Quando le montagne cantano
Recensione di Laura Salvadori
Autore: Nguyễn Phan Quế Mai
Editore: Casa Editrice Nord
Traduzione: Francesca Toticchi
Genere: narrativa straniera
Pagine: 326
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Huong e sua nonna Dieu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l’ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell’ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone. E, per infondere fiducia nella nipote, Dieu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni nella tenuta di famiglia sotto l’occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l’avvento dei comunisti, per i quali possedere terre era un crimine da pagare col sangue; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d’animo. Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngoc. Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti…La saga di una famiglia che si dipana lungo tutto il Novecento, in un Paese diviso e segnato da carestie e guerre, dittature e rivoluzioni. Tre generazioni di donne forti, che affrontano la vita con coraggio e determinazione. Una storia potente e lirica insieme, che ci ricorda il valore dei legami familiari e gli ostacoli che siamo disposti a superare per rimanere accanto alle persone che amiamo.
Recensione
Di saghe familiari non sono mai sazia. Motivo per cui mi sono gettata con tutta me stessa in questa lettura. Mi sono trovata avvinghiata alla storia di Huong e di sua nonna Dieu Lan, in un turbine di curiosità e di grande emotività.
Il romanzo si è rivelato un’opera di ampio respiro. Se da un lato immerge il lettore nelle vicende di una famiglia divisa dalla guerra civile, dall’altro lo educa sulla storia di una nazione, il Vietnam, di cui sappiamo troppo poco.
Un paese attanagliato dall’occupazione, dissanguato da decenni di sfruttamento. Una nazione che ha subìto l’ondata del socialismo, con il suo terrore. Divisa e oltraggiata dalla guerra civile, quella guerra che abbiamo visto sempre con gli occhi dei soldati americani a mai con quelli del popolo vietnamita.
In mezzo agli avvenimenti della Storia e della famiglia Tran, è stato esaltante ed estremamente istruttivo conoscere le tradizioni vietnamite. I detti degli anziani, il proverbiale spiritualismo orientale, la forza interiore che deriva da una ricerca atavica e istintiva della potenza della nostra anima, che è resa ancora più forte dagli spiriti degli antenati, che vegliano sui loro discendenti.
Insomma, in “Quando le montagne cantano” si respira un’aria che mancava. Un’aria capace di estraniarci e di farci immedesimare nel dolore e nella forza di un popolo.
Ecco, con questi presupposti non si può che trarre un piacere infinito dalla lettura di questo romanzo. Un romanzo tutto al femminile, con delle protagoniste forti, indistruttibili, forgiate dall’orrore della guerra, da decenni di perdite e di distacchi, tenute insieme dall’importanza dei legami familiari. Legami che si spezzano ma che saranno nuovamente saldi e indistruttibili.
La famiglia è il filo che terrà unite le vicende di Dieu Lan a quelle della nipote Huong. La figura delle due protagoniste ne esce invincibile, pur nell’infinita sofferenza delle sanguinose vicende della storia recente del Vietnam.
Quando tutto sembra precipitare, quando tutto ciò che amiamo sembra finire per essere distrutto, una forza gigantesca esce da queste donne, il cui istinto di sopravvivenza è insopprimibile.
Capaci di straordinari gesti, vedranno tuttavia il loro sacrificio come un atto dovuto, oltre che ad un gesto risolutivo, che le premierà di tutte le privazioni.
In un mondo che appare assai lontano da quello di Dieu Lan, noi, occidentali ben pasciuti e poco abituati ad immolarci per qualcosa di grande, possiamo solo imparare da queste piccole donne, fragili come un fuscello ma portatrici di enormi ricchezze. Possiamo solo cercare di bere dalla preziosa coppa della loro saggezza, anelando a qualcosa che è ormai perduto.
La forza interiore, la capacità di reagire alle disgrazie più cupe, la incredibile freddezza di sacrificare qualcosa in vista di un bene più grande, sono tutte qualità che abbisognano di un’anima che non si piega, né si spezza. Un insegnamento che mai come adesso ci viene utile, a ricordarci che da una sofferenza si risorge più forti. Vincenti, uniti. Una famiglia che niente potrà dividere.
Nguyễn Phan Quế Mai credo sia destinata a qualcosa di grande. Per la sua storia personale ma anche e soprattutto per la poesia e la forza che le sue parole sprigionano. Non posso che augurare una lunga e prolifica vita professionale a questa scrittrice, che ha portato ai lettori di tutto il mondo uno sprazzo doloroso e intriso di grandi sentimenti, oltre che il bisogno di credere nella magnanimità e nella lungimiranza della Storia.
Nguyễn Phan Quế Mai
giornalista e poetessa, è nata nel 1973 in Vietnam, dove ha lavorato per anni come venditrice ambulante e coltivatrice di riso. Si è trasferita all’estero grazie a una borsa di studio, che le ha permesso di dedicarsi all’analisi degli effetti a lungo termine della guerra. Attualmente vive a Giacarta con il marito e i due figli e lavora per diverse organizzazioni internazionali.
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