Recensione di Loredana Cilento
Autore: Antonio Manzini
Edizione: Chiarelettere
Pagine: 256
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2016
Antonio Manzini, dopo il fortunato personaggio di Rocco Schiavone, si cimenta con una figura femminile, in un contesto decisamente diverso, e a mio avviso, ben riuscito.
Quello a cui andiamo incontro leggendo “Orfani bianchi” è qualcosa di indimenticabile che suscita emozioni e dolore, disperazione e amore
.
E’ la storia di Mirta Miltea, una donna moldava che lascia Logfteni, un piccolo villaggio nei pressi della capitale , Chisinau, per lavorare, come badante in Italia, a Roma.
Mirta è una donna forte, nella sua vita ha sempre lottato, per amore, per sopravvivere, per dare un futuro a suo figlio Ilie.
Mirta lavora come badante in diverse abitazioni, ma quando viene licenziata dal suo ultimo impiego perché l’anziana donna viene trasferita dal figlio in una casa di cura, è l’abisso per Mirta, è la disperazione.
Riesce però a trovare un altro lavoro, forse il più duro…
Nel frattempo la madre, che si prendeva cura del figlio, muore, e Ilie resta solo…
Da qui la decisione più difficile e sofferta; lasciare il figlio in un Internat, un orfanotrofio, l’ultimo angolo del mondo, il mondo degli “Orfani Bianchi”.
Ma chi sono gli Orfani Bianchi?
Sono tristi realtà che spesso vengono ignorate, vivono un’esistenza parallela, fatta di tristezza e solitudine; sono i figli degli immigrati, lasciati in queste strutture affinché i genitori possano lavorare e inviare il denaro per cibo e vestiti.
Questi ultimi trovano lavoro nelle case dei ricchi borghesi, e la loro vita viene biasimata da chi non sa, da chi chiude gli occhi per non vedere, da chi non ascolta il silenzio del loro dolore.
Due mondi a confronto, la cieca borghesia di alcuni italiani e il mondo dei reietti, quelli che “rubano” il lavoro agli italiani, ma che gli stessi italiani non farebbero.
Antonio Manzini dipinge una realtà lontana da noi, si compenetra in una figura femminile che ha molto da dire ma che resta in silenzio. Tutto per suo figlio, chiuso però nella sua apparente quiete, e lei lo fa per dargli un futuro, come le disse il padre prima di partire:
“Tu vivi oggi, Ilie è il domani. Io sono solo passato, e non vale la pena neanche fermarsi a pensarci. È un passato che non è servito, che dobbiamo solo dimenticare. Devi solo pensare al domani. ” E solo questo che spinge Mirta ad andare avanti, farebbe di tutto pur di realizzare il suo sogno, ricongiungersi a suo figlio. Accanto a lei un Angelo Custode, Pavel sempre pronto ad aiutarla, ma non sempre i sogni diventano realtà…
Una storia amara, triste e molto reale purtroppo.
Un libro che spiazza, sotto molti aspetti: innanzitutto la scelta di raccontare attraverso gli occhi di una donna dell’Est, una “straniera”, quello che accade al di là delle nostre frontiere, dove non sono le linee di confine a separare, ma i pregiudizi e l’ignoranza.
E’ un’analisi profonda dell’animo umano, si mettono a nudo le nostre debolezze, ma anche la forza di chi decide di lottare…
Questo libro è lo specchio della nostra realtà, ci riflettiamo, ma senza vederci.
La prosa è scorrevole, un linguaggio che arriva dritto al cuore, ti scuote e ti fa riflette.
Con questo libro Antonio Manzini si riconferma un grande scrittore, anche lontano dal suo Rocco Schiavone.
Antonio Manzini
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio e La giostra dei criceti, quest’ultimo pubblicato da Sellerio nel 2017. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017) e L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018). Nel 2015 ha pubblicato Sull’orlo del precipizio in altra collana di questa casa editrice.
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