Nella mente dei criminali nazisti




Recensione di Maria Sole Bramanti

Autore: Joel E. Dimsdale

Editore: Newton Compton Editori

Pagine: 266

Genere: Saggio

Anno Pubblicazione: 2016

 

 

 
 

 
 

 

Lo psichiatra Joel E. Dimsdale un giorno ricevette nel suo studio la visita del boia di Norimberga, probabilmente Joseph Malta (visto che il più “famoso” John Chris Woods è morto molto presto) e da allora decise che, prima o poi, avrebbe approfondito gli eventi relativi al processo di Norimberga. Quella dell’Olocausto è una tragedia che ha accompagnato Dimsdale, fin dalla sua infanzia, vissuta a Siuox City, nell’Iowa, terra in cui si trasferirono molti sopravvissuti ai campi di concentramento.

La sua attenzione, in quanto psicobiologo appassionato di sociologia e di antropologia, è soprattutto clinica e analitica. Con questo saggio ci racconta come i due psichiatri, Gustave Gilbert e Douglas Kelley, che si occuparono dei nazisti processati a Norimberga, si approcciarono ai prigionieri e ne analizzarono il comportamento, anche per stabilire se fossero in grado di subire un processo o, piuttosto, fossero da considerare psicopatici, incapaci di capire la differenza tra il bene ed il male.

Dimsdale ha condotto la sua analisi per molti anni, confrontando documenti e diari e cercando anche di capire come sarebbero andate le cose se quel processo si fosse svolto oggi; le conclusioni dei due psichiatri sarebbero state diverse se avessero avuto a disposizione i mezzi più evoluti della psichiatria odierna?

“Quando scorro le note mediche e psichiatriche di Norimberga, le filtro attraverso la mia esperienza clinica e le considero come una conversazione con i miei colleghi del passato. Cosa stanno cercando di dirmi sul paziente? Cosa è rimasto taciuto?”

Questo saggio può essere letto per tanti motivi: per approfondire la conoscenza storica, per capire meglio la psichiatria e la sua evoluzione, per cercare di comprendere la mentalità dei leader nazisti. Ogni lettore potrà trovare approfondimenti interessanti e spunti di riflessione; non si tratta, infatti, solo di una documentata ricerca sui risultati dei test a cui vennero sottoposti gli imputati del processo, ma anche del racconto della personalità dei due psichiatri che li seguirono, delle loro reazioni davanti a uomini che si sentivano giustificati dalla legge (“i tranquillanti morali”) a compiere azioni così malvagie.

È un viaggio in un periodo storico difficile da comprendere, tra “amabili psicopatici”, “vecchi sporcaccioni”, “abili simulatori” e uomini divorati dal senso di colpa; è un cammino attraverso la psichiatria, la neuroendocrinologia, il neurodiritto. È, soprattutto, una riflessione sul modo in cui ogni persona (che sia un medico, un avvocato, un ebreo, un nazista) vede il male nell’altro, che si tratti del mostro di Frankenstein, di Dracula o di Mr Hyde.

 

 
 

Joel E. Dimsdale


è nato nel 1947 a Sioux City, nell’Iowa; laureato in biologia ha poi frequentato la Stanford University, dove ha conseguito un Master in Sociologia e una laurea in medicina. Si è specializzato in psichiatria e in psicobiologia. Ha lavorato a lungo come psichiatra alla Harvard Medical School per poi trasferirsi all’Università della California. Nel corso della sua carriera ha sempre portato avanti il suo interesse per la sociologia e l’antropologia, nonché per la psicosomatica e per i risvolti psicologici dell’Olocausto.