Piccole esistenze




Recensione di Elvio Mac


Autore: Lorenzo Fusoni

Editore: Ianieri Edizioni

Genere: Narrativa

Pagine: 144

Anno di pubblicazione: 2018

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Horace Prynton è vicedirettore di una prestigiosa rivista letteraria di New York. È sposato, ha due splendidi bambini e potrebbe essere un uomo felice. Ma da un po’ di tempo Horace convive con uno spaventoso sospetto: quello di essere già stato qualcun altro, di aver già vissuto in precedenza. La sua vita di successo è turbata da continue reminiscenze, fulminei frammenti di vite già vissute, ricordi nitidi eppure inafferrabili di esistenze passate e future che appaiono all’improvviso e lo spingono a cercare il filo rosso che le ricongiunge: Amaelia, il cui viso angelico è scolpito nella sua mente fin dalla prima infanzia, la sola e unica donna che abbia mai amato ma che è sicuro di non aver mai incontrato nella sua vita attuale. Musa sfuggente e donna fatale, Amaelia richiama e tormenta Horace con infinite e opache suggestioni, costringendolo a un continuo interrogarsi sulle piccole esistenze, in apparenza insignificanti, che attraversano la sua quotidianità: individui marginali o incidentali che non possono più essere ignorati perché ciascuno di loro potrebbe ricondurlo a lei, il suo unico e grande amore eterno. Prospettive paranormali, indagine psicologica e atmosfere gotiche si intrecciano in un unicum narrativo che esplora le mille possibilità cognitive e immaginifiche della mente umana assieme al bisogno di amore e le illusioni di eternità che l’uomo si inventa per proteggersi dall’oblio.

 

 

Recensione

La trama di questo libro mi ha incuriosito molto, un po’ perché l’argomento è insolito, ma soprattutto perché i ricordi sono la nostra identità, niente più del ricordo influirà nelle scelte che faremo, quando ci troveremo dinnanzi a situazioni già vissute. La storia parla della vita “normale” di Horace, della sua famiglia del suo lavoro, ma è quasi tutto improntato alla vita che crede di aver vissuto.

L’incipit raccoglie le riflessioni dell’autore, che narra in prima persona e si chiede come le altre vite possano influenzare la nostra. Questo aspetto non riguarda le figure palesemente presenti, come potrebbero essere una moglie o un parente, ma è legato a quelle vite che ci sfiorano quotidianamente, una cassiera, il conducente dell’auto che ci affianca, un pedone che lasciamo passare, ebbene tutte queste piccole esistenze hanno un legame con la vita di Horace Prynton?

Lo stesso protagonista dice di vivere in uno stato di ritiro interiore simile all’autismo, e non può fare altro che darsi delle risposte alle questioni nebulose che si pone. Egli vede le vite sfiorate, come la possibilità di avere un collegamento diretto che possa portarlo da Amaelia, la figura che ricorda da molto tempo senza sapere chi sia.

Questa proposta letteraria è un’idea molto originale, dove la trasposizione nella nostra vita è immediata, forse per tale motivo ci si sente coinvolti. Immagini pulsanti ci entrano in testa, non le distinguiamo nettamente, sappiamo solo che hanno fatto parte della nostra vita anche se non le ricordiamo. Sono istantanee di persone, di cose, di momenti vissuti, ma non hanno legami con la vita e con le esperienze avute sinora.

La memoria ci consegna ricordi nitidi di un passato che non ritroviamo, per questo motivo potremmo pensare di aver vissuto altre vite. E’ come se ci trovassimo in testa la memoria di qualcuno senza che l’avessero cancellata completamente. Quindi ci si chiede, questa è la mia mia vera vita o soltanto una finzione?

Alla fine siamo come un’anima smemorata e immortale che ha visitato più corpi. C’è la sensazione forte di poter vivere i ricordi di altre persone, proprio per questa percezione, si pretende di capire cosa ci lega a loro.

Il tormento di Horace, diventa insostenibile, vuole una cosa sola, arrivare ad Amaelia. L’unico modo per chiudere la faccenda, è scoprire chi è Amaelia, la sua scoperta però deve essere ritrovata nella realtà perché la sua presenza è diventata troppo vera per non essere reale.

Il concetto di ricordo è espresso in così tanti modi, che alla fine confonde, le vite sperimentate nella psiche non sembrano immaginarie, ma hanno a che fare con qualcosa di autentico. Sono la nostra nemesi?

Durante la lettura ho provato a darmi una definizione dei ricordi, forse non sono altro che qualcosa che si ripete, procurandoci sempre la stessa sensazione tramite immagini diverse. Quel gesto che avremmo dovuto fare o quel comportamento che avremmo dovuto tenere, si ripropone così intensamente che pensiamo di risolverlo contestualizzandolo in un ricordo.

Non è una lettura fluida, a tratti ho faticato a tenere un filo logico, si alternano diversi personaggi, due dei quali si confrontano alla fine di ogni capitolo e verranno compresi appieno solo arrivando alla fine della storia. Psicologia, paranormale, senso di inadeguatezza, non bisogna certo avere paura di giudicare questi argomenti che sicuramente fanno pensare, vuol dire che il libro funziona.

La copertina, presenta ombre nere di persone comuni, che sono in relazione da ellissi che si incrociano con il loro vicino più prossimo. Tra questi c’è una figura a colori che è il protagonista della storia e la persona che ha capito che quelle esistenze anonime non possono essere ignorate.

 

 

 

Lorenzo Fusoni


Lorenzo Fusoni: nasce a La Spezia nel 1981. Si è laureato in Giurisprudenza presso La Sapienza di Pisa. È autore e regista per il teatro, nonché consulente legale presso una banca d’affari. Nel 2009 ha pubblicato per Creativa il romanzo L’ombra del lupo, nel 2017 per Golem Edizioni il romanzo sperimentale Il libro di Josh. È autore della pièce teatrale I Resti dell’Amore che ha debuttato al Teatro Nuovo di Milano nel giugno 2013. È produttore, attore e regista del musical Rocky Horror Live e del musical originale Ghostbusters Live. Nel 2016, assieme ai musicisti Cesareo e Guido Block, ha fondato una società di edizioni musicali e produzione teatrale.