Ovunque giaguari




TOMMASO PAGANO


Editore: Mondadori

Genere: Giallo

Pagine: 240

Anno edizione: 2025


Sinossi. La dirigente di polizia Anna Musumeci lascia una lettera di addio, scritta di suo pugno, a fianco al suo corpo impiccato. Stava indagando sulla morte di un bracciante della cooperativa Amunì, governata da don Damiano. Il questore si arrende volentieri a quella che pare una indiscutibile evidenza. Solo Tommaso, il padre di Anna, che ha trovato il cadavere, crede che non possa essersi suicidata: troppa vitalità, troppa passione, troppa curiosità. Dieci anni dopo, il tredicenne figlio di Anna convince il nonno, mai rassegnato, a investigare. Il giovane Tommaso, che porta lo stesso nome dell’avo, è preoccupato per il padre, inghiottito da una silente depressione, e ritiene di alleviarne il dolore inchiodando l’assassino. Non solo: deve riuscirci prima che mischino le ossa della madre (come da prassi dopo dieci anni), per trovare prove dal momento che non è mai stata fatta un’autopsia. Anche Vito Prestia, vicequestore, non ha mai creduto alla tesi del suicidio, e fa riaprire il caso. Da lì le vicende si ingarbugliano, e in tanto gnommero (come direbbe Gadda) emerge una verità imprevedibile e sconcertante che scompiglia le carte e lascia il giovane Tommaso di fronte a una realtà intollerabile. Con “Ovunque giaguari” Tommaso Pagano scrive, più che un poliziesco, un romanzo famigliare, un romanzo siciliano, mescolando lo sguardo stupefatto del giovane Tommaso a quello disincantato del nonno. Dietro questa insolita coppia di autonomi “investigatori” c’è una città, Siracusa, torva di luci spettrali, c’è una società, ci sono traffici loschi, e c’è soprattutto una malinconia diffusa che intacca il paesaggio, la calura, la giungla del male.

 Recensione

di

Matilde Russo


Nonno e nipote non si sono mai fatti una ragione del suicidio della figlia/mamma e dopo dieci anni dai tragici eventi decidono di riprendere a investigare prima che le ‘ossa vengano mischiate’. Strane lettere anonime vengono inviate.

Anche il vicequestore non può credere al suicidio. Le indagini ripartono e a capitoli alterni osserviamo i passi avanti che vengono fatti. Riemergono le ultime ore della donna, cosa dicono i conoscenti che l’hanno incontrata fino a raggiungere una verità terribile.

Mi è piaciuto molto questo libro. I capitoli alternati, non troppo lunghi, come le frasi stesse hanno reso il tutto molto scorrevole. Mi è piaciuto tantissimo il rapporto nonno – nipote come l’ironia di Tommaso senior.

Carinissimo il suo chiamare Omonimo il nipote che porta il suo stesso nome. Nella storia emerge anche la Sicilia, che fa da sfondo alla storia dei protagonisti.

Una storia piena di suspense, ironia, malinconia. Un libro avvincente che non si può mettere giù fino all’inatteso finale.

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Tommaso Pagano


è nato a Genova, ma da tredici anni si ritrova a Siracusa a fare il sostituto procuratore. Ha scritto per l’editore Solferino Il bambino che disegnava le anime. La cosa più bella che ha fatto in vita sua si chiama Giacomo.