Recensione di Giusy Giulianini
Autore: Enrico Luceri
Pagine: 224
Genere: giallo
Editore: Mondadori
Anno pubblicazione: 2017
Enrico Luceri, autore di questo seducente L’ora più buia della notte (Il Giallo Mondadori, n° 3162, dicembre 2017, 182 pagine), ha con Il Giallo Mondadori un rapporto di affetto costante: come lettore, di cui è un fedele seguace, e come scrittore, uno degli autori italiani più apprezzati per i congegni impeccabili che sa creare, dove l’angoscia domina sovrana. Nel 2008 ha vinto il Premio Alberto Tedeschi con Il mio volto è uno specchio e da allora, con cadenza quasi biennale, regala alla collana intriganti storie di paura: Buio come una cantina chiusa nel 2013, Le colpe dei figli nel 2015, uno straordinario racconto nell’antologia Delitti in giallo sempre nel 2015.
E, adesso, questo Nell’ora più buia della notte.
Un carismatico archeologo, Enrico Roselli, ha lasciato con rammarico la professione attiva e il fascino delle città sepolte per ritirarsi in un lussuoso casale sulle colline toscane, da dove confeziona suggestivi documentari, redditizi al punto da consentirgli un lussuoso tenore di vita.
Già, perché l’archeologo ha gusti raffinati in tema di quadri d’autore e vini pregiati e soprattutto ha una moglie, Roby Baccani, molto bella e di vent’anni più giovane di lui. E, si sa, le donne belle e giovani bisogna tenersele ben strette e, magari, viziarle anche parecchio.
Nel suo buen retiro il prof. Roselli è affiancato da Irene Fabrizi, la sua devota ed efficiente assistente, che sembra intrattenere un rapporto difficile con la moglie, e da Miranda Gibellini, una domestica capace ma anch’essa in conflitto con Roberta, un tempo compagna di giochi del figlio Gino e ora sua detrattrice, almeno da quando il giovane ha imboccato una strada costellata di piccoli reati e di droga e vive succhiando sangue alla madre.
Frequentatore abituale della villa, da amico e professionista, è Vanni Bugli, sedicente architetto che ha firmato i lavori di ristrutturazione del casale e che ora insiste per estenderli ad altre pertinenze, oltre a mostrare un interesse indebito per la bella Roberta. In un crescendo di tensione e angoscia, la location idilliaca diviene teatro di alcuni incidenti ai danni del padrone di casa e di un primo omicidio, quello di Miranda, morta forse al suo posto.
Un secondo delitto andrà in scena in un giardino abbandonato, a pochi passi dal casale, quando tutti gli attori principali si trovano fuori dalla casa per futili motivi, ma lo scioglimento del mistero avverrà al suo interno, in un’ora della notte resa più buia da una mano crudele che sopprime la luce artificiale ma, soprattutto, inganna quella della ragione.
Un giallo, nel senso più nobile del termine, che risponde con logica ineccepibile e conseguente a tutti gli interrogativi che l’autore ci pone. Enrico Luceri, del resto, è giallista per fede oltre che per marcata bravura.
Ed è anche un profondo conoscitore della letteratura e del cinema di settore, cui tributa deliziosi omaggi, irresistibili per gli amanti del genere. Esempi gustosi compaiono già dal prologo: la citazione da Polvere negli occhi di Agatha Christie e il titolo Due mesi prima che ammicca al romanzo Due mesi dopo della regina della detective fiction. Nessuna citazione, invece, ma solo la sua bravura per quello stesso prologo che si apre e si chiude con la presenza inquietante dei corvi, a dettare un clima sottilmente sinistro e allusivo di un celebre paradosso, proprio quello che ci invita a diffidare di ciò che a prima vista pare scontato.
Omaggi gustosi sono ancora il modus operandi dell’assassino nell’omicidio di Miranda, una sottile corda tesa sui primi gradini che scendono in cantina, a ricordare l’ingegno della stessa Christie in Il pericolo senza nome, e uno degli incidenti perpetrati ai danni dell’archeologo, un bicchiere di latte avvelenato destinato a lui, unico estimatore della bevanda, che suggerisce i mirabili chiaroscuri che Alfred Hitchcock concentra sull’analoga scena nel suo Il sospetto.
Avvincenti tocchi senza dubbio, ma la bravura di Enrico Luceri sta soprattutto in una cifra stilistica che ho spesso rilevato nei suoi romanzi: l’abilità di invertire i termini dell’enigma. Ecco quindi che effetto e causa si scambiano di ruolo, mentre apparenza e sostanza travolgono i protagonisti in un gioco crudele su cui si allungano le ombre della sera.
Mai titolo fu più calzante, a evocare una inquietante statuetta etrusca conservata al Museo Guarnacci di Volterra, che allunga la sua ombra al divino o forse la stende a coprire la cupidigia e la malvagità dell’uomo.
Perchè, per concludere con le parole stesse dell’autore in un recente convegno centrato sulla paura,
“La paura non è scatenata da qualcuno o qualcosa, sconosciuto o meno, ma pagina dopo pagina da noi stessi, dalla nostra immaginazione Da ciò che custodiamo nella memoria. Da ciò che la coscienza non sorveglia più. Dal ricordo di un’emozione. Da ciò di cui dovremmo pentirci, e non riusciamo o vogliamo farlo. E questa considerazione, anche in un giallo classico, non è per nulla consolatoria”.
Enrico Luceri
romano, laureato in Ingegneria, ha scritto ro-manzi, racconti, saggi, articoli, soggetti e sceneggiature cinematografiche.
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