L’inverno del profeta




Recensione di Loredana Gasparri


Autore: Håkan Östlundh

Traduzione: Stefania Forlani e Giulia Pillon

Editore: Società Editrice Milanese

Genere: Thriller nordico

Pagine: 383

Data di pubblicazione: 03/05/2019

Sinossi. Un hotel di lusso a Sarajevo. Una missione di pace e una cena di gala. Una relazione clandestina, come tante altre, tra due diplomatici svedesi. Un attentato nella hall dell’albergo. Tra le vittime c’è il padre di Elias, studente svedese di ventiquattro anni. Nel giro di pochi giorni tutto il suo mondo crolla: non solo il padre è morto, ma deve anche convivere con la terribile possibilità di un tumore al cervello. È in questo frangente drammatico che il giovane conosce Ylva, capo nonché amante di suo padre, decisa tanto quanto lui a far luce sui misteri di quella morte violenta. Così i due uniscono le loro forze per scoprire i responsabili, e si ritrovano in mezzo a un intrigo internazionale che coinvolge partiti politici, forze diplomatiche e ricche aziende private in un vortice di interessi personali e sete di potere. Un thriller carico di suspense, che contraddice l’immagine tradizionale della Svezia come paese “virtuoso”, mostrando che lo scandalo e la corruzione esistono, spesso celati e protetti anche dal governo. Håkan Östlundh immerge i suoi lettori nel vivo dell’azione e li accompagna fra colpi di scena e rivelazioni, proiettili e codici cifrati, mantenendo alta la tensione con la sua abilità di scrittore affilato come un coltello.

Recensione

Il primo impatto che ho avuto con il giallo nordico, soprattutto svedese, è stato con il famosissimo Stieg Larsson, e il suo stile obiettivo da giornalista con cui riusciva a trasmettere orrori antichi (come tempo e come pregiudizi) senza sporcare troppo il lettore precipitato in quell’inferno. Orrore andante, ma non troppo, se dovessi usare una metafora musicale.

Ho ritrovato lo stesso distacco da report giornalistico anche qui, ma arricchito di altre sfumature, pur tendenti generalmente al gelido. Non intendo lanciarmi in paragoni impossibili tra scrittori diversi, ma solo richiamare alla mente uno stile, un modo di raccontare che, pur essendo in apparenza distaccato, riesce a colpire a fondo. Per questo, sono sicuramente essenziali i contributi dei traduttori, che in questo libro sono due traduttrici.

Håkan Östlundh riesce a raccontare una storia horror con ammirevole equilibrio, mescolando elementi diversi, sfrondandoli, addolcendoli, aumentandone l’intensità dove necessario, e lasciando anche qualche spigolo aguzzo. Quando apriamo la porta siamo a Sarajevo, sbirciamo la breve intimità di Ylva Grey e di Anders Krantz, due funzionari di un’istituzione governativa svedese, il SIDA, in missione diplomatica. Non abbiamo nemmeno il tempo di ficcare amabilmente il naso in queste faccende “rosa”, perché una certa realtà fatta di calcolo e pragmatismo portato all’estremo ci fa letteralmente scoppiare in faccia una bomba. Una vera, non metaforica.

In questo attentato muore Anders Krantz, si spezza la fiducia di Ylva Grey nell’umanità e in certi valori, si frantuma la capacità di percezione di Elias Krantz, e va anche definitivamente in pezzi l’immagine della Svezia come paese felice, retto fino al midollo, dove tutto funziona e non esiste corruzione. E’ un arazzo al contrario, quello che l’autore sta tessendo: toglie i fili, li strappa all’improvviso, li fa correre al contrario, li ingarbuglia.

Con poche parole, alcune secche e altre smerigliate, spinge Elias Krantz a indagare per conto suo sulla morte subito sospetta di suo padre, mentre cerca di tenere a bada l’informazione che nel suo cervello sta germogliando un tumore che, oltre a terminargli la vita, potrebbe rendergliela oltremodo difficile, nel tragitto. Gli affianca Ylva Grey, acuta osservatrice apparentemente impassibile, dallo spirito ribollente dei guerrieri caparbi, abituati a portare a termine le loro missioni. Si diverte, l’autore, a complicare il loro compito, immergendoli in un’atmosfera di sospetto continuo, in cui tutti quanti diventano spie al soldo di interessi economico-politici giganteschi, inaffrontabili.

Non ci si può fidare di nessuno, si è vulnerabili sempre, soprattutto se si fa parte dello schieramento dei cosiddetti “buoni”. Come faranno ad uscire, ce la faranno, ad uscire, da questo labirinto angosciante, Elias e Ylva?

Non perdeteli di vista (è facile, con la neve e il freddo di Stoccolma), non fatevi distrarre dal tono tranquillo dell’autore, che dall’alto del suo sorriso tiene tutto accuratamente sotto controllo. Il suo stile riesce ad essere così oggettivo, talvolta, da potersi permettere persino una leggera ironia, un divertimento appena accennato tinto di grottesco che non fa altro che aggiungere equilibrio ad una storia complessa e dal cuore spietato.

A cura di Loredana Gasparri

delfurorediaverlibri,blogspot.com

Håkan Östlundh


Håkan Östlundh nato ad Uppsala nel 1962, è uno scrittore, sceneggiatore e giornalista svedese. Dal 2004 a oggi ha pubblicato dieci libri, molto apprezzati dalla critica e dal pubblico. È stato tradotto in dodici paesi. In Italia sono usciti Gotland (2012), La vipera (2013) e L’intrusa (2014). Vive e lavora a Stoccolma.

 

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