Recensione di Francesca Giovannetti
Autore: Fabrizio De Sanctis
Editore: Porto Seguro Editore
Genere: giallo
Pagine: 587
Anno pubblicazione: 2016
Trama
Un misterioso truffatore, dotato di poteri paranormali, si firma con vecchie filastrocche per bambini. Un assassino che odia gli operatori dell’occulto, li uccide in serie; per ogni omicidio una carta tratta da un antico mazzo simile ai tarocchi: le Minchiate Fiorentine. Le strade del truffatore e dell’assassino finiranno per incrociarsi e il commissario Siciliano della questura di Firenze dovrà fare una scelta difficile. Perché non c’è niente di più pericoloso di un soggetto in possesso di vere doti paranormali: sono loro a dare credibilità ai tanti ciarlatani che si approfittano della dabbenaggine altrui…
Recensione
Inutile dire che il primo approccio al romanzo è stato dettato dallo stupore per la singolarità del titolo. Ammetto la mia ignoranza nell’essere completamente all’oscuro dell’esistenza delle Minchiate. Vorrei partire infatti proprio da questo: le Minchiate sono carte da gioco simili ai Tarocchi.
Sono molto meno conosciute di questi ultimi e sono apparse a Firenze e dintorni nella seconda metà del Quattrocento.
C’è una particolare testimonianza storica di un carteggio fra il poeta Luigi Pulci e Lorenzo il Magnifico, dove il poeta ha nostalgia delle partite con l’amico a Minchiate, Sbaraglino e Passadieci. Le regole del gioco di carte sono piuttosto complicate e lo stesso autore evita di addentrarsi nelle spiegazioni tecniche che comunque, in brevi e necessari passaggi, sono essenziali per comprendere la trama del romanzo.
Nel libro l’attenzione si focalizza sull’aspetto divinatorio delle Minchiate, piuttosto che su quello ludico: il killer infatti odia i cartomanti, i falsi medium e gli impostori che spillano denaro a ingenui creduloni arricchendosi alle loro spalle. La sua missione è quella di eliminarli e dopo averli assassinati lascia dietro di sé una carta particolare: una Minchiata.
La sua cieca convinzione di ripulire il mondo dagli imbroglioni si rafforza quando si imbatte per caso in chi, di poteri paranormali, è davvero dotato, come il celebre sensitivo russo Wolf Messing che, secondo alcune fonti, convinse anche Stalin delle proprie capacità. Anche questi infatti devono essere eliminati.
La trama è eccezionalmente tracciata attraverso personaggi ben definiti e descritti nei loro pregi e difetti. Dominano la scena il commissario Siciliano, onesto fino all’eccesso tanto da essere inviso ai superiori, e la sovrintendente Alessi, giovane, bella, impulsiva ma pronta ad imparare.
Tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, anche se non sono i protagonisti, vengono descritti sapientemente nelle situazioni in cui appaiono. In questo modo anche noi lettori siamo sulla scena del crimine e voltandoci a destra o a sinistra vediamo il questore, gli agenti della scientifica, i carabinieri accorsi sul posto.
Una riflessione a parte merita il “cattivo”, il killer, l’assassino che di diverte a giocare una partita a carte con le forze dell’ordine seminando cadaveri. È una mente angosciata, tormentata, malata, e arrabbiata.
Credo però non si possa fare a meno di identificarci in parte con il personaggio quando si tratta di disprezzare coloro che abbindolano tante persone che soffrono, promettendo guarigioni miracolose, contatti spirituali con i cari che li hanno lasciati, o rassicurazioni per un radioso futuro amoroso e lavorativo.
Definirei questo libro un giallo sublime, costruito con cura estrema, magistralmente bilanciato nel coprire e scoprire le tracce che possano guidare il lettore alla risoluzione del mistero; gli indizi sono seminati ad arte, per far credere al lettore di aver compreso, quando un inaspettato segnale fa capire di esserci andati vicino, ma di non aver ancora colto ne segno. E quindi giù di nuovo il naso fra le pagine per afferrare ciò che sfugge fino ad un finale da maestro.
Lo stile narrativo è pulito, scorrevole ed efficace. I dialoghi sono serrati, a tratti conditi con una sottile ironia che rende la lettura ancora più piacevole.
Il fine principale di ogni scrittore è quello di mantenere nel lettore un’attenzione vivace e costante fino all’epilogo e sicuramente l’autore è riuscito a centrare l’obbiettivo; trattandosi di un’opera che sfiora le 600 pagine, direi che è stato eccezionale.
Fabrizio de Sanctis
nasce a Firenze il 3 agosto del 1953. Figlio dell’avvocato Valerio de Sanctis, esercita la stessa professione dal 1980, soprattutto in campo penale. Amante della letteratura e della cinematografia gialla, è anche musicista, suonando attivamente in gruppo blues-rock.
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