Pandemia




Recensione di Priscilla D’Angelo


Autore: Lawrence Wright

Traduzione: Elena Cantoni

Editore: Piemme

Genere: Thriller

Pagine: 496

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. All’Assemblea Mondiale sulla Salute a Ginevra viene presentato il caso di una strana influenza sviluppata da poco in un campo profughi a Giacarta, dove nel giro di poche ore si sono verificati 47 decessi. Il dottor Henry Parsons, un epidemiologo di fama mondiale, decide di partire per l’Indonesia dove trova uno scenario apocalittico. Capisce che si tratta di un virus ignoto, letale e caratterizzato da una diffusione rapidissima. Quando viene a sapere che il suo autista è partito per un pellegrinaggio alla Mecca, dove ci sono più di tre milioni di pellegrini, intraprende una corsa contro il tempo per trovarlo e metterlo in isolamento. Ma è troppo tardi. Mentre l’epidemia ormai si sta diffondendo in tutto l’Occidente, tra le due grandi potenze mondiali, Stati Uniti e Russia, la tensione è alta. È vero che questo virus mortale è stato creato in laboratorio dalla Russia con lo scopo di scatenare un conflitto e ristabilire la propria egemonia in Medio Oriente? E che ruolo hanno le armi chimiche nella diffusione di questo tipo di virus?

 

Recensione

Henry Parsons, vicedirettore del CDC (Centers for Disease Control and Prevention), uomo dal fisico gracile ma un gigante nella guerra infinita contro le malattie, aveva fatto propria una massima della filosofia di Albert Schweitzer: “Ogni forma di vita è sacra”.

L’aspetto che più lo sorprendeva era che i virus fossero un motore dell’evoluzione: “Se l’organismo infettato sopravviveva, a volte conservava nel proprio genoma una parte del materiale virale. Fino all’otto per cento del genoma umano è costituito dall’eredità di antiche infezioni, compresi i geni che controllano la formazione dei ricordi, il sistema immunitario e lo sviluppo cognitivo. Senza di loro non saremmo ciò che siamo.”.

Già dai primi del Novecento le epidemie di colera, difterite, febbre gialla e tifo erano all’ordine del giorno; le influenze, poi, mutarono continuamente, si reinventarono per sconfiggere i tentativi dell’organismo di creare anticorpi e quelli della scienza di formulare vaccini efficaci.

In questo thriller strepitoso, Henry interpreta il “detective medico”, indagando sull’origine di uno sconosciuto ceppo di influenza emorragica, denominata “Kongoli”, con una capacità di propagazione e di letalità altissima. Dall’Indonesia, primo focolaio, intraprende un viaggio verso l’Arabia Saudita, scoprendo che la Mecca è diventata improvvisamente il secondo epicentro.

A nulla è servito rinchiudere oltre 3 milioni di pellegrini; in pochi giorni il virus ha spezzato gli argini, propagandosi a macchia d’olio anche in Occidente.

Henry decide così di ritornare in patria sia per contrastare, coi suoi colleghi, la malattia sia per proteggere la sua famiglia.

In altri capitoli veniamo catapultati nelle avventure di Jill, moglie di Henry, la quale, assieme ai due figli, Helen e Tibby, deve fronteggiare un pre e post apocalisse senza il marito. Qui il tema della sopravvivenza di fronte ad una civiltà che rischia l’anarchia è posta maggiormente in evidenza.

Oltre alla lotta della famiglia, il lettore verrà catapultato in altri temi, ovvero la cyberguerra e l’uso/abuso di armi biologiche.

La malattia come arma di guerra risale al XVI secolo, quando i mongoli gettarono i corpi degli appestati oltre la cinta muraria della città di Kaffa, in Crimea. Più di recente, nella seconda guerra mondiale gli scienziati nazisti avevano condotto esperimenti sui prigionieri di guerra e sulle vittime dei campi di concentramento, diventando un esempio per le ricerche americane che diffusero la febbre gialla e altri morbi.

Insomma, tanti esempi menzionati nel libro per farci capire che l’essere umano tenta in tutti i modi di controllare la natura, sia per proteggerla ma anche per manipolarla a proprio piacimento.

Le malattie, come quella del Kongoli, possono essere sia naturali (si dice che ci siano più virus nell’aria che stelle!) sia artificiali, e sta in Henry e in altri medici scoprirlo per arrivare ad una possibile cura.

Pandemia è un libro thriller che pesca dalla storia tutte le malattie esistenti e, talune, debellate; esplora l’origine e le conseguenze di un nuovo virus (INVENTATO dallo scrittore) che minaccia di bruciare la nostra casa fino alle fondamenta; indaga, infine, sul significato di cyber guerra e di come l’umanità sia, a volte, un bambino che gioca col fiammifero.

Alla fine sappiamo tutti che il patriottismo, la religione, i valori e i principi appresi finora altro non sono che “una pezza per coprire la nuda barbarie al cuore dell’umanità”.

 

 

 

Lawrence Wright


Lawrence Wright è giornalista e autore statunitense. Dopo aver scritto per «Texas Monthly» e «Rolling Stone», dal 1992 collabora con «The New Yorker», dove pubblica importanti inchieste, tra cui i reportage investigativi che vanno a comporre Gli anni del terrore (Adelphi 2017), incentrato sulle storie e i personaggi relativi ad al-Qaeda, i metodi con cui due agenti dell’FBI tentano di ostacolarli, le prime esecuzioni in diretta web dell’ISIS. Altre sue pubblicazioni: La prigione della fede, che fa luce sulla Chiesa di Scientology. The Looming Tower (Le altissime torri, Adelphi 2007), il suo libro più conosciuto, delinea la nascita e lo sviluppo del terrorismo islamico fino all’attacco dell’11 settembre. Con questo libro Wright ha ottenuto ben nove premi e riconoscimenti, tra cui il prestigioso Pulitzer nel 2007 e il PEN Center USA Literary Award. Ha lavorato anche come sceneggiatore e produttore nel film di azione Attacco al potere (1998) e in Going Clear: Scientology e la prigione della fede (2015); per quest’ultimo ha anche recitato la parte di sé stesso.

 

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