Psycho




Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: Robert Bloch

Traduzione: Bruno Tasso

Editore: Il Saggiatore

Genere: thriller

Pagine: 196

Anno di pubblicazione: 2019 (originale 1959)

 

 
 

 

 

 

Sinossi. Nei pressi della cittadina di Fairvale si staglia la sagoma solitaria del Bates Motel. Nelle vecchie stanze mai rimodernate, il suo proprietario, Norman Bates, conduce una vita ripetitiva e solitaria, in balia della vecchia madre, tirannica e possessiva. Durante uno dei loro continui litigi, mentre cade una pioggia incessante, giunge al motel una giovane donna. Mary Crane ha impulsivamente sottratto quarantamila dollari all’agenzia immobiliare dove lavora – per saldare i debiti dell’uomo che ama – e ha deciso di fermarsi al motel per riposare e pensare con calma al da farsi. Inizia così il romanzo che ha ispirato il più noto capolavoro di Alfred Hitchcock, la pietra miliare di un certo modo di intendere la paura e trasmetterla al pubblico. Per molto tempo il successo della pellicola ha oscurato i meriti di Robert Bloch. Oggi Psycho inaugura una serie di pubblicazioni attraverso la quale il Saggiatore intende riscoprire le fonti letterarie del regista, operando una scelta basata sulla qualità dei testi e degli autori. Psycho, il romanzo, riletto oggi rivela tutta la sua potenza. Per i temi che affronta – pornografia, matricidio, travestitismo –, per la sovversione delle convenzioni narrative, per le svolte ingegnose. Ma soprattutto per la banalità dell’orrore, messo in scena all’interno di un microcosmo provinciale apparentemente tranquillo. Una formula che diventerà poi un tòpos della letteratura e della cinematografia statunitense.

 

 

Recensione

Come prima cosa ammetto di non aver visto il film di Hitchcock tratto dall’omonimo romanzo e mi cospargo il capo di cenere, ma dopo aver letto il libro non posso non rimediare.

Ovviamente conosco la scena della doccia, chi non la conosce?

Ma c’è molto di più e il romanzo merita di essere letto e di avere la stessa fama del film dal quale purtroppo è stato oscurato per molto tempo. Il libro è ambientato a Fairvale dove Norman Bates e la madre sono proprietari di un motel, il Bates Motel, che ha visto il numero di clienti calare dopo che è stata costruita una nuova strada principale. Norman è un uomo di mezza età, è paffuto, ha capelli rossicci che iniziano a diradarsi ed è un uomo ben piazzato. Ama leggere, la sua passione più grande, legge un po’ di tutto, anche libri di psicologia.

Questi ultimi non sembrano servirgli molto dato il rapporto con la madre. Egli è succube, è ancora attaccato alla gonna della madre dalla quale viene comandato e deriso per i suoi comportamenti. Norman giustifica questo suo modo di comportarsi sostenendo che è malata, che è una vecchia malata. Norman gestisce il Motel situato vicino a casa da solo, spesso si rintana nell’ufficio per avere un po’ di pace e fuggire dalla tirannia della donna.

Una sera di pioggia battente quando Norman non si aspetta nessun cliente si presenta al Motel Mary Crane chiedendo una stanza. Mary sta fuggendo dopo aver rubato quarantamila dollari all’agenzia immobiliare dove lavora,diretta dal fidanzato, per aiutarlo a pagare i suoi debiti. Norman gli dà una stanza, ma non una stanza come le altre perché nel muro Norman ha fatto un foro dal quale può vedere la cliente in bagno, la spia, la guarda spogliarsi, noi non lo sappiamo, ma quante volte avrà fatto la stessa cosa con altre clienti?

Nessuno sa che Mary è stata al Bates Motel e quando non si hanno più sue notizie la sorella e il fidanzato di Mary iniziano a cercarla. Che fine ha fatto?

E’ scappata con i soldi per rifarsi un’altra vita o le è successo qualcosa di grave?

Psycho è stato scritto nel 1959 ma potrebbe essere stato scritto ai giorni nostri. L’ho trovato agghiacciante così come il suo protagonista. Norman, non bello quanto Antony Perkins nell’omonimo film, è un uomo che mette i brividi, è ambiguo ed è così che lo percepiscono Mary e il lettore. Norman si attacca spesso alla bottiglia quando è in ufficio da solo e l’alcol fa uscire la sua parte peggiore, quella più nascosta e terrificante.

I dialoghi sono ben scritti e quelli tra Norman e la madre sono davvero geniali. Bloch ha saputo descrivere bene la tensione presente tra i due, la difficoltà di Norman nel rapportarsi con la madre, la sua volontà di staccarsi da lei ma allo stesso tempo la paura e il dispiacere di abbandonarla.

L’autore ha saputo creare un romanzo ricco di tensione, paura, il tipico incubo dal quale ci vorremmo svegliare. I temi trattati come il femminicidio, il travestitismo, il voyeurismo, la necrofilia, sono temi che non mi sarei aspettata in un libro scritto nel 1959, Bloch ha sicuramente anticipato i tempi e ciò gli fa onore. Sostengo nuovamente che il romanzo vada letto assolutamente perché merita di essere conosciuto e apprezzato almeno quanto il film.

Cosa sarebbe il film di Hitchcock senza il geniale romanzo di Bloch? Adesso sono pronta a guardare il film e a leggere i romanzi seguenti: Psycho II e Psycho House.

 

A cura di Ilaria Bagnati

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Robert Bloch


Robert Bloch (1917-1994), scrittore e sceneggiatore, è un prolifico autore di romanzi e racconti. La sua produzione tocca i generi thriller, fantasy e horror. In gioventù conosce Howard Phillips Lovecraft, che lo incoraggia a scrivere i primi racconti per la rivista Weird Tales. Nel corso della sua carriera viene insignito di numerosi premi, tra cui l’Hugo Award, il Bram Stoker Award e il World Fantasy Award. La sua fama è soprattutto legata a Psycho, grazie alla trasposizione cinematografica di Alfred Hitchcock. Bloch è anche autore dei due seguiti del romanzo: Psycho II (1982) e Psycho House (1990).

 

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