L’incanto del pesce luna




Recensione di Marianna Di Felice


Autore: Ade Zeno

Editore: Bollati Boringhieri

Genere: Gotico/Orrore

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Gonzalo fa un mestiere insolito. Impiegato come cerimoniere presso la Società per la Cremazione di una grande città, si occupa di organizzare e presiedere funerali laici nella Sala del Commiato dell’antico Cimitero Monumentale. Nel corso dei dodici anni passati al Tempio Crematorio gestisce con passione e professionalità migliaia di riti funebri. È sposato con Gloria, conosciuta fra i banchi universitari, e ha una figlia, l’adoratissima Inés, che all’età di otto anni cade in uno stato di coma profondo a causa di una misteriosa malattia. Confinato fra le mura di una stanza d’ospedale, il destino di Inés è appeso a un filo. Tra padre e figlia si instaura un dialogo silenzioso, fatto di presenza e di musiche ascoltate insieme. Tra queste, le canzoni e il tip tap di Gene Kelly, l’unico in grado di indurre sulle palpebre di Inés quello che sembra un accenno di vitalità. La speranza, sempre più labile, di trovare una cura in grado di svegliarla, un giorno viene inaspettatamente riaccesa da Malaguti, uomo equivoco e affascinante che propone a Gonzalo di lavorare per lui, o meglio per la sua anziana padrona. In cambio della promessa di ricoverare Inés in una clinica esclusiva, Gonzalo abbandona la vecchia occupazione per passare alle dipendenze della Signorina Marisòl. Capostipite di una potente famiglia, la donna vive in una grande villa in collina, senza mai uscire dalla sua camera da letto. Il suo aspetto è quello di una nonnina decrepita, ma una volta alla settimana la sua natura mostruosa le impone di divorare carne umana. Ormai troppo debole per procacciarsi cibo da sola, ha bisogno di un assistente in grado di cercare e condurre da lei le vittime sacrificali. L’impresa non è semplice, gli ostacoli sono molti, e Gonzalo dovrà fare i conti non soltanto con il desiderio di salvare la figlia, ma anche con il bisogno di redimersi. E sarà proprio l’anziana Marisòl ad aprirgli gli occhi, insinuando il dubbio che anche lui sia un mostro come lei, come tanti, e come tutti illuso che i semi della mostruosità dimorino sempre altrove

 

Recensione

Un artista come Ade Zeno che ha le mani in pasta tra scrittura, cortometraggi, teatro, vignette e canzoni dovrebbe esser scusato se i suoi protagonisti peccano di cinismo perché potrebbe essere un atteggiamento di distacco e quindi di difesa nei confronti di un lavoro come quello di Gonzalo, protagonista del libro, lavoro che oltretutto fa anche lo stesso autore. Entrambi lavorano come cerimonieri in un Tempio Crematorio.

Credo che dopo aver visto tanta sofferenza, tante lacrime e tanti passaggi tra parenti e defunti si arrivi a una dura presa di posizione rimanendo sempre sensibili. Si sceglie di soffrire insieme agli altri o chiudersi per difendersi da tanto affanno, come a proteggere il proprio io dall’assorbire  il dolore senza lasciarsi condizionare come solo l’empatia sa fare.

Di questi tempi va di moda la parola empatia e l’inno al suo significato senza disporne necessariamente, anzi, in molti casi si usano alla sprovvista senza conoscerne davvero il valore, in altri casi poche persone la dimostrano perché non possono farne a meno.

Così è nella realtà  visto che non tutti devono comportarsi allo stesso modo solo perché sono in molti a dirlo. Il protagonista è invaso dai demoni e cerca di lottare contro di essi, annaspando per raggiungere la sua oasi di salvezza che si trova in un letto di una clinica privata. Forse la sola che lo riporta alla sua sensibilità, alla sua umanità.

A Villa Ruben, clinica privata costosa, sta sua figlia di 24 anni che dall’età di otto è entrata in una sorta di coma.

L’ombra della malattia, contro la quale si lotta sempre con tutte le forze, aveva raggiunto chi aveva di più caro catturandolo sotto le sue spire e allontanandolo dalla realtà e dagli affetti. Così Gonzalo si ritrova davanti ad un guscio che spera non sia vuoto, ma che possa recepire ciò che gli è attorno per questo tutte le volte che va a trovare Inés la stimola con favole inventate da loro due o con la musica che le piaceva tanto. Dall’avere tutto si ritrova ad aver perso tutto.

Ma davvero ha perso tutto oppure glielo vogliono far credere?

Al lettore ad un certo punto può sorgere una domanda, ma Gonzalo aveva davvero tutto ciò che voleva?

Alla fine il protagonista è divorato da rimorsi e rimpianti, mostri giganti che prendono forma dentro di lui e che lo rendono uguale a chi mostro ci è per natura.

Il lettore invece è rapito dalla lettura e soffre insieme al protagonista, forse in modo diverso a seconda della sensibilità insita in lui e si ritrova tra la Famiglia divorata dall’avidità e dall’ebbrezza del potere supremo e la scusa di obbedienza del protagonista nei confronti di una vecchia Signorina, solo per salvare, dice lui, sua figlia.

Gonzalo è divorato dall’interno e sembra un automa che va a lavorare solo e unicamente per far si che Inés possa ricevere le migliori cure.

Ma quanto può esser grande l’amore per la figlia?

Tanto da indurlo a compiere azioni nefaste solo per giustificare l’amore che ha nei confronti della sua Inés?

Ma davvero un umano può avvalersi di tale scusa e spingersi oltre mostrando in sua difesa un problema seppur grave senza avere una natura macabra egli stesso?

Oppure in lui i mostri che incontra creano un delirio di onnipotenza che porta a compiere determinati atti?

Si può leggere questo libro come se fosse un normale gotico per le ambientazioni buie e oscure o come un romanzo dell’orrore per le sensazioni di raccapriccio e disgusto che generano nel lettore oppure si può andare a fondo e tradurre delle immagini inventate con quelle della vita reale.

In entrambi i casi, buona lettura!

 

 

A cura di Marianna Di Felice

marisullealidellafantasia.blogspot.it

 

 

Ade Zeno


Ade Zeno è nato a Torino nel 1979. Ha esordito nel 2009 con il romanzo Argomenti per l’inferno, finalista al premio Tondelli, cui è seguito, nel 2015, L’angelo esposto. Come drammaturgo ha scritto Il tiranno (2006), Velvet Bunny (vincitore del premio Nuove Sensibilità 2010), Wonder Woman + Gesù Cristo (finalista al premio Scenario 2011), e Le ultime ore dell’umanità, per la regia di Jurij Ferrini.

 

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