Non svegliate Don Eupremio




Recensione di Giusy Giulianini


Autore: Vito Introna

Editore: Bertoni Editore

Genere: noir

Pagine: 376  

Data di pubblicazione: 2019 (dicembre)

 

 

 

 

 

Sinossi. Dalle parti di Savelletri (Br) Irma Battistelli, quindicenne figlia di operai, scompare nel nulla. Il corpo sarà ritrovato dopo un mese in un pozzo in disuso nelle campagne della vicina Fasano. Il proprietario del terreno, Don Eupremio Amoruso, è un mafioso novantenne esponente di una fazione dissidente della SCU e sta scontando l’ergastolo agli arresti domiciliari. Non avendo egli autorizzato l’omicidio, furente per lo sgarro, scatena la sua cosca alla caccia del pedofilo. Il maresciallo dei Carabinieri Alfonso Guarna, vedovo inconsolabile e da poco trasferito al Comando di Bari in seguito a un grave errore sul lavoro, è assegnato di rincalzo alla piccola tenenza di Fasano e subito si trova a fronteggiare il vecchio ma ancora lucidissimo boss. A Roma, nella multinazionale dell’informatica Spire S.p.a., tre giovani e scalcinati manager laureati in legge aspettano con terrore l’ennesimo piano industriale, che probabilmente li priverà del posto di lavoro…

 

Recensione

La Puglia di oggi emerge con verosimiglianza nel ritratto a tinte forti e contrastanti di Non svegliate Don Eupremio, l’ottavo romanzo di Vito Introna, avvocato barese con un passato nella Guardia di Finanza. E non a caso cito la sua formazione, senza la quale una trama complessa, irta dei mille cavilli legali che si frappongono tra i crimini mafiosi e la loro punizione e degli innumerevoli conflitti di competenza che spesso insorgono tra polizia e carabinieri, avrebbe potuto trasformarsi in terreno minato.

Una Puglia ritratta dall’autore con sguardo impietoso e cuore innamorato, dai litorali mozzafiato che l’hanno designata meta estiva d’elezione al suo entroterra dall’anima nera, tra doline e tratturi riarsi dal sole dove ancora regnano sovrani i grandi latifondisti e dove i braccianti somigliano agli schiavi di ieri.

Don Eupremio Amoruso è uno di loro, grande proprietario terriero nelle campagne di Fasano e mafioso a modo suo, all’antica, ovvero con onore.  Gli piace che la sua gente lavori tranquilla perché “chi sta male non travagghia bene”, lui infatti da sempre ha capito che “per fare affari ci vuole il cervello, ma anche il cuore”. Don Eupremio poi non tollera che si faccia del male ai bambini, li piccinni, che “non si toccano, né qua né a nisciuna vanna!”

Invece, proprio in quelle campagne, viene rinvenuto un primo cadavere, una quindicenne strangolata, Irma Battistelli, figlia di un suo bracciante, mentre un’altra coetanea rivela di essere stata minacciata, sempre là, da un bieco figuro. Don Eupremio non può stare a guardare, l’uno e l’altro episodio sono altrettanti sgarri al suo potere, e sguinzaglia un manipolo di fedelissimi alla ricerca del colpevole, finendo per ingaggiare uno scontro in velocità con le indagini ufficiali degli inquirenti.

La caccia diviene serrata, perché altre prede cadono dopo la prima, stessa tipologia di vittima, identico modus operandi dell’assassino. La tenenza di Fasano, comune un tempo barese ceduto a Brindisi da Mussolini, ora sguarnita di uomini e di mezzi, riceve proprio da Bari una squadra suppletiva di quattro carabinieri, bizzarri elementi al comando dell’aiutante capo Alfonso Guarna, atipico quanto gli altri, ma brillante e ostinato.

Nella rete degli indiziati cominciano a cadere personaggi insospettabili come tre dipendenti di una multinazionale informatica, la Spire S.p.A., trasferiti da Roma a Bisceglie, mentre un micidiale hacker trama nell’ombra. Guarna però, tra scontri aperti che non risparmiano nessuno – il comandante della tenenza, la collega vice commissario Lamparello, che lo affianca in una inusuale alleanza tra polizia e carabinieri, lo stesso Don Eupremio che fingendo di aiutarlo gli mette fior di bastoni tra le ruote – riuscirà comunque a fermare un assassino che ha iniziato a colpire in anni ben più risalenti.

Il romanzo procede incalzante verso un finale pirotecnico che riesce a sorprendere: una poderosa caccia all’uomo con straordinario spiegamento di forze e l’emblematico inseguimento tra due SUV, il Mitsubishi nero dei fedelissimi di Don Eupremio e il vecchio Daihatsu bianco dell’assassino.

Vito Introna traccia i suoi personaggi con penna sanguigna e vivace, in particolare Don Eupremio, un novantenne allampanato che svetta sugli altri non solo per l’altezza ma per l’intatta capacità di guardare lontano.  Volutamente sgradevoli i tre dipendenti della Spire – Andrea De Paola, Saverio Misceo e Fabrizio Lepera – ostili tra loro, ma simili invece quanto al gusto per alcol e turpiloquio e alla propensione smodata per l’altro sesso.

Non manca il colore locale di una Puglia bellissima, dai litorali di Monopoli e Torrecanne ebbri di euforia estiva alla densa macchia mediterranea della Selva di Fasano, che ha come contraltare l’arsura, l’arretratezza e la povertà delle campagne.  Particolarmente gustoso il quadro corale della gente di Don Eupremio nella casa padronale di Carosino, un borgo in verità, dove a suon di pizzica e musiche tradizionali le donne sfornano pane e pizze, le ragazze pigiano l’uva e gli uomini imbracciano il fucile.

Un romanzo riuscito anche nell’intento di fondere fantasia e realtà, senza omettere la denuncia di piaghe sociali che funestano la cronaca dei giorni nostri: una criminalità organizzata che estende i suoi tentacoli a ogni ramo di attività, un potere politico e giudiziario spesso colluso o quantomeno tollerante, una pedofilia dilagante che si fa scudo dell’ignoranza e dell’avidità di chi dovrebbe tutelare i minori.

Forse, e questo è l’unico appunto a un romanzo che si distingue per originalità e ritmo, una maggior attenzione in fase di pre-pubblicazione avrebbe consentito di evitare refusi e sviste. Anche lo stile, vivace e colorito, si sarebbe avvantaggiato della soppressione dei non infrequenti cambi di soggetto nell’ambito dello stesso periodo e di scena all’interno del medesimo capitolo.

A cura di Giusy Giulianini

Giusy Giulianini è nata e vive a Bologna. Legge, molto e da sempre, e scrive un po’: recensioni e interviste agli autori di narrativa giallo-noir, sua passione inveterata, e qualche riflessione personale, in veste di racconto o di romanzo. Quest’ultimo, un thriller emotivo, è fermo al Capitolo XVII e chissà se si muoverà da lì? Se si dovesse descrivere con una frase, questa sarebbe ‘I libri sono il mio peccato e i noir il mio peccato mortale’.

 

 

Vito Introna


Vito Introna, di Bari, avvocato, ha pubblicato i romanzi: La maschera di Pazuzu, Ainor l’apolide, L’alienato (con Francesca Panzacchi), Distruggete Israele, L’alba dei reietti, Velluto nero, Smalto rosso fuoco e numerosi racconti in antologie.

 

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