Memoriale di un anomalo omicida seriale
Recensione di Chiara Forlani
Autore: Davide Buzzi
Editore: 96 Rue De La Fontaine Edizioni
Genere: autobiografia sproof
Pagine: 322
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Chi è Antonio Scalonesi? Un affermato mediatore immobiliare, riservato e preciso, e uno sportivo con alle spalle una discreta carriera di ciclista d’Élite, oppure un assassino dotato di un’intelligenza decisamente al di sopra della media, un killer spietato e calcolatore? Sarà lui stesso a raccontarcelo attraverso le pagine di questo memoriale. Sarà lui stesso a rivelarci come la curiosità e la sete di vendetta possono condurre un uomo apparentemente pacifico al di là di ogni confine morale, senza provare alcun pentimento per i crimini compiuti. La freddezza e la lucidità di Antonio Scalonesiriescono a colpire nel segno e avvicinano il lettore alla sua forma di pensiero in modo assolutamente inusuale e spiazzante.
Recensione
Prima di iniziare questa recensione sono andata più volte a controllare la veridicità di quanto stavo per scrivere, per essere certa che il libro che stavo leggendo non fosse una la vera autobiografia di un serial killer. Da quanto ho potuto capire dalla parte introduttiva e dalle interviste online, si tratta invece di un’opera di finzione, il memoriale di Antonio Scalonesi, un pluriomicida nato dalla mente dell’autore che lo immagina alla fine della vita, malato di cancro terminale e quindi desideroso di raccontare le sue imprese al procuratore pubblico, avv. Giuseppe Cortesi, e alla sua segretaria. Ormai Scalonesi non ha più niente da perdere e si presenta presso gli uffici di Lugano della Procura Pubblica del Cantone Ticino, in Svizzera, per fare la sua completa confessione.
Oh, lei non sa cosa si prova signor procuratore pubblico, lei non immagina nemmeno lontanamente il brivido che ti corre lungo la schiena quando stai per decidere della vita di un altro uomo. Penso che sia più o meno quanto provasse il Borromeo quando venne nelle terre italiche di Svizzera nel Medioevo, con l’intenzione di far bruciare quante più streghe possibili. Oppure quanto prova il boia della prigione di San Quintino quando abbassa la leva della sua macchina della morte! Ma lei no! Lei non lo può sapere, lei non è mai stato eletto a signore e padrone delle vite altrui.
Scalonesi ha modi bruschi e spavaldi, si esprime lodando il suo operato e il piacere che gliene deriva, anche usando il turpiloquio. Non sembra affatto pentito, anzi sottolinea in varie parti della sua confessione che, quando meditava di uccidere, si sentiva onnipotente mentre nei momenti in cui era a riposo gli mancava l’adrenalina che dà sapore alla vita.
Lei non può capire, procuratore, cosa si prova quando tutto si ferma, quando tutto si calma. Da padroni del destino altrui, si torna una persona normale e senza potere, pecora fra le pecore. Le mani prudono e la mente non connette più. Sempre più spesso si torna a pensare al brivido provato l’ultima volta che si è stati padroni del mondo.
Dopo i primi omicidi, Scalonesi viene assoldato come killer a pagamento da due loschi figuri con l’accento dell’est. Entra in una rete di ricatti alla quale non può sfuggire, ma questo non lo giustifica ai nostri occhi: l’omicida prova comunque piacere e soddisfazione a preparare e mettere in atto i suoi omicidi, oltre a ottenere parecchio denaro da ciascuna delle sue imprese assassine.
Il memoriale si dipana in modo cronologico, l’autore ce lo presenta come un interrogatorio nel quale l’unica voce udibile è quella del serial killer. Sprezzante e minaccioso, più volte il pluriomicida minaccia il suo interlocutore di smettere di raccontare e di ritornare in cella chiudendosi nel silenzio e vanificando il lavoro della polizia che, grazie al suo racconto, ha la possibilità di risolvere parecchi casi, attribuendo finalmente un colpevole a tanti casi irrisolti.
Che senso ha leggere fino in fondo un libro del genere, oltre a quello di indagare la parte più oscura dell’animo umano? A mio parere a poco a poco il lettore si immedesima parzialmente nel colpevole, arriva quasi a capirlo e a giustificare il suo orribile operato, la sua voglia continua di adrenalina e di dare un senso totalizzante alla sua vita monotona di agente immobiliare. Questo ci dice molto sull’abilità dell’autore nell’introspezione psicologica. L’omicidio è come un figlio, dice Scalonesi, è la cosa più importante della vita, lo si segue passo passo nelle sue imprese, con intensa emozione: questo è ciò che succede a me con le mie missioni. È come se fossero gli eredi della mia storia, la mia gloria, le mie tappe verso l’uomo che sono oggi.
Conclude il testo un vasto apparato documentale, che dimostra la cura dell’autore nei confronti della storia e del protagonista. Il libro è crudo, gli omicidi efferati, il linguaggio spesso scurrile e irrispettoso, come deve essere per un malvivente del genere. Ne sconsiglio la lettura ai deboli di stomaco.
Oh no, caro il mio procuratore, io non sono un folle assassino. Io sono l’essenza pura della grandezza, l’altra metà di Dio che ha vissuto il proprio tempo con la massima intensità!
A cura di Chiara Forlani
Davide Buzzi
nasce il 31 dicembre 1968 ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore e autore, inizia la sua carriera artistica nel 1982 accanto a Giampiero Albertini e Franco Diogene nel film in L’oro nel camino. Nel 1993 pubblica il suo primo cd, Da grande, cui seguiranno Il Diavolo Rosso: Romaneschi, Perdo pezzi, Non ascoltare in caso d’incendio e Radiazioni sonore artificiali non coerenti. Nel 2013 Buzzi pubblica il suo primo libro di racconti dal titolo Il mio nome è Leponte…Johnny Leponte e nel 2017 il racconto breve La Multa. Negli anni ottiene importanti riconoscimenti internazionali quali la Targa Città di Milano(1997), il Premio Città San Bonifacio a Verona (2000) e il Premio Myrta Gabardi a Sanremo (2002). Nel 2012 ottiene due nomination agli ISMA Award di Milwakee (USA) per la canzone The She Wolf. Per la stessa canzone nel 2013 ottiene una nomination i NAMMY Award di Niagara Falls (USA). Fotografo di formazione, è attivo anche nel campo del giornalismo come membro di redazione del mensile Voce di Blenio e, da diversi anni, come inviato speciale di Radio Fiume Ticino al Festival di Sanremo.
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