Lo schiavista




Recensione di Valeria Martellotti

Autore: Paul Beatty

Editore: Fazi Editore

Genere: Narrativa

Pagine: 369

Anno di pubblicazione: 2016

 

 

 

 

 

 

Vincitore del National Book Critics Circle Award 2016.
“La più lacerante satira Americana degli ultimo anni” – The Guardian

“Fra i più importanti e difficili romanzi americani del ventunesimo secolo. Un racconto feroce che i lettori non dimenticheranno mai.” – Los Angeles Time

“Satira alla Swift di prima qualità. Pungente, sbalorditivo, da capogiro.” – The Wall Street Journal

“Il romanzo americano più caustico e più cazzuto che io abbia mai letto da almeno dieci anni.” – The New York Times

“Beatty supera se stesso e forse anche tutti gli altri. Divertentissimo e, come tutti i grandi profondamente stimolante.” Booklist

“Un libro folle, meraviglioso, succulento.” Financial Time

Lo schiavista, titolo originale francese “The Sellout”, il venduto, è il quarto romanzo dello scrittore americano Paul Beatty, il secondo libro dell’autore, dopo “Slumberland” del 2010, pubblicato in Italia da Fazi Editore.
Grazie a questo romanzo, caso letterario ed editoriale, l’autore è tra i favoriti a vincere il Pulitzer.

Acclamato come il nuovo Philip Roth, paragonato nello stile al padre della satira Jonathan Swift, Paul Beatty sta facendo molto parlare di sé.
Considerato uno degli scrittori più audaci, divertenti e geniali d’America gli va riconosciuto il grande merito di aver affrontato il tema non facile dell’integrazione razziale con spiazzante ironia, provocazione e una prosa brillante.
Va detto che l’autore non ama definirsi uno scrittore satirico e considera questa etichetta come un limite per il romanzo.

Il libro va assaporato lentamente perché pullula di citazioni su personaggi e avvenimenti storici che hanno fatto nel bene e nel male la storia dei neri d’America.
Nel romanzo Beatty non risparmia aspre critiche verso i cosiddetti “integrati” con la pelle nera che considerano l’accettazione da parte della maggioranza più importante del rispetto di sé e della morale.

La storia si svolge a Dickens, ghetto della periferia sud di Los Angeles, a immagine e somiglianza della reale Compton. Zona rurale poverissima e degradata, abitata da neri ma perlopiù da messicani, Dickens rischia di scomparire dalle carte geografiche diventando un anonimo insieme di vie di una delle tante comunità di Los Angeles, causando il naufragio dell’identità del popolo nero.
Messi a conoscenza del pericolo, gli intellettuali del posto se ne fregano, troppo impegnati a dibattere il problema di quante volte compaia la parola negro nei libri di Mark Twain.

Del protagonista, fumatore di marijuana, dedito ad agricolture sperimentali e narratore del romanzo non conosciamo nemmeno il nome proprio, sappiamo che è chiamato da tutti Bonbon e che si trova davanti alla Corte Suprema col caso 09-2606: lui contro gli Stati Uniti D’America.
Figlio di un sociologo studioso di scienze sociali, fondatore della psicologia della liberazione, Bonbon trascorre la sua infanzia con un padre convinto di appartenere ad una razza diversa e discriminata, un uomo alla ricerca delle chiavi della libertà mentale che sottopone il figlio ad esperimenti sulla consapevolezza nera privi di codice etico e violenti al punto che lo segneranno per tutta la vita.

“Tesi le orecchie in attesa del rombo della propulsione a razzo della Batmobile che svoltava stridendo l’angolo ma udii solo il cronometro di mio padre che ticchettava scandendo il trascorrere dei secondi.”

Questo nero che non ha mai rubato, né evaso le tasse, né barato a carte, né svaligiato una casa, né rapinato un negozio di alcolici. È accusato di aver ripristinato la schiavitù e di aver reintrodotto la segregazione razziale nella scuola della zona in cui vive.
Il divieto di iscrizione ai bianchi è l’ironico rovesciamento del fatidico gesto di Rosa Parks (più volte citata nel romanzo) quando sessant’anni fa si era rifiutata di cedere il posto sull’autobus ad un bianco.

“L’apartheid aveva unito i sudafricani: per quale motivo non avrebbe potuto ottenere lo stesso effetto su di noi?”

Bonbon, cresciuto con l’onnipresente senso di colpa nero, oppresso dal peso della vergogna razziale, riuscirà a sentirsi veramente libero dalla dissonanza cognitiva di essere nero e innocente solo perché “finalmente” colpevole di aver fatto qualcosa di male.

 

 

 

Paul Beatty


è nato nel 1962 a Los Angeles e ha studiato scrittura creativa al Brooklin College e Psicologia alla Boston University. Vive a New York. E’ stato il primo scrittore americano ad essersi aggiudicato, nel 2016, il Man Booker Prize con il romanzo The Sellout (tradotto in Italia da Fazi editore con il titolo Lo Schiavista) una satira feroce e geniale sulla razza e la giustizia sociale. Secondo la storica Amanda Foreman, che presideva la giuria, il libro “raggiunge il centro della società americana contemporanea con feroce umorismo, un’ironia tagliente che si può trovare nelle opere di Jonathan Swift o Mark Twain”. Tra gli altri romanzi usciti in Italia ricordiamo: Il blues del ragazzo bianco (Baldini & Castoldi 1997), Tuff e la sua banda (Mondadori 2000), Slumberland (Fazi 2010).