Progenie




Susana Martín Gijón


Editore: Ponte alle Grazie

Collane: Scrittori:

Pagine: 528 p., Brossura

Anno edizione: 2025


Sinossi. Una giovane donna uccisa, investita volontariamente da un’automobile. Un macabro dettaglio, l’assassino le ha messo un ciuccio in bocca; una triste scoperta, la donna era incinta. A dirigere le indagini è l’ispettrice Camino Vargas, provvisoriamente a capo della squadra omicidi di Siviglia, da quando il suo superiore (e mentore) è in coma per via di un tragico scontro a fuoco. Un ruolo non facile, per Camino, decisamente poco portata per la diplomazia e con una certa tendenza ad aggirare le regole, seguendo quelle che chiama «scorciatoie». Ma il gruppo della omicidi è compatto, e quando altre due vittime si aggiungono alla prima diventa chiaro che bisogna fermare il killer al più presto.

Tra Camilleri e Montalbán, Progenie è un capolavoro del noir

«Non è facile scrivere un romanzo dal tema tanto delicato come la maternità senza perdere di vista l’azione, l’intreccio e la suspense. Susana Martín Gijón ci riesce alla grande. Immergersi nella lettura di Progenie è una vera esperienza» – Alicia Giménez Bartlett

«Si avverte il magistero del romanzo poliziesco mediterraneo di Camilleri, ma risuona ancora l’eco di Vázquez Montalbán.» – Público

«La più grande autrice di noir del panorama attuale.» – Andrés González-Barba, ABC

«L’ispettrice Camino Vargas non avrà nessuna difficoltà a entrare nel cuore degli amanti del poliziesco. Un’indagine costellata di colpi di scena, che riesce a stupire dalla prima all’ultima pagina.» – François Morlupi

«Un thriller sensazionale. Un’autentica rivelazione.» – Carmen Mola

 Recensione

di

Sabrina De Bastiani


«(…) hai amici ovunque».

«Anche all’inferno».

«È lì che ce n’è più bisogno».

E’ nato prima l’uovo o la gallina?

Domanda destinata a non avere risposta certa, dunque aperta a  plurime possibilità,  a meno di non avere una qualche imperscrutabile capacità di risalire alla notte dei tempi.

Allo stesso modo il lettore, volesse domandarsi se, nell’ideazione della storia di Progenie, Martin Gijòn sia partita dalla fortissima tematica etico sociale, dalla volontà di costruire un impianto thriller mozzafiato e sorprendente, o dal personaggio dell’ispettrice Camino Vargas,  difficilmente riuscirebbe a darsi risposta tanto questi tre livelli sono egualmente potenti, urgenti, esplosivi.

Vero è che una volta entrati nelle pagine e nelle dinamiche di Progenie, non si ha senz’altro il tempo di porsi domande. 

La storia e la scrittura di Martin Gijòn non ne lasciano. 

Non lasciano scampo, alcuno.

La tematica, dunque. 

Annunciata dal titolo immediato, diretto. Quella parola progenie derivante dal latino progènies, che significa ‘discendenza’. Radice che è a sua volta legata a progìgnere, generare.

Nonostante la sua apparente semplicità, il significato di “progenie” è tutt’altro che banale.

«La scienza è arrivata a un punto in cui è alla portata dell’uomo giocare a essere un dio».

 È cruciale andare oltre la definizione di ‘figli’ o ‘discendenti’ per afferrarne la sua  peculiare intensità. È un termine ricercato, forte e preciso, che definisce non solo chi discende, ma anche cosa porta con sé di chi e da chi lo ha preceduto.

«Chi meglio di lei poteva conoscere la vittima?»

«Chiunque. Chiunque ti conosce meglio dei tuoi familiari».

Afferisce al concetto di maternità, di genitorialità, di scelte. 

Per se stessi. Ma inevitabilmente oltre se stessi. 

Un tema attuale, bruciante, coraggioso, che l’Autrice esplora in maniera altrettanto bruciante e coraggiosa, mai giudicante, mai invasiva, capace di moltiplicare i punti di vista e i focus grazie alle opinioni che fa esprimere ai personaggi, contrapposte, diverse, plurali.

 … essere madre è una distrazione imperdonabile.

Il thriller, allora. 

Ad altissima tensione, spiazzante, seducente, terrificante, magnetico, imprevedibile.

 Luglio è stato il mese peggiore dell’anno. Nelle ultime tre settimane sono state uccise otto donne;con Lola Cuadrado, il totale è di cinquantuno da gennaio. La questione è diventata politica e, almeno nel suo caso, personale. Non può cambiare il mondo, non può impedire che gli omicidi continuino, ma farà tutto ciò che è in suo potere per far pagare ai colpevoli le conseguenze delle loro azioni.

And she, actually. Camino Vargas. 

L’ispettore Arenas, capo della omicidi di Siviglia è in coma e lei, in qualità di secondo ispettore, ha assunto le funzioni di coordinamento della omicidi.

È diventata il capo e, sebbene i pettegolezzi possano dire che questo sia stato un bene per lei, la verità è che odia tale posizione di comando. Non ha la diplomazia per gestire gli interessi politici, né l’empatia e le buone maniere per affrontare le debolezze di una squadra. Le piace essere in prima linea, coinvolta nell’azione, senza dover dare ordini ai suoi colleghi o dover rendere conto alla commissaria. Non è tagliata per questo tipo di equilibrismi.

Una protagonista che è cartavetro e cartavelina, ruvida e trasparente nelle idee, nelle opinioni. Sigillato il suo intimo, il suo privato, tutto quanto e’ oltre il chiacchiericcio sotterraneo alimentato  dalla sua passione per il ballo e per gli uomini.

Una regina scalza e senza corona, di  bellezza vera e non canonica, di polso e di cuore. Fragile, come le cose delicate sanno essere.

E ancora la sua squadra, le loro vite, il lavoro e ciò che è fuori, a casa, i compromessi, le incomprensioni. 

L’esserci, anche a caro prezzo.

E infine Siviglia. 

Città che sa essere madre e matrigna, che innamora nella sua modernità e nelle sue tradizioni ancestrali. Città di contrasti, che ama velare la sua essenza, nascondendola laddove è meno visibile, ossia sotto gli occhi di tutti,  nel suo motto, NO8DO una  madeja, matassa di filo, che per la sua forma assomiglia al numero 8, preceduto dalla sillaba “NO” e seguito dalla sillaba “DO”, entrambe scritte in stampatello maiuscolo a formare un rebus:  “NO-MADEJA-DO”.

No me ha dejado.

Non mi ha abbandonato.

Così come non abbandonano queste pagine, pervase di puro noir, grondanti umanità.

Prime di una serie, qué bueno,  che già aspettiamo, ¡muchísimas gracias!,  Susana.

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Susana Martín Gijón


è una scrittrice spagnola. Giurista specializzata in relazioni internazionali e diritti umani, dopo essersi formata professionalmente in Italia si è occupata di sviluppo socioeconomico, cooperazione internazionale, diritti civili. Nella sua carriera di scrittrice, iniziata nel 2014, è stata finalista di numerosi premi tra cui: Premio Literario Felipe Trigo e La Trama/Aragón Negro. Nel 2024 con Ponte alle Grazie pubblica 1580: morte a Siviglia