Recensione di Barbara Aversa Pacifico
Autore: William Isaac Zoe
Editore: Self Publishing
Genere: Thriller
Pagine: 136
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Remember when it rained è un thriller sviluppato con tre punti di vista differenti: la paura, la vergogna e il coraggio. Nell’avventura che coinvolge Bill, suo padre Paul e il detective Robert Clark nulla è come sembra. Un oscuro passato e terribili segreti si nascondono nelle solitarie e sterminate campagne della cittadina di Saint John.
Recensione
“Per quanto qualcosa possa sembrare impossibile, nulla è più assurdo della realtà”.
Siamo nel Nord Dakota. La claustrofobica vita del piccolo Bill arriva come un pugno allo stomaco. Vive sepolto in un rifugio anti-tornado che un tempo era una rimessa per gli attrezzi del nonno.
Il ragazzo trascorre la sua vita senza alcun contatto con l’esterno a parte suo padre Paul, che ogni tanto lo libera dalle catene per portarlo a caccia. È un mondo pericoloso, le belve sono la fuori, pronte ad aggredire appena smette di piovere.
E Bill, zuppo ed entusiasta con il suo zainetto sulle spalle e la pesante balestra tra le mani brama quegli istanti con lui come se fossero il regalo più bello del mondo. Una sera però dall’interno della casa sente una voce e si crea un varco, apre il pesante chiavistello, attraversa un lungo corridoio e più disorientato che mai si trova davanti ad una bambina, la prima persona che incontra nella sua vita.
E qua il lettore capisce che fino ad ora si è orientato male abilmente guidato dal narratore. Non siamo in un mondo apocalittico, non siamo in una realtà spazio temporale sospesa nel tempo, siamo proprio nel qui ed ora e le belve sì che esistono ma rappresentano l’orrore nefando che incute il terrore più ripugnante: l’essere umano. Questi può trasformarsi nella belva più agghiacciante.
È un breve ma accattivante thriller che vi terrà col fiato sospeso fino all’ultima pagina e che vi farà sperare che le belve per una volta possano davvero essere sconfitte.
INTERVISTA
Hai scritto un libro che tocca varie tematiche. Qual è quella che ti sta più a cuore ed alla quale volevi dare più risalto? E quando hai iniziato a scrivere avevi le idee chiare sul genere letterario al quale saresti arrivato? È un thriller, ma non solo.
La tematica che più mi sta a cuore del romanzo è la paura. Una paura che considero più pericolosa di qualunque fobia: quella trasmessa da una persona ad un’altra, soprattutto da chi ti sta più vicino e credi che ti stia proteggendo. Quanto può essere “pericoloso” un genitore che priva il proprio figlio di alcune esperienze per una sua paura?
È un racconto che si presta bene ad un seguito visto il finale. Ci stai pensando?
Al momento sono al lavoro su altri progetti ma, tra i mille post it sulla mia scrivania, sto raccogliendo anche qualche idea per un eventuale seguito.
Che ci dici della tua formazione letteraria? Quali autori preferisci e quali sono i libri che hai amato di più?
Gli autori “giganti” su cui non posso far altro che sedermi sulle loro spalle sono: Richard Matheson, Ray Bradbury e Neil Gaiman. Tra i libri che conservo gelosamente sulla mia scrivania ci sono: “Coraline”, “Io sono Leggenda” e “Fiori per Algernon” (di Daniel Keyes).
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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William Isaac Zoe
William Isaac Zoe (pseudonimo di Iacopo Pacifici) classe 1990, frequenta diversi corsi di scrittura e sceneggiatura fumettistica a Milano fino a sbarcare a Roma per studiare sceneggiatura e regia cinematografica. Ha pubblicato vignette umoristiche su settimanali locali, storie brevi a fumetti, un racconto per ragazzi e un romanzo thriller. Oggi tiene corsi di scrittura, sceneggiatura e disegno presso scuole e associazioni.
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