Nel labirinto




Recensione di Manuela Fontenova

Autore: Sigge Eklun

Editore: Marsilio

Traduzione: Katia De Marco

Pagine: 298

Genere: Thriller

Anno di Pubblicazione: 2017
 

 

Il tempo di una cena in questo caso. Un ristorante a pochi passi da casa in un bel quartiere di Stoccolma, una cena intima e una figlia undicenne che due genitori non troveranno al loro ritorno.

Magda, 11 anni, è scomparsa, Martin ed Åsa (noto editor lui, psicologa lei), l’hanno pagata cara quella cena. La polizia e la stampa tengono gli occhi puntati sulla coppia, l’atteggiamento apparentemente freddo e controllato li porta in cima alla lista dei sospettati. Può una bambina volatilizzarsi nel nulla? Qualcuno deve pur averla presa e si sa che spesso i colpevoli sono proprio coloro che dovrebbero in realtà proteggere.

Ma è troppo semplice per essere vero. O forse no?

Questa scomparsa però non sembra colpire solo Martin ed Åsa, due persone legate loro in qualche modo, sono coinvolte nel dramma e nelle indagini, seppur ognuno all’insaputa dell’altro. Sono Tom, amico e collaboratore di Martin e Katja, sua fidanzata ed infermiera nella scuola di Magda. Ognuno cerca a suo modo di capire cosa possa essere successo quella sera, ognuno è sospettabile e le vicende di questi quattro personaggi si incontrano e si accavallano in un crescendo di tensione che culminerà in un finale a dir poco sbalorditivo.

Cosa rende un romanzo un thriller?

Un crimine, un omicidio, un rapimento. Qui abbiamo la scomparsa di una bambina, che di certo non è il fulcro della storia anzi, è un evento che resta sempre sullo sfondo, a volte ce lo dimentichiamo. Difatti il filo conduttore di tutta la storia è l’intricata analisi psicologica dei quattro protagonisti. Ne abbiamo sentore già scorrendo l’indice: ogni capitolo si apre con un nome ed una data.

Una delle cose che mi ha colpito di più è stata proprio la narrazione che di volta in volta è affidata ai singoli personaggi ed è prevalentemente al presente. L’utilizzo di questo tempo verbale sembra rendere il racconto distaccato, quasi fin troppo razionalizzato quando al contrario ci sono in gioco emozioni molto forti, c’è dolore, impotenza, disperazione e tutto vissuto con grande irrazionalità.

Ogni personaggio prende la parola, si racconta, ci parla del suo presente ma torna spesso indietro nel tempo per rivivere momenti passati (che è l’unico modo per ricostruire i fatti), e così facendo non fa altro che contraddirsi e confonderci. Inoltre ognuno è “raccontato” anche dagli altri e questo ingarbuglia ancora di più la fragile opinione che ci siamo fatti.

Questo espediente è secondo me, quello che tiene incollato il lettore al libro: la narrazione non è lineare, ogni capitolo è un personaggio diverso, a volte un periodo diverso ma sempre coinvolgente e il lettore non può non divorare le pagine per tenere il filo della storia. Una trama ben congegnata che affida alla narrazione l’arduo compito di guidarci in un complesso intrigo di personalità, scandagliate al dettaglio, quasi spogliate di ogni pudore, per portarci a sospettare di tutti, senza però poter accusare nessuno.

Tutto ciò che circonda i nostri quattro personaggi, sembra non trovare spazio nella storia: luoghi, paesaggi, abitudini o dettagli, sono quasi accessori. Nemmeno la scomparsa di una bambina riesce ad adombrare la forte individualità che caratterizza tutta il romanzo.

Benché di tutt’altra levatura, durante la lettura ho fatto spesso collegamenti con due libri, già molto simili tra di loro: Una famiglia felice di Joan Hanff Korelitz e Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt.

I punti di contatto vanno dal tema della famiglia sconvolta da un evento tragico, alla figura del padre tra i maggiori sospettati, alle molteplici facce dei personaggi (che non si finisce mai di conoscere).

Con il romanzo delle Korelitz è più evidente il nesso con l’evento drammatico come pretesto per un’indagine psicologica e dunque per arrivare ad un romano molto introspettivo.

Analogie trovate anche perché sono libri letti di recente, ma che nulla tolgono a questo romanzo che mi ha sorpreso (e anche emozionato) e che vi consiglio.

 

 

Sigge Eklund


Sigge Eklund – Sigge Eklund (1974), autore di cinque romanzi, è noto in Svezia anche come blogger, giornalista web e produttore televisivo. Dopo aver lavorato come sceneggiatore a Los Angeles, è tornato a Stoccolma, dove vive con la moglie e i tre figli.

 

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