La casa dalle radici…




Recensione e intervista

a cura di Olga Gnecchi


Autore: Roberto Ciardiello

Editore: Roberto Ciardiello

Genere: Horror

Pagine: 224

Anno Pubblicazione: 2017

 

 

 

SINOSSI

Cupo, Mago, Skizzo.
Tre figure in agguato nell’oscurità, tre predatori in mezzo agli alberi, un unico obiettivo: svuotare la cassaforte di Villa Marchetti, residenza di facoltosi gioiellieri romani.
Il piano: sorprendere la coppia di ritorno dal lavoro, entrare in casa, arraffare il possibile e filare verso una nuova vita, lontano dalla periferia degradata dalla città.
Un gioco da ragazzi, come armare il cane di una pistola dalla matricola abrasa. Cupo, Mago e Skizzo questo credevano.
Finché non hanno aperto la porta sbagliata.

 

RECENSIONE

La casa dalle radici insanguinate è il nuovo horror di Roberto Ciardiello, un autore che di certo con questa opera si rivela valido e promettente.

Il romanzo comincia con un incipit d’effetto, da far sembrare che si tratti di un thriller. Tre malviventi decidono di derubare due gioiellieri romani, svuotando la cassaforte della loro villa, ma quello che dovrebbe essere un gioco da ragazzi si trasforma ben presto nell’orrore più puro.

La genialità di questo libro sta tutta nei particolari descritti dall’autore minuziosamente e con maestria.

Leggendo, sembra quasi di stare dietro la macchina da presa e guardare gli attori recitare le loro parti; oppure durante le fasi di montaggio, pare di vedere susseguirsi le scene fotogramma per fotogramma. Una grande dote, quella di fare in modo che il lettore possa visualizzare il mondo che lo scrittore ha deciso di descrivere attraverso le parole.

Interessante anche l’idea di rendere ogni personaggio protagonista delle varie parti della storia, per cui il lettore si ritrova a conoscere le vicissitudini che portano ciascuna comparsa a comportarsi in un determinato modo, immedesimarsi nella storia e avere quindi un punto di vista a trecentosessanta gradi.

La narrazione si sviluppa tra passato e presente, alternando l’uno e l’altro tempo attraverso il resoconto di avvenimenti lontani o più recenti sempre direttamente collegati a quanto avviene nel presente e alla motivazione di ogni singolo evento, rendendo la lettura originale e interessante. Grandiosi certi capitoli di impronta filmica, con la dettagliata descrizione di scene di grande impatto.

È un romanzo di qualità, lo stile di Ciardiello è fluido, il testo curatissimo e la storia apprezzabile anche da chi non ama in modo particolare il genere horror.
Per saperne di più, abbiamo posto qualche domanda all’autore.

 

 

 

 

 

Roberto Ciardiello


romano, classe Ottanta, ha iniziato a scrivere qualche anno fa, partecipando a concorsi per racconti brevi, spesso di genere fantastico-horror. Classificandosi primo in varie occasioni, ha capito che forse avrebbe potuto dilettarsi nella stesura di qualcosa di più corposo. Nel 2016 pubblica “La vendetta nel vento” e nel 2017 “La casa dalle radici insanguinate”, entrambi tramite il servizio di Self Publishing di Amazon.

 

INTERVISTA

Ciao Roberto, benvenuto a ThrillerNord! Parlaci un po’ di te. Quando hai cominciato a scrivere? Come mai proprio l’horror?

– Ciao Olga e ciao a te che stai leggendo! È sempre un piacere interagire con i lettori, forti o occasionali che siano.
Dunque, l’idea di scrivere un romanzo si è affacciata in me parecchio tempo fa, credo una decina di anni or sono. Ero totalmente senza esperienza e l’impresa di scrivere un 150.000 parole è stata sì portata a compimento, ma si è rivelata un bel flop, un tuffo fantozziano in una piscina asciutta. Avevo dentro una pretesa più grande di me e nulla alle spalle. Va da sé che i numerosi invii alle case editrici non hanno avuto esito positivo… e vuoi sapere una cosa? Va benissimo così: era scritto con i piedi.
Ho ancora il file nell’hard disk. Magari prima o poi ci rimetterò mano, forte di qualche anno di scrittura e lettura nel sacco.
Perché l’horror? Perché ci sono cresciuto, semplice. I Dylan Dog prestati ai tempi delle scuole medie, il ciclo Notte Horror dopo il Festivalbar degli anni Novanta, le T-shirt degli Iron Maiden, i libri: mattoncini che hanno eretto un solido muro dell’orrore.

Cosa leggi di solito? Quali sono stati gli autori che ti hanno ispirato maggiormente?

