einaudi, Newton Compton, Garzanti, Mondadori.
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