Le ripetizioni




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Giulio Mozzi

Editore: Marsilio

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Mario è un uomo che inventa storie, modifica la realtà, non è interessato alla verità, né sulle cose né sulle persone. Mario sfugge, per indolenza, all’obbligo di capire che tutti ci lega e tutti ci frustra. Vuole sposare Viola ignorandone la doppia, forse tripla vita. Anni prima è stato lasciato da Bianca, subito prima che nascesse Agnese, che forse è sua figlia o forse no. Tuttavia, se Bianca, spuntando dal nulla dopo anni, chiede aiuto, Mario subito accorre, disponibile ad accollarsi la paternità. È succube di Santiago, un ragazzo dedito a pratiche sessuali estreme, e affida alle fotografie la coerenza e consistenza della propria vita. Se dei giorni della vita di Mario possiamo dire – quasi sempre è il 17 giugno -, degli spazi in cui Mario si muove non siamo certi. La ripetizione è l’unica realtà di Mario. Con una scrittura avvolgente, sensuale e che procede per variazioni capitolo dopo capitolo, pur conservando un incalzare ipnotico, Giulio Mozzi in questo suo romanzo guida il protagonista, e chi legge, attraverso avventure in parte reali e in parte – ma la cosa è sempre indecidibile – del tutto immaginarie, portandoli a sfiorare le vite strane e misteriose di personaggi senza nome – il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Monaci, il Capufficio – che Mario contempla come enigmi incomprensibili e rivelatori. Arrivando, nell’ultima pagina, alla più orribile delle conclusioni.

Recensione


Mario vive, si fa per dire, la sua vita tra Padova e Roma con rapide puntate lavorative a Venezia. Tra fantasia e realtà trascorre i suoi giorni in viaggio alla ricerca dell’amore, dell’eros, del senso della vita, con l’animo dell’eterno adolescente che non ha ancora trovato la propria dimensione e il proprio posto nel mondo.

Tutto il suo Universo ruota attorno alla ricerca di un’identità come uomo, come amante, come scrittore, come viaggiatore dei sogni. E proprio come un adolescente vive in una dimensione onirica dove potenzialità e desiderio si incontrano sfuggendo alla realtà.

La sua esistenza è narcisisticamente condensata in un perenne 17 giugno, giorno del suo compleanno. L’Adulto-Adolescente è alla ricerca del sé quattordicenne racchiuso in una vecchia striscia di fotografie istantanee, sbiadite e irreali come lo sono talvolta i ricordi.

Chi è Mario? L’autore? O forse il lettore? L’uomo contemporaneo?

Ciascuno può tentare una propria interpretazione del personaggio cercando di farlo collimare con un prototipo o, per meglio dire, un archetipo.

La narrazione procede in prosa sciolta con sfumature alla Robbe-Grillet su cui si innesta la giornata tipo di Leopold Bloom. Come ne “La gelosia” dell’autore francese assistiamo a una ripetizione concentrica di punti di vista, di prospettive diverse dello stesso particolare, ma senza la bivalenza emozionale contenuta nel titolo del romanzo dell’esponente del Nouveau roman. Come in Joyce viviamo una giornata, il 17 giugno, che tuttavia non è un unico giorno bensì mille giorni differenti, frammentati e ripetuti senza soluzione di continuità.

Ogni capitolo è un racconto che racchiude sfaccettature nuove del personaggio, sempre eguale e sempre diverso. La realtà non-realtà in cui è immerso il protagonista si evidenzia anche attraverso i personaggi di contorno che si presentano come suoi complementi onirici, figure nate dal desiderio e che vivono solo in quanto proiezioni fantastiche del suo ego.

Come direbbe Agamben sono dei feticci metaforat, mere presenze di un’assenza, del vuoto esistenziale che circonda Mario. Viola, Bianca, Agnese, Santiago, Gas vivono in funzione di Mario, una sorta di ectoplasmi creati dalla sua psiche e sono espressione del suo desiderio incompiuto e insoddisfatto di relazionarsi con gli altri. Paradossalmente gli unici elementi reali della narrazione sono quelli definiti da nomi fantasiosi come il Terrorista Internazionale o il Martellatore di Monaci, nomi dietro ai quali si possono facilmente identificare tristi personaggi che hanno affondato davvero le loro radici tra Padova e Verona.

Lo stile dell’esposizione lungo il percorso è incostante e gioca su variazioni continue di registro, sperimentazioni linguistiche e sintattiche, tra lingua colloquiale e forme desuete, tra citazioni palesi di libri e film e suggestioni occulte. È un viaggio comunicativo volto a provocare effetti forti nel lettore e a stimolare esperienze emotive inedite, è un laboratorio di scrittura e di lettura per utenti voraci ma consapevoli che in fondo, come cantava Gaber: “Un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea è soltanto un’astrazione. Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.”

A cura di Cristina Bruno

http://fabulaeintreccio.blogspot.com/

Giulio Mozzi


ha pubblicato diverse raccolte di racconti (Questo è il giardino, Theoria 1993; La felicità terrena, Einaudi 1996; Il male naturale, Mondadori 1998; Fantasmi e fughe, Einaudi 1999; Fiction, Einaudi 2001; Sono l’ultimo a scendere e altre storie credibili, Mondadori 2009; Favole del morire, Laurana 2015; Un mucchio di bugieRacconti scelti 1993-2017, Laurana 2020) e tre opere in versi (Il culto dei morti nell’Italia contemporanea, Einaudi 2000; Dall’archivio, Aragno 2014; Il mondo vivente, Lietocolle/Pordenonelegge 2020). Con Stefano Brugnolo ha scritto due fortunati manuali: Ricettario di scrittura creativa (Zanichelli 2000) e L’officina della parola (Sironi 2014). Per Sonzogno ha pubblicato Oracolo manuale per scrittrici e scrittori (2019) e, insieme a Laura Pugno, Oracolo manuale per poete e poeti (2020). Insegna scrittura creativa dal 1993. Nel 2011 ha fondato a Milano la Bottega di narrazione (bottegadinarrazione.com). Le ripetizioni è il suo primo romanzo.

 

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