Recensione di Clementina Di Branco
Autore: Sara Fruner
Editore: Bollati Boringhieri
Genere: narrativa
Pagine: 205
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. «Ho avuto tre madri e non ne ricordo nemmeno una». Macondo, quindici anni, quoziente intellettivo da capogiro, lettore vorace con il mito di Sherlock Holmes e Martin Mystère, una passione inconfessata per la Bea, vuole scoprire che cosa c’è davvero nel suo passato. È una zona buia troppo grande per ignorarla, ma l’amatissima nonna, l’anticonformista artista cilena Rocío Sánchez, che pur conosce ogni verità, è determinata a rivelargliela solo dopo il traguardo dei diciotto anni: nel frattempo custodisce ciò che c’è da custodire dentro una scatola inaccessibile, lassù, sull’ultimo scaffale del suo studio. Animo da detective, e scatola fuori portata, Macondo comincia un’indagine personale, raccogliendo indizi e aneddoti che carpisce dalla tribù di amici di Rocío spesso radunati a casa loro, e dai foglietti che la nonna gli scrive strappandoli da un blocchetto che porta sempre appeso al collo: un intervento alla gola le ha portato via la voce e lei rimedia così, matita alla mano. Macondo scoprirà presto di portare inscritto nel nome ben più del senso di solitudine ispirato dal paese inventato da Gabriel García Márquez: nel suo nome è racchiusa tutta la sua storia. La sua ricerca d’identità diventa allora un cammino sia verso se stesso, sia verso chi lo ha amato, un percorso che lo conduce fino all’Istante largo, soggetto di un quadro della nonna, ma soprattutto epifania di un momento che apre le porte della consapevolezza: la famiglia non è necessariamente una struttura costruita a priori, ma può assumere le forme più diverse, spuntare in situazioni in cui i legami di sangue non ricoprono alcun ruolo, diventare uno spazio immenso per chi ama. Con una scrittura limpida e poetica, Sara Fruner ci offre una riflessione insieme intensa e lieve sull’imprevedibilità dei legami che ci forgiano. E se gli amori sono rimasti incompiuti, se sono terminati troppo presto, ogni legame spezzato del nostro passato può avere una seconda, inattesa chance, che ci sorprende.
Recensione
L’istante largo è un romanzo leggero, delicato che racconta di quel momento a volte magico, spesso doloroso, che divide l’esistenza in un “prima” e un “dopo”.
Tre donne misteriose ci sono nella vita di Macondo, tre madri sconosciute. Alla loro ricerca, Macondo scopre non solo un mondo, ma infiniti universi a cui fino a quel momento non aveva avuto accesso; non solo il suo passato, ma anche quello delle molteplici figure che ruotano intorno a lui e a sua nonna Ròcio.
Nella relazione tra questi due personaggi, nonna e nipote, si realizza la perfetta fusione tra il passato che profuma di mitologia, il richiamo al paese di Cent’anni di solitudine è ben raccontato nel romanzo, e il presente nella sua faccia più moderna, con la particolarità per queste figure di essere entrambe messaggere dell’uno e dell’altro contemporaneamente.
Il giovane Macondo, animo sensibile e quoziente intellettivo superiore alla media, cattura per la naturalezza con cui accoglie le piccole e tragiche verità che mano a mano riesce a scoprire con la sua indagine, mettendo in pratica gli insegnamenti dei suoi idoli Sherlock Holmes e Martin Mystère. Nonna Ròcio appassiona con la sua vita da artista anticonformista e con il mondo che inevitabilmente porta dentro di sé.
Intorno a loro altre figure non meno importanti. Un coro di voci in cui c’è spazio per la storia di ognuno. Sono loro che vanno a formare questa famiglia, perché di famiglia si tratta, al di là dei legami di sangue. Ed èattraverso di loro che Sara Fruner racconta i mille volti dell’amore.
Come in uno specchio, quello che Macondo cerca nel passato, lo vive nel presente: il confronto, l’amore, la consapevolezza, il distacco. Ad accompagnarlo nella sua esperienze canzoni, film, immagini. Si può quasi parlare di una “colonna sonora”.
Il romanzo, infatti, è una continua suggestione anche per noi lettori. Difficile non far riecheggiare nella mente anche solo una strofa di Battiato o dei Rolling Stones.
A completare il fascino di questo romanzo, contribuisce lo stile dell’autrice.
Già poetessa, Sara Fruner riesce a riportare nella prosa la leggerezza e l’incanto della parola. L’istante largo, complice la poesia, è un romanzo di illuminazione da leggere tutto d’un fiato.
Sara Fruner
Nata a Riva del Garda, Sara Fruner si laurea in inglese a Ca’ Foscari, e si specializza in traduzione letteraria dall’inglese all’Istituto Superiore Interpreti e Traduttori di Milano e a Ca’ Foscari. Per alcuni anni lavora nell’editoria, occupandosi di letteratura postcoloniale e traducendo autori quali Dionne Brand, Monique Truong, Sello Duiker, Don McKay. Dal 2017 abita a New York, dove è docente di italiano presso la New York University e il Fashion Institute of Technology. Con la scrittura, ama frequentare cinema, arte, letteratura, e i suoi articoli sono apparsi su «La Voce di New York», «CinematoGraphie», «Magazzino 23», «Brick». Collabora come traduttrice e performer con la Magazzino Italian Art Foundation e il Center for Italian Modern Art. È Professional Member della Authors Guild e delle PEN America Women. In poesia, pratica il bilinguismo: Bitter Bites from Sugar Hills, la sua prima raccolta in inglese, ha visto la luce nel 2018, Lucciole in palmo alla notte, la sua prima raccolta in italiano, nel 2019.
Acquista su Amazon.it: