Recensione di Marina Morassut
Autore: Anne Lise Marstrand-Jørgensen
Editore: Sonzogno di Marsilio Editori Spa
Pagine: 496
Genere: Narrativa
Anno pubblicazione: 2016
La storia della regina di Saba, figura mitica e meravigliosa, è narrata nella Bibbia, nel Corano e nell’antico libro etiope Kebra Nagast: l’autrice vi attinge a piene mani per costruire un personaggio ricchissimo sia dal punto di vista storico che letterario.
Intorno al 1000 a.C., la giovanissima Makeda, donna appassionata del sapere e dell’avventura, lascia la natia Etiopia per spingersi fino a Gerusalemme, dove incontra e ama re Salomone, mettendone alla prova la saggezza. Dopo aver affrontato pericoli e intrighi di palazzo, quando ritornerà in patria porterà in grembo il figlio del re d’Israele, destinato a fondare, col nome di Menelìk, la dinastia dei sovrani etiopi, il regno più longevo del mondo.
Difficile non innamorarsi di Makeda, la regina di Saba, donna forte e caparbia, vissuta in un’epoca così remota che potrebbe anche non essere mai esistita. Ed impossibile non apprezzare ed amare questo romanzo, che l’autrice ha intessuto così meravigliosamente di descrizioni di piante ed animali, paesaggi bucolici e paesi, in maniera così vivida e a tratti così poetica, che nonostante la corposità del libro è difficile, voltata l’ultima pagina, lasciar andare tutto questo mondo.
Incontriamo una Makeda ragazzina, che assiste agli ultimi momenti di una madre, ombra nel suo stesso villaggio, perché non ha voluto uniformarsi alle tradizioni e ha voluto aspettare un uomo, il padre di Makeda, che sapeva a priori non sarebbe tornato.
E poi troviamo la Makeda, cacciatrice solitaria incurante dei pericoli e devota agli dei del sole e soprattutto della luna – Ashta e Shamr – spirito libero e assetata di conoscenza, che abbandona la propria posizione guadagnata in seno al villaggio per intraprendere un’avventura pericolosa per un uomo, impensabile per una ragazza.
Una Makeda che travestita da ragazzo attraversa il deserto ed arriva in una città di porto dove la fortuna l’assiste e, nonostante le violenze fino a qui subite, può ripartire per la città dove vive il padre che non ha mai incontrato.
E lì, tra i tanti personaggi che incontra, si fa artefice del proprio destino e finanche del destino del proprio padre. E dopo un periodo stagnante in cui si rende conto che non farà nulla di grandioso e che nulla è consentito ad una fanciulla se non sposarsi e procreare, intraprende forse l’avventura più grande, che la porterà al cospetto del nuovo re d’Israele, re Salomone, che nel frattempo è succeduto al padre, re Davide.
Ed ecco che anche noi lettori, grazie a Makeda, futura regina di Saba, incontriamo re Salomone, un re saggio e giusto, ma soprattutto un uomo. E grazie alla descrizione che ne fa qui l’autrice, ne vediamo anche tutte le pecche e le insicurezze, oltre alla saggezza ed all’austerità che ci è stata tramandata dai Testi. Cosa che forse ci rende più vicina questa figura che forse ha l’unico difetto di avere troppe mogli e di permettere loro di continuare ad adorare i propri dei, portando infine il Regno d’Israele all’idolatria, proprio per questo motivo.
Altra figura forte di questo romanzo è Betsabea, la madre di Salomone. E sarà proprio grazie alla ferrea disciplina imposta da questa donna, oltre alla sua lungimiranza e forza, che Salomone succederà al padre, re Davide.
E proprio su questo tema di figure femminili forti e protagoniste in un tempo dove la donna non era minimamente tenuta in conto, se non come proprietà e procreatrice della dinastia del marito, è interessante fare alcune considerazioni, che sono molto attuali, considerando l’odierna condizione delle donne –almeno nella società occidentale. Considerazione che porta a rivalutare il ruolo che il ’68 ha avuto sull’affrancamento economico delle donne nei confronti degli uomini, ma anche su altre problematiche pesanti che ne sono scaturite e che riguardano la donna come essere singolo a sé stante e come madre, con il suo ruolo primario nella procreazione e nella crescita dei figli in età pre-scolare.
Tornando a Makeda, la protagonista principale del libro nonostante i molti comprimari, ci accorgiamo che le figure umane descritte non sono gli unici elementi che concorrono al buon funzionamento dell’impianto della storia.
Un protagonista che tanta parte e tanta bellezza riveste nel libro infatti è sicuramente la fase dei viaggi di Makeda: il deserto, i diversi villaggi e le città … forse tra le parti del libro più belle, perché ci permettono di conoscere meglio questa donna e perché vediamo con i nostri occhi un mondo fantastico, che rapisce l’anima ed il cuore, nonostante le difficili condizioni climatiche e di vita.
Un dettaglio che poi è una costante di questa scrittrice è la minuziosa descrizione dei dettagli, cosa che a mio parere è senz’altro un pregio, anche se ovviamente porta ad allungare la narrazione.
Un romanzo storico suddiviso in due parti ed in sotto-capitoli intitolati alle città che vengono “visitate”, con la relativa data – cosa questa che ci permette di seguire perfettamente l’intera vicenda.
Capitoli che alternano la vita di Makeda con la vita di Salomone fino all’incontro fatale, che fa parte – come tutto, del resto – della Storia.
Fino ad incontrare una Makeda matura e non più solo unità a sè stante, ma madre di Menelik, generato con re Salomone – e che ancora una volta ci sorprenderà con le sue scelte – sofferte – di politica e di amore.
Una donna e una sovrana a tutto tondo, che quest’autrice ricostruisce con indubbio rigore storico e ci consegna con una dolcezza così vivida e dettagliata che si stenta a ricordare che questo non è un personaggio nato dalla fantasia di un’autrice danese, ma un personaggio storico realmente esistito.
Anne Lise Marstrand-JØrgensen
nata in Danimarca nel 1971, è autrice di cinque romanzi e quattro raccolte di poesie. Con Sonzogno ha pubblicato la biografia romanzata di Ildegarda di Bingen in due volumi, La guaritrice (2009) e La sognatrice (2010), che in Danimarca hanno vinto il prestigioso premio letterario scandinavo Weekendavisen e sono stati nominati “libro dell’anno” per due anni consecutivi. Il suo ultimo romanzo è La doppia vita dei coniugi Horn.