– Non sono così monotematico come sembra, spazio dal giallo classico allo splatter, passando per il fantastico, il thriller e il noir. Non leggo poesie né saggistica, non leggo paranormal romance né rosa. C’è da dire, però, che se una storia è bella e valida, l’etichetta potrebbe anche cadere. Si pensi al recente “Revival” di King, ad esempio: una bellissima storia d’amore che funzionerebbe anche senza la vena horror-fantastica.
Gli autori, sì. Vado matto per James Ellroy e Edward Bunker, autori noir che nulla hanno a che fare con l’horror (te l’ho detto che non sono monotematico, no?). Mi piace parecchio anche Don Winslow (vi consiglio “Il potere del cane”), King, Nesbo.
La lista si allunga: mi fermo qui.

Connubio letteratura-cinema. È una caratteristica del tuo La casa dalle radici insanguinate. “Leggendo, sembra quasi di stare dietro la macchina da presa e guardare gli attori recitare le loro parti; oppure durante le fasi di montaggio, pare di vedere susseguirsi le scene fotogramma per fotogramma”. Da ciò si evince la tua passione per il cinema ed è indubbia anche la naturalezza con cui riesci a “rendere visibile” al lettore quello che scrivi. Come nasce questa scelta stilistica? Hai prima visualizzato l’intera storia, o l’idea di questo mix è arrivata scrivendo?

– Come nasce non lo so, è venuta da sé e spero non mi abbandoni nell’immediato. Mi dicono spesso “hai uno stile cinematografico” e me ne compiaccio, poiché, da lettore, preferisco vedere le scene piuttosto che farmele raccontare (il famoso “show, don’t tell”). Leggere un film, insomma. Sapere di essere riuscito a scrivere ciò che vorrei sempre trovare nei libri è molto gratificante.
Per quanto riguarda la stesura della storia, avevo un inizio, qualche sviluppo nel mezzo e una fine. Il resto è venuto scrivendo. Anche lo stile cinematografico, quindi.

Hai altri progetti in lavorazione? Continuerai sulla scia dell’horror oppure ti piacerebbe cimentarti in altri generi?

– Ho due racconti da rivedere e allungare a novella, il primo romanzo scritto (quello brutto, ricordi?) da rivedere e il seguito de “La casa dalle radici insanguinate” da scrivere di sana pianta.
Ah… e ho anche poco tempo.
Il genere, ora. Chissà, potrei cimentarmi in un thriller-noir senza vena horror, o magari in un bel giallo alla Agatha Christie. Ma ho paura che qualcuno verrebbe comunque sbudellato, già.

Sei uno di quegli autori che progettano trame e stendono sinossi per ogni capitolo o preferisci scrivere senza troppe pianificazioni?

– Come ti dicevo, per “La casa dalle radici insanguinate” avevo pochissime cose già definite e il resto è venuto via via: collegamenti, sottotrame, caratterizzazione dei personaggi. Lo stesso vale per “La vendetta nel vento”, prima novella pubblicata con il Self-Publishing di Amazon.
So che non è proprio la tecnica migliore, che bisognerebbe prima stendere uno schema, un grafico, chi fa cosa ecc, ma io non ci sono ancora riuscito. Preferisco navigare a vista, al momento riesco a fare solo questo. Migliorerò, credo. Quantomeno ci si prova.

Di’ qualcosa per incuriosire i lettori sul perché dovrebbero leggere il tuo romanzo.

– Per i maschietti: leggetelo, è pieno di donne nude!
Per le femminucce: leggetelo, è pieno di scarpe!
Scherzi a parte (horrorista non vuol dire musone triste e depresso), mi dicono i punti di forza del romanzo siano suspense e colpi di scena… quindi, sì, lo consiglio a chi cerca queste caratteristiche in una storia. A chi è stanco dell’ambientazione americana e degli stereotipi d’oltreoceano. Agli estimatori del made in Italy e delle storie di periferia, delle borgate e della gente comune.
Ah… e anche a chi ha sete di sangue.

Concludo con la domanda di rito: hai letto di recente qualche autore del nord Europa? Ce n’è uno che hai preferito o che hai intenzione di leggere presto?

– Ne ho letti, sì. Come ti dicevo, è bello evadere dallo stereotipo americano. Mi sovvengono la Lackberg, Nesbo e Lindqvist. Belle cose, insomma… soprattutto Nesbo: fa dell’ottimo noir (e io amo il noir, ormai lo sai!).
Non ho adocchiato autori che mi piacerebbe leggere, al momento, ma cercherò di rimediare: non conoscevo questo blog e credo sia arrivata l’ora di farmi un bel “giroingiro”, direbbe Crocodile Dundee.

Grazie per averci concesso il tuo tempo, Roberto. Restiamo in attesa dei tuoi prossimi lavori!

– Grazie a te per la chiacchierata, e un saluto a chi è arrivato fin qui!
Leggete cose belle!