L’eremita




Recensione di Mara Cioffi


Autore: Ignazio Frenda

Editore: Self-publishing

Genere: Fantascienza, horror, fantasy

Pagine: 310

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Su un’altura alla periferia di una grande città vive un misterioso eremita. Egli abita abusivamente un’antica costruzione posta sulla vetta di un promontorio a strapiombo sul mare: da lassù attende il compimento letterale dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse di Giovanni. Negli ultimi vent’anni l’uomo ha trasformato il suo eremo in un tempio religioso, adornando le pareti con mosaici, stucchi e pitture dal forte richiamo simbolico, esoterico ed apocalittico. Tre ragazzi, molto giovani e molto diversi tra loro, mossi da impavida curiosità decidono di incamminarsi verso la vetta di Monte Sferrello: Lorenzo è la parte scettica e razionale del trio, nonché ateo e dichiaratamente antiteista. Con piglio provocatorio si diverte spesso a punzecchiare Alberto, amico fin dall’infanzia, che, viceversa, è fieramente cattolico. Chiara, ragazza solare, spigliata e avventuriera, è l’elemento allegro del gruppo e la sua presenza, da anni, tiene unito il rapporto oramai logoro tra i due. Quando i tre consumano l’incontro con il misterioso eremita, degli eventi terrorizzanti iniziano a scandire la loro avventura: il bosco e la borgata ai piedi della montagna offrono loro un’esperienza orrorifica e un viaggio inquietante e visionario, anche se, alla fine, sarà la realtà a superare ogni immaginazione.

 

Recensione

Se pensate di leggere il classico libro di fantascienza/viaggi nel tempo/horror con protagonisti dei ragazzini incoscienti che si incamminano verso un luogo misterioso e vanno incontro a una morte orrenda, beh, avete sbagliato libro.

L’eremita è decisamente di più.

Non è il solito libro scontato, a volte senza senso, che somiglia a uno di quei film horror di serie B, tutt’altro.

É un romanzo dalla trama intricata e molto particolare che, per certi versi, mi ha ricordato Hyperversum di Cecilia Randall, uno dei miei libri preferiti di quand’ero una ragazzina e mi stavo avvicinando al mondo del fantasy e dei viaggi nel tempo, ma che, allo stesso tempo, non presenta la classica linearità – mondo reale – viaggio nel tempo – ritorno al reale – dei romanzi di questo genere.

I personaggi sono ben delineati caratterialmente: sono molto diversi tra loro ed è proprio questa diversità a far sì che riescano a essere amici, nonostante le divergenze di opinioni.

Lorenzo e Alberto sono le colonne fragili del gruppo, un po’ come quelle dei templi antichi: basta uno scossone, una parola di troppo, per vederli crollare e allontanarsi l’uno dall’altro; Chiara, invece, è la colonna portante, allegra, solare, piena di vita, unico elemento di unione tra i due ragazzi che le vogliono un bene dell’anima e farebbero di tutto per lei.

Devo essere sincera: ho scelto di leggere questo libro attratta dalla copertina, molto suggestiva e molto bella e non sapevo bene cosa aspettarmi, se non quello prospettato dalla trama.

Mi sono trovata di fronte a una storia molto potente dal punto di vista tematico – sono davvero tanti gli spunti di riflessione legati alla religione, alla spiritualità, alla presenza di un Dio, specialmente nei dialoghi – e dal punto di vista psicologico – l’idea di non riuscire a uscire da una situazione complessa, quasi un richiamo alla ristrettezza di vedute, l’abbandono, lo scontro con altri personaggi, simbolo che non sempre tutto è così come appare.

Lo stile è molto scorrevole e anche se alcuni passaggi possono risultare ridondanti o inutili, trovo che siano stati tutti funzionali alla storia e mai noiosi; riuscivo a vivere le scene descritte come fosse un film e questo, da sempre, per me è simbolo di un libro ben riuscito.

Il finale non è assolutamente scontato e non nego di aver fatto in modo di ritagliarmi anche dieci minuti tra un impegno e l’altro per poter proseguire la lettura: ero diventata dipendente dalla storia e volevo assolutamente sapere come sarebbe finita.

Insomma, se volete un romanzo che vi tenga incollati alle pagine, che vi faccia arrovellare un po’ per capire cosa sta succedendo, che vi sorprenda fino alla fine e che vi faccia riflettere, dovete leggere L’eremita.

Il mio voto finale è di 4 stelline su 5.

 

 

INTERVISTA

 

Ciao Ignazio! Una domanda di rito: da dove é nata l’ispirazione per “L’eremita”?

Nasce dalla realtà: nei monti che delimitano Palermo, la città dove vivo, esiste davvero un eremita-artista che attende l’Apocalisse. Ho fin da subito pensato che fosse un’idea potente per una storia da raccontare.

 

 

Tra i personaggi descritti, in quale ti rivedi di più?

Certamente Lorenzo. Ma anche se le mie vedute sono all’opposto di quelle di Alberto, c’è qualcosa anche di lui che mi porto dentro.

 

 

Hai mai preso parte a una “missione” come quella descritta nel tuo romanzo, andare alla scoperta di un luogo misterioso e abbandonato, da solo o in compagnia?

Sono stato più volte in “pellegrinaggio” verso l’eremo di quest’uomo che, ci tengo a ribadire, non è il protagonista di questa storia e nulla ha a che vedere col personaggio del romanzo. Premesso ciò, devo dire che alcune delle cose che succedono nel libro sono autobiografiche. ? Come il momento dell’incontro, ad esempio, ma non solo.

 

 

 

Ignazio Frenda


Ignazio Frenda: classe ’84, ha sempre vissuto a Palermo, dove vive e lavora. Lo appassionano il cinema, la musica, la fotografia e la letteratura saggistica nella fattispecie. Per quanto le sue letture lo abbiano formato e fatto “diventare adulto”, non smette di coltivare la sua parte più genuina per continuare ad essere un sognatore. Ama viaggiare e macinare chilometri in sella alla sua bicicletta, alla scoperta dei luoghi più nascosti e magici della sua terra.

 

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