Recensione di Amanda Airola
Autore: Ruth Ware
Editore: Corbaccio
Pagine: 352
Genere: Thriller
Anno pubblicazione: 2015
Il romanzo inizia come una comunissima storia di amicizie perse e ritrovate.
Nora riceve inaspettatamente un invito per l’addio al nubilato della sua migliore amica del liceo che non vede da 10 anni.
Seppur con molta riluttanza, per i fatti che le hanno precedentemente allontanate, finisce per accettare l’invito e partecipare così ad un weekend che finirà per diventare il peggiore della sua vita.
Le prime pagine scorrono tranquille e servono all’autrice per presentarci i vari personaggi, farci entrare nella loro mente e creare i giusti presupposti per non permetterci di fidarci davvero di qualcuno di loro.
Non assistiamo ad un vero e proprio accrescersi di tensione e terrore, ma più che altro ad un susseguirsi lento ed inesorabile di angosce e dubbi che fanno stare il lettore incollato alle pagine. La stessa casa, quasi interamente in vetro, isolata in mezzo ad una foresta, crea una perfetta ambientazione piena di ansia, mettendo a nudo gli ospiti come se fossero su di un palcoscenico. Nora subisce il primo duro colpo quando viene a sapere dalla stessa Clare che l’invito era solamente una scusa per poterle confessare che il suo futuro marito sarebbe stato l’ex fidanzato di Nora, James.
Mentre le pagine scorrono fluide la Ware inizia a seminare un po’ di tensione con piccoli fatti che potrebbero non significare nulla ma che scavano nel lettore la voragine del dubbio, la suspense in attesa che qualcosa di terribile accada non fa che aumentare.
Nora già turbata dall’invito finisce per iniziare a provare un’ansia sempre maggiore, ma cerca di attribuire gli strani avvenimenti e le acide battute di alcuni ospiti solamente all’uso un po’ sfacciato di alcol e droga.
Ma una sera la bizzarra idea di una seduta spiritica fa precipitare le cose, dopo alcuni sciocchi scherzi compare la scritta “assassino” e gli ospiti ormai stanchi e ubriachi iniziano a provare un po’ di panico.
Nella notte i fatti peggiorano ulteriormente, quando a causa di rumori sospetti il gruppo di amici finirà per compiere un tragico gesto.
Ma saranno davvero tutti colpevoli, oppure solo uno di loro si cela dietro il sipario per tendere i fili della vicenda?
Il sapiente uso della prima persona ci fa entrare nella mente della protagonista, costringendoci a provare le sue stesse paure e i suoi stessi dubbi, perché anche lei dopotutto potrebbe essere colpevole di quel crimine.
L’alternarsi di capitoli al presente e capitoli al passato non ci aiuta a scoprire indizi che puntano davvero in un’unica direzione, ma serve soltanto ad impedirci di sospendere la lettura in modo che fino all’ultima pagina saremo divorati dai dubbi.
Ruth Ware
Ruth Ware è cresciuta a Lewes, East Sussex. Dopo una giovinezza trascorsa a leggere Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Josephine Tey, non è sorprendente che abbia deciso di fare la scrittrice di gialli.
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