Recensione di Giusy Giulianini
Autore: Roberto Vito Gassi
Editore: Delos Digital ( EBook)
Pagine: 42 (racconto lungo)
Genere: noir
Anno: 2020 (novembre)
Sinossi. Chi è l’uomo con il berretto nero che attenta alla loro vita? Lo scrittore italiano e Joan il pesatore, che per pochi soldi ti fa salire sulla sua bilancia e poi ti consegna un foglietto su cui scrive quanti dei tuoi chili corrispondono al peso della tua anima, non lo sanno. Ma devono scoprirlo… Timisoara, Romania. Uno scrittore italiano è ossessionato da un uomo che fa salire le persone sulla sua bilancia, le guarda negli occhi e scrive su un foglietto quanto pesano le loro anime. Con un pizzico di coraggio, l’italiano riesce a entrare nella vita di Joan il pesatore e a diventarne amico. La loro amicizia viene però turbata da un incidente: la morte di una ragazza, brutalmente investita da un pirata della strada che Joan sembra riconoscere. Da quel momento un uomo con un berretto nero calato sugli occhi li seguirà, attentando alla loro vita.
Recensione
Non recensisco di solito i racconti e di rado li leggo, lo confesso. È un pregiudizio il mio, lo so, che non deriva da una valutazione di merito tra una forma letteraria e l’altra ma soltanto da un personale disagio nell’affrontare una dimensione breve che forse non mi consentirà di calarmi appieno nell’atmosfera dell’opera, né di indossare a lungo i panni dei suoi protagonisti. Sono, e rimango, un lettore controcorrente che gioisce dei romanzi “over 400”. Pagine, naturalmente.
Ammetto però che, nel caso de Le scarpe dello scrittore, ci avrei perso a non leggerlo, perché Roberto Gassi si conferma uno degli autori crime italiani più interessanti della sua generazione. Di esserlo d’altronde, lo aveva già mostrato nei romanzi La mosca bianca e L’uomo con la testa di scarabeo, che con il prossimo La foresta delle farfalle monarca, in uscita a febbraio 2021, andranno a completare la Trilogia dell’insetto. Non a caso, recensendo all’epoca L’uomo con la testa di scarabeo, mi azzardai a coniare una nuova casella di genere, pulp thriller, che Roberto accolse con favore, confessandomi che i suoi modelli letterari restavanoinfatti il Paul Auster di Mr Vertigo e il Charles Bukowski di Pulp.
Non di meno accade anche per questo racconto lungo, convincentemente sospeso tra una contemporaneità reale e malvagia e una dimensione che sfuma tra il magico e il surreale.
In una Timisoara di oggi che a pieno titolo rappresenta la nuova Romania, pervasa dalla voglia di ricostruirsi e il forte legame con le sue tradizioni, in una Piazza Vittoria circondata di nobili architetture e animata dalla poesia degli artisti di strada, l’io narrante, lo Scrittore italiano, e Joan Druii, il Pesatore, s’incontrano. Scrittori entrambi – Joan è stato un autorevole intellettuale, autore di opere di nobile e civile coscienza, l’italiano è ancora alla ricerca di una sua voce identitaria e, forse di se stesso – l’attrazione tra loro scocca immediata.
Un riconoscimento che non ha bisogno di parole, forgiato com’è su quel rito della “pesatura dell’anima” in cui Joan è diventato maestro e che dispensa per pochi, simbolici spiccioli. Un’autenticapsicostasia dunque, come la cerimonia dell’antica religione egizia durante la quale il defunto, secondo il capitolo 125 del Libro dei morti, era sottoposto a tale misura per essere ammesso al regno dell’Oltretomba o ripudiato per l’eternità.
Tanto più leggera è l’anima, infatti, tanto più mostra di essersi liberata da “insofferenza, oppressione…terrene gravità”. E quella dello Scrittore, a ogni successiva pesata, si rivela leggera come una piuma. Non sorprende che la sua attrazione per Joan si faccia ogni giorno più marcata, come peraltro la curiosità di conoscere la sua storia, l’interesse insopprimibile per chi, solo con uno sguardo, riesce a leggerti nel profondo.
L’occasione si presenterà ben presto, e sarà fatale: una notte, nei pressi del Librarium, suggestiva biblioteca di Timisoara costruita nelle mura della cittadella e popolata di libri che “pendevano dal soffitto, erano accatastati sulle pedane, riempivano le nicchie delle pareti”, una ragazza viene investita da una Mercedes che la schiaccia contro un muro. L’autista fugge, mentre sopraggiungono un uomo distinto dall’impermeabile scuro, un ubriaco in bicicletta e una cameriera della libreria. Lo Scrittore sviene e Joan, che si trovava nei paraggi, si affretta a soccorrerlo e a ospitarlo per la notte nel suo grande attico affacciato proprio su Piazza Vittoria.
È l’inizio di un’amicizia, la conferma di quella che dapprima sembrava solo una fascinazione da parte dell’italiano. Iniziano a trascorrere molto tempo insieme, coinvolgendo anche la compagna dello Scrittore e la moglie di Joan, tanto che da tutti viene accolta con gioia l’improvvisa proposta del rumeno di un breve viaggio a quattro.
Tra generosi bicchieri di vino e ispirate declamazioni di versi, le due coppie iniziano a percorrere i luoghi più ammalianti della Transilvania, ahimè ben presto inseguiti da un misterioso assassino che tenta più volte di colpire Joan e non esita a sopprimere altri malcapitati.
Nelle scarpe dello scrittore è un racconto avvincente, cui il ritmo pressante del thriller nulla toglie alla malia dei luoghi e alla suggestione poetica che emana dalla personalità di Joan. Il suo cuore di Don Chisciotte, che non a caso il rumeno declama in ebbri versi, palpita in una battaglia senza speranza, di coraggio e follia, di rinuncia e di perseveranza.
Inseguito dalla Morte in un itinerario stregato – attraverso quella che fu la Dacia romana e che oggi è una terra di ricostruzione ma anche di forti speculazioni turistiche -, il suo viaggio fa pensare all’antica leggenda araba alla base di Appuntamento a Samarra di John O’Hara. Sappiamo già quello che Joan troverà al termine del viaggio, perché il tema della morte percorre come una sorta di monito l’intera narrazione, e proprio a partire da quella sua abilità nel “pesare le anime” che ha avvinto da subito lo Scrittore italiano.
Una curiosità: la folla di personaggi che popola le pagine del racconto – coloriti di emozioni profonde o tratteggiati con gusto caricaturale, ma tutti vividi da non essere dimenticati – è identificata con precisione in ognuno da un nome, e spesso anche da un cognome. Solo lo Scrittore italiano non ce l’ha, tanto da suggerire che potrebbe essere chiunque, o meglio forse l’autore stesso.
Comunque sia, vale la pena leggere questo racconto, intelligente e originale. E forse anche ampliarlo a romanzo. L’idea e la storia lo meriterebbero.
A cura di Giusy Giulianini
Giusy Giulianini è nata e vive a Bologna. Legge, molto e da sempre, e scrive un po’: recensioni e interviste agli autori di narrativa giallo-noir, sua passione inveterata, e qualche riflessione personale, in veste di racconto o di romanzo. Quest’ultimo, un thriller emotivo, è fermo al Capitolo XVII e chissà se si muoverà da lì? Se si dovesse descrivere con una frase, questa sarebbe ‘I libri sono il mio peccato e i noir il mio peccato mortale’.
Vito Roberto Gassi
(Bari, 1975) consegue presso l’università degli studi di Bari la laurea in Economia aziendale e il D.p.u. in Economia e amministrazione delle imprese. Attualmente lavora per una multinazionale nel settore trasporti e logistica. Nel 2011 vince la terza edizione del concorso nazionale Narrando con il suo romanzo d’esordio, La mosca bianca, edito da Albus Edizioni l’anno seguente. Nel 2015 pubblica Tra la panchina e il lampione con Wip Edizioni. L’uomo con la testa di scarabeo è il suo terzo romanzo.
Acquista su Amazon.it: