Recensione di Loredana Gasparri
Autore: Ornella Sabia
Editore: Lo Scrittore
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 25 giugno 2020
Sinossi. Come si misura la forza di un libro? Quali emozioni scatena, quante vite intercetta? Può un libro mutare la storia di un continente? L’esistenza di Annarita, grigia, senza troppi sobbalzi, ma nemmeno troppi slanci si srotola in un futuro cupo e non molto lontano; il mondo è di nuovo diviso in blocchi definiti da nuove cortine di ferro. Come uno squarcio in questa coltre monotona e soffocante, un manoscritto anonimo viene recapitato nella casa editrice dove Annarita lavora senza troppa soddisfazione. Bastano poche pagine per scatenare nel suo cuore l’emozione di una voce perduta molto tempo prima, guidata dalla convinzione che l’autore segreto sia l’unico, vero, grande amore della sua vita. Inizia così un viaggio difficile e tormentato dall’Italia alla Siberia, contro ogni regola e contro ogni logica, attraverso confini fisici e temporali, che la porterà a vivere situazioni assurde e pericolose, a contatto con personaggi improbabili e misteriosi movimenti rivoluzionari. Lontano e vago nella realtà, lo scopo di questa piccola odissea si consolida via via però nel suo animo, portandola, grazie alla sua determinazione, al cuore della verità. Che sarà semplice, ma allo stesso tempo sorprendente e dirompente, capace di stravolgere non solo la sua piccola esistenza, ma anche di mutare il corso della Storia. Perché a volte, quando sgorgano dal sottosuolo, amore e verità hanno la forza dirompente di un fiume in piena.
Recensione
In un futuro lontano, lontano… una certa atmosfera del romanzo mi ha suggerito un inizio da Guerre Stellari. E non solo perché siamo nel 2025 (nemmeno troppo lontano da noi, vero?), ma perché il mondo come lo conosciamo noi si è stravolto. L’Europa unita non esiste più, e sono tornate le lire. E i blocchi.
Non abbiamo più solo il Blocco Sovietico, ma anche quello Scandinavo (i paesi del Nord Europa) e quello Mediterraneo (che comprende l’Italia). Per viaggiare dall’uno all’altro c’è bisogno di documenti, visti, passaporti e i controlli sono rigorosi.
Sicuri che siamo nel 2025… ?
Non nel 1984 di Orwell?
Da come ho iniziato, sembra di scorgere la rigidità seria e spietata di certi regimi talmente assolutistici da essere quasi nichilisti.
No, tranquillizzatevi. In questo romanzo si ride e si sorride spesso e volentieri, grazie alle situazioni paradossali in cui la voce narrante e protagonista, Annarita Zita, piomba dritta come un fuso, e al modo deliziosamente ironico, che vuole esibire disillusione, con cui le commenta.
Quando la conosciamo, dice di avere quarant’anni e di preparare schede di lettura e recensioni per una grande casa editrice. Le piace il lavoro, pur non essendo così tanto pagato, e poi, insomma, il suo capo e i suoi colleghi non sono così brillanti e simpatici, l’ambiente un po’… ecco, sì, è noioso. Ma ormai… che cosa potrà fare di nuovo, o che cosa potrà cambiare, alla sua età?
Uso di proposito l’avverbio ormai, perché nelle prime pagine l’autrice lo adopera in modo magistrale per definire l’aspetto e il carattere di Annarita. Leggetele con attenzione, perché quelle sono i codici per entrare più a fondo nello spirito del libro, e anche per gustarvi una visuale divertente su quello che comunemente è considerato il modo in cui va la vita.
Mentre contiamo quanti ormai si sono manifestati nei suoi giorni, Annarita si ritrova perplessa e sotto sotto un po’ sconvolta. Le hanno recapitato un pacco. E all’interno c’è un libro. In versione cartacea, un manoscritto. Fermi, qui c’è qualcosa che non va.
Ah, davvero?
Un manoscritto cartaceo, da valutare, inviato ad una casa editrice, magari per essere letto, valutato e perché no, pubblicato. Sembra fiacca, come novità. Lo sarebbe, ai giorni nostri, ma qui siamo nel 2025: nessuno legge più i cartacei (Linda, una collega di Annarita, si accartoccia dall’orrore all’idea), sono tornate le lire, e il mondo è a blocchi.
E quel manoscritto è costituito da lettere, scritte dalla lontana località di Omsk, indirizzate ad una Anna, che raccontano di un amore tormentato e rimpianto.
L’autore è Sandro Monteluce, l’effettivo amore perduto della semi-disincantata Annarita. Qualcuno disse che i libri sono dotati di un potere da non sottovalutare: questo sconvolgerà del tutto la vita della giovane. Da un momento all’altro, si convince che quello sia un messaggio per lei, direttamente dal suo innamorato, perché corra a salvarlo.
E la tranquilla redattrice, un po’ disillusa e a corto di sogni, si trasforma in una viaggiatrice senza paura, nell’eroina di un romanzo ottocentesco che sfida tutti gli ostacoli per ritrovare il suo amore perduto.
Naturalmente, questo è solo un modo scherzoso per illustrare il grande cambiamento, di pensiero e comportamento, di Annarita. C’è molto, molto di più, e il libro è un grande concentrato di serietà, scherzo, ironia, e ricerca: di sé stessi, della propria verità e del proprio posto nel mondo. Ho ammirato molto lo stile e la grande preparazione dell’autrice, che ha saputo anche giocare con tanti modelli letterari e cinematografici, un po’ rovesciandoli, un po’ prendendoli in giro, ma sempre amandoli.
Da non trascurare il suo modo di mescolare passato e futuro, facendo “ritornare” il primo nel secondo, in una specie di girandola di specchi. Consigliatissimo per chi ama rovesciare le narrazioni scontate, le sorprese e gli sviluppi imprevisti, e l’ironia graffiante di chi sa che, sotto sotto, non è mai finita.
A cura di Loredana Gasparri
https://www.delfurorediaverlibri.it
Ornella Sabia
L’autrice, nata a Napoli nel 1988, a vissuto tra Tito (Pz), Napoli e Roma. Laureata presso l’università L’Orientale di Napoli in Mediazione linguistica e culturale, ha conseguito un master in Giornalismo culturale presso l’università La Sapienza di Roma. Ha collaborato con il quotidiano lucano La Nuova del Sud e la redazione Cultura de la Repubblica e l’inserto Robinson. Ornella Sabia ama viaggiare, soprattutto nell’Est Europa. Quando scrive, però, le piace rifugiarsi a Tito, la cui magica tranquillità le fornisce la concentrazione necessaria a costruire le sue storie. Non potrebbe vivere senza i libri di Dostoevskij e senza un piatto di pasta al giorno.
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