L’impostore




 L’IMPOSTORE

di Damon Galgut 

edizioni e/o 2023

Silvia Piraccini (Traduttore)

thriller, pag.247

Sinossi. Non è facile cambiare vita intorno ai quarant’anni, ma Adam Napier ha deciso di provarci. E in fondo non ha molta scelta. La sua crisi è evidente, il fallimento pure. Dopo aver perso improvvisamente il lavoro e – per via dell’impossibilità di pagare le rate alla banca – anche la casa di Johannesburg, si ritrova prima a Città del Capo, ospite irrequieto e depresso del fratello Gavin, e poi in un paesino del Karoo, all’incirca a otto ore di strada dalla capitale, con l’intenzione di ritirarsi dal mondo per mettere a frutto il suo inattuale talento poetico. Gli eventi, tuttavia, prendono subito una stranissima piega, e non solo perché “le poesie non pagano l’affitto”. La sua nuova dimora, prestatagli da Gavin, è lontana dall’abitato, all’interno cade a pezzi e all’esterno è assediata da una giungla di erbacce. In casa si avvertono strane presenze, per non parlare dell’unico vicino, che scappa a nascondersi appena vede qualcuno. La solitudine si fa sentire. E il paese, popolato di inconsapevoli morti viventi, non sembra promettere di meglio. Almeno fino al giorno in cui Adam incontra, proprio lì, un vecchio compagno di scuola che ha una bellissima moglie dalla pelle nera. Comincia allora, sotto il velo dell’amicizia, un morboso gioco di destini incrociati in cui le identità dei protagonisti sfuggono agli usuali contorni e si fanno reciprocamente minacciose. 

 Recensione di Diego Pitea

Recensire questo libro non è stato semplicissimo e la mia principale perplessità ha riguardato la scelta del genere in cui è stato collocato. Il libro, infatti, del thriller non ha nulla e se siete alla ricerca di situazioni adrenaliniche, colpi di scena a ogni capitolo tipici appunto dei thriller, potete fare a meno tranquillamente di leggerlo. Conoscevo Galgut di fama e mi aspettavo un certo tipo di libro, per tale motivo sono rimasto spiazzato, anche se non in senso negativo come potrebbe sembrare, almeno non completamente.

Il romanzo narra le vicissitudini di Adam Napier, un uomo che arrivato alla soglia dei quarant’anni si sente sconfitto dalla vita. Dopo aver perso il lavoro e la casa, decide di chiedere ospitalità al vituperato fratello Gavin, che invece è riuscito a fare fortuna contro ogni aspettativa e con il quale non ha un rapporto idilliaco. Gavin non manca di fargli pesare quella situazione, remore anche del trattamento che Adam gli aveva riservato in gioventù, per cui Adam decide di stabilirsi in un piccolo paesino dell’entroterra sudafricano, a suo dire per scrivere il suo libro di poesie, sogno mai realizzato. In realtà, nel corso della storia si comprende come Adam cerchi con quella scusa di scappare dalle responsabilità e persino da se stesso.

A Karoo, il piccolo paesino dove si è stabilito, Adam conosce un tipo enigmatico, un certo Bloom e soprattutto un ex compagno di scuola, Canning, di cui ha solo un vago ricordo, ma che porterà una svolta nella sua vita. Canning, infatti, lo invita nella sua meravigliosa residenza e gli fa conoscere la sua giovane moglie “Bimba” che poco alla volta, con modi conturbanti, lo trascinerà in un vortice dal quale faticherà a uscire.

La scrittura di Galgut è fluida e la sua capacità di Galgut di descrivere il Sudafrica con le sue contraddizioni è notevole e vi confesso che è stato l’unico motivo che mi ha fatto proseguire nella lettura.

Il romanzo si snoda infatti nel rapporto ambiguo fra Adam e Canning e fra il primo e “Bimba” con un epilogo che è facilmente intuibile, ma di trama purtroppo neanche l’ombra. Ci sono alcuni momenti in cui il romanzo sembra voler decollare, voler aumentare i giri, ma subito dopo ricade in una lenta ripetizione delle stesse situazioni.

Come accennavo, il mio giudizio è influenzato dal genere: come thriller è assolutamente non soddisfacente, se, invece, siete alla ricerca di un romanzo che vi faccia immergere nelle tradizioni e contraddizioni di un paese lontano, con una scrittura affascinante, allora leggetelo.

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Damon Galgut


nasce in Pretoria, nel Sud Africa, nel 1963. Il suo esordio letterario avviene a soli 17 anni con il romanzo Sinless Season (1984). Il romanzo del 2003, The Good Doctor, ha vinto il Commonwealth Writers Prize (per l’Africa) ed è stato selezionato per il Man Booker Prize. Tra le sue ultime opere ricordiamo In una stanza sconosciuta (Edizioni E/O, 2011), selezionato per il Man Booker Prize, Estate artica (Edizioni E/O, 2014), La Promessa (Edizioni E/O, 2021), vincitore del Booker Prize 2021 e Il buon dottore (Edizioni E/O, 2022).