L’uccello padulo




Recensione di Sara Ferri


Autore: Giovanni Lucchese

Editore: Alter Ego Edizioni

Collana: Specchi

Genere: narrativa

Pagine: 220

Anno di pubblicazione: 2018

 

Sinossi. Affascinante, nobile e scandalosamente ricco. È Gianandrea Ludovisi, detto Billo, un ragazzo che trascorre il tempo tra shopping sfrenato, sesso occasionale, droga e notti brave in giro per la capitale. Al termine di una di queste serate, ridotto in uno stato pietoso, Billo conosce Mamma Sophie, un’attempata trans che gestisce una piccola masnada di personaggi eccentrici. Tra i due nasce un’amicizia tanto insolita quanto profonda. Il rapporto di Billo con la nobile famiglia di appartenenza, composta da un padre arrogante e megalomane, una madre stralunata e depressa, e due fratelli completamente privi di carattere, inizierà a sfaldarsi sempre di più, in favore del fascino che il gruppo di Mamma Sophie esercita su di lui. L’uccello padulo è un romanzo provocatorio e irriverente, una processione di personaggi bizzarri e anomali che si sono inventati un proprio ruolo nel mondo. Ma è anche un affresco nostalgico e tenero di un’età di mezzo, una poesia visionaria sul concetto di appartenenza e di famiglia, un processo di trasformazione di un protagonista che ha, in sé, una buona fetta di tutte le contraddizioni umane.

 

 

Recensione

Billo..

È lui l’ago della bilancia di questo romanzo dissacrante, come lo è la figura stessa del protagonista, del resto. Nelle prime pagine del libro, Billo, si presenta come un ragazzo viziato e vizioso, che difficilmente riesce ad entrare nelle grazie del lettore. Eppure di persone come lui ce ne sono a migliaia…forse a milioni. Passeggiano nel mondo incontrando il nostro cammino. Ognuno di noi conosce un “Billo”.

Io, personalmente, ho avuto modo di conoscerne un paio che possiedono lo stesso atteggiamento sfrontato e smaliziato del protagonista dell’uccello padulo. Difficile riuscire a trovare un terreno d’intesa con chi, come il nostro protagonista, passa le proprie giornate ad oziare, dilapidare il patrimonio di famiglia e perdersi nei fumi della droga.

Non c’è empatia con persone che ci sembrano così diverse da noi, eppure, spesso si finisce per desiderarle. È quello che suscita il nostro protagonista. Una iniziale repulsione nei confronti di chi non lo conosce bene, di chi non ha le sue stesse malsane abitudini. Poi, però, l’aura che Billo ha intorno a sé, lungo le pagine, sembra attrarci irrimediabilmente nella sua orbita.

È un magnete che avvicina chi gli ruota intorno, o chi lo legge, come me. Perché, durante il libro, ho provato, in ordine, questi sentimenti nei confronti del protagonista: repulsione, indifferenza, comprensione, affetto.

Perché quello che nelle prime pagine rimane silente, ma che emerge durante lo scorrere del libro è il bisogno di affetto del nostro Billo.

Un affetto che il protagonista non ha mai trovato nella propria famiglia, sempre pronta ad additarlo, a giudicarlo. Ne sono una prova i dialoghi freddi e taglienti che ha con la madre, quella biologica. Ma la vita, riserva al protagonista la fortuna di incontrare qualcuno sulla propria strada che gli permette di cambiare rotta. Una persona che gli mostrerà quello che a lui è invisibile. Una vita fatta di amori fugaci e estemporanei, freddi e drogati come le serate che si sortisce. Una famiglia che non lo riconosce per quello che è veramente, un ragazzo pieno di vita, estroso e in cerca di un proprio percorso.

Il detto dice: “Non è tutto oro quello che luccica” e così è anche per la vita di Billo, che risulta splendente e piena di agi per un osservatore esterno… forse questi beni, questo sfarzo sfrenato, questo continuo spendere soldi per comprare qualcosa che manca e che sembra non arrivare mai,nasconde la verità più profonda: la mancanza d’amore.

È quello che si sviluppa lungo le pagine di questo libro a tratti irriverente; questo sentimento profondo ma assente nella sua vita, insieme all’affetto che Billo comincerà a nutrire per le persone che si ritrovano sulla sua strada e che lo cambieranno.

Ma forse è sbagliato dire che gli avvenimenti lo cambieranno, perché, in realtà il nostro protagonista non ha bisogno di essere cambiato. E in fin dei conti si sa: le persone non si cambiano, forse si plasmano, si migliorano, facendo in modo che emerga quello strato di sentimenti sopiti.

Perché quello che ci ritroviamo alla fine del libro non è un Billo diverso, ma cambiato. Un Billo migliore che riesce a cogliere le sfumature dietro le cose che prima derideva, ad apprezzare persone che prima considerava grottesche e a trovare dietro il paravento dell’incomprensione la verità che si cela agli occhi di chi non la sa vedere.

Oltre al protagonista, a cui ci si affeziona irrimediabilmente, ho amato la figura di Rosario, la governante. Lei è la veramammadi Billo.

Come lo sarà Mamma Sophie, questo personaggio stravagante che insegnerà al nostro protagonista per cosa vale la pena vivere.

 

Giovanni Lucchese


Giovanni Lucchese è nato e vive a Roma. Appassionato di musica, cinema e cultura pop, ha frequentato i corsi di scrittura della scuola Omero, con la quale collabora scrivendo recensioni musicali, articoli di attualità e racconti brevi per la rivista “Mag O”. Ha pubblicato i racconti L’allievo e Il più grande cornuto dell’universosulla rivista CarieNel 2016 ha esordito con la raccolta di racconti Pop Toys (Alter Ego Edizioni). Del 2017 è il romanzo Questo sangue non è mio (Alter Ego Edizioni), vincitore del festival Giallo al Centro Rieti 2018. L’uccello padulo è il suo secondo romanzo